Uomini d’onore calabresi - (Giornali e inchieste)
Troppo spesso nel mirino di mafia, camorra e n’drangheta ci sono i cronisti. Seguire un arresto, un processo, un appalto dall’ assegnazione poco chiara può essere il primo passo per meritare una “cortesia”. A differenza di altre regioni però la criminalità organizzata calabrese non può vantare giornalisti tra le sue vittime. Per capirci, non esiste un Peppino Impastato né un Giancarlo Siani. Un bel risultato se si considera che i cronisti calabresi non sono conniventi e lavorano bene. A dimostrazione di questo, una triste quanto angosciante lista di uomini di stampa minacciati e aggrediti nell’esercizio della loro professione.
27 Giugno 2007
Lino Fresca, “La Gazzetta del sud” ha condotto ricerche sull’incendio di una gru impegnata nei lavori pubblici per la metanizzazione del comune di San Gregorio D’Ippona (VV).
Alle tre del mattino, un forte boato sveglia Lino e la sua famiglia. La sua auto, cosparsa di liquido infiammabile, era appena saltata in aria. “Dopo quella notte ho vissuto nel terrore” ha spiegato il giornalista. “Non volevo più far salire i miei figli in macchina, poi mi sono calmato e ho ripreso il mio lavoro anche se ora mi occupo di altro, il direttore ha deciso così”.
11 Ottobre 2007
Francesco Mobilio, “Il Quotidiano della Calabria” e Giuseppe Baglivo di “Calabria Ora” entrambi hanno ricevuto nelle redazioni buste con pallottole calibro 12. Avevano dato la notizia di un esproprio. Si trattava del Palazzo della vergogna a Vibo Valentia, crollato da vent’anni e mai ristrutturato.
17 Gennaio 2008
Leonardo Rizzo, “Radio Centrale Cariati”. Ignoti danno fuoco al portone in legno della sua abitazione. Il cronista pochi giorni prima aveva assistito in prima persona ad un tentato omicidio. Due colpi di pistola esplosi alle spalle di un uomo. Il fatto è stato riportato nel tg del giorno dopo.
17 Giugno 2008
Agostino D’Urso, “Il Quotidiano della Calabria”. È stato sequestrato da una persona che avrebbe dovuto essere agli arresti domiciliari. Il fotoreporter aveva ripreso scritte di sostegno al boss di Papanice (KR).
25 Luglio 2008
Agostino Pantano, “Calabria Ora”. Un punteruolo conficcato nel pneumatico della sua auto. Il cronista aveva scritto un articolo sulla faida tra le famiglie Piromalli e Molè di Gioia Tauro.
9 settembre 2009
Antonio Sisca, “La Gazzetta del sud”. Una lettera a casa con scritto : “La lupara bianca te la mettiamo in bocca, giornalista e sbirro di merda”. Da anni il giornalista si occupa dei desaparecidos calabresi a Filadelfia in provincia di Vibo Valentia.
29 settembre 2009
Angela Corica, “Calabria Ora”. La giovane cronista, 25 anni, ha denunciato le condizioni di una discarica a Cinquefrondi, piccolo comune in provincia di Reggio Calabria. I rifiuti, separati con impegno nelle case dei cittadini venivano riuniti e gettati nella discarica a cielo aperto dalla cooperativa responsabile della raccolta rifiuti. Dopo l’inchiesta molte persone hanno rifiutato di riciclare e hanno presentato esposti al comune. La discarica è stata posta sotto sequestro e riaperta un mese dopo. Qualcuno si è avvicinato alla ragazza e le ha consigliato di cambiare mestiere perché “meno pericoloso e più pagato”.
15 Giungo 2009
Fabio Pistoia, “Calabria Ora”. A questo giornalista della redazione ‘Politica’ del quotidiano la lettera a casa diceva “Smetti di scrivere di politica o muori”. All’attenzione del cronista erano andate alcune strane ‘manovre’ notturne nelle sale del consiglio comunale di Corigliano (CS). L’articolo denunciava il sospetto di brogli alla fase del ballottaggio.
15 Ottobre 2009
Alessandro Bozzo, “Calabria Ora”. Qualcuno è entrato in casa e ha scritto sul suo pc: “ Finiscila a Cassano o ti facimu zumpà a capa”.
27 Dicembre 2009
Francesco Mobilio, “Il Quotidiano della Calabria”. Deve essere ancora ascoltato dalla magistratura. Si è occupato di alcune inchieste. Il direttore della testata non ha voluto rivelare particolari per l’incolumità di Mobilio e della sua famiglia. Nel frattempo la sua macchina è saltata in aria due volte.
28 Gennaio 2010
Michele Albanese, “Il Quotidiano della Calabria”. Arriva una lettera al direttore del giornale: “Dite ad Albanese di non scrivere più di Rosarno”. Nella busta la sua fotografia con una croce a coprire il volto.
15 Febbraio 2010
Filippo Cutrupi, “La Stampa” e “Il Giornale”. La n’drangheta vuole dettare la linea editoriale del cronista e invia una lettera in redazione: “Non scrivere più che la n’drangheta attacca lo Stato”.
22 Febbraio 2010
Giuseppe Baldessarro, “La repubblica”. Una lettera minatoria in redazione contenete tre pallottole e la scritta “Andare oltre significa la morte”. Il cronista si è occupato della faida di San Luca, dell’omicidio Fortugno e della bomba alla Procura generale di Reggio Calabria. Fra i sospettati, Domenico Crea, presunto mandante dell’omicidio Fortugno.
22 Marzo 2010
Michele Inserra, “Il Quotidiano della Calabria”. Anche lui come il collega Baldessarro aveva scritto della faida di San Luca e della strage di Duisburg. Anche a lui una lettera con una cartuccia calibro 12 e una telefonata “non mettere più piede a San Luca”.
16 Luglio 2010
Riccardo Giacoia, “Rai TG Regionale Calabria”. Lui, è l’utlimo della serie, uno dei tanti che di N’drangheta non ha mai smesso di parlare. Una busta con una lettera e vari sms sul cellulare con le seguenti minacce: “All’amico che tutto sa di noi…stai attento, chi ti ucciderà, chi ti creerà incubi, chi ti creerà problemi…” e poi “Il caro amico che segue noi, che usa termini che vuole sulla mafia e per telegiornale commenta i morti nostri…stai attento”. Giacoia è stato, per il momento tarsferito dalla cronaca, per la sua sicurezza. Il plauso di tutto il Paese certo non verrà mai meno.
di Alessio Aversa
Troppo spesso nel mirino di mafia, camorra e n’drangheta ci sono i cronisti. Seguire un arresto, un processo, un appalto dall’ assegnazione poco chiara può essere il primo passo per meritare una “cortesia”. A differenza di altre regioni però la criminalità organizzata calabrese non può vantare giornalisti tra le sue vittime. Per capirci, non esiste un Peppino Impastato né un Giancarlo Siani. Un bel risultato se si considera che i cronisti calabresi non sono conniventi e lavorano bene. A dimostrazione di questo, una triste quanto angosciante lista di uomini di stampa minacciati e aggrediti nell’esercizio della loro professione.
27 Giugno 2007
Lino Fresca, “La Gazzetta del sud” ha condotto ricerche sull’incendio di una gru impegnata nei lavori pubblici per la metanizzazione del comune di San Gregorio D’Ippona (VV).
Alle tre del mattino, un forte boato sveglia Lino e la sua famiglia. La sua auto, cosparsa di liquido infiammabile, era appena saltata in aria. “Dopo quella notte ho vissuto nel terrore” ha spiegato il giornalista. “Non volevo più far salire i miei figli in macchina, poi mi sono calmato e ho ripreso il mio lavoro anche se ora mi occupo di altro, il direttore ha deciso così”.
11 Ottobre 2007
Francesco Mobilio, “Il Quotidiano della Calabria” e Giuseppe Baglivo di “Calabria Ora” entrambi hanno ricevuto nelle redazioni buste con pallottole calibro 12. Avevano dato la notizia di un esproprio. Si trattava del Palazzo della vergogna a Vibo Valentia, crollato da vent’anni e mai ristrutturato.
17 Gennaio 2008
Leonardo Rizzo, “Radio Centrale Cariati”. Ignoti danno fuoco al portone in legno della sua abitazione. Il cronista pochi giorni prima aveva assistito in prima persona ad un tentato omicidio. Due colpi di pistola esplosi alle spalle di un uomo. Il fatto è stato riportato nel tg del giorno dopo.
17 Giugno 2008
Agostino D’Urso, “Il Quotidiano della Calabria”. È stato sequestrato da una persona che avrebbe dovuto essere agli arresti domiciliari. Il fotoreporter aveva ripreso scritte di sostegno al boss di Papanice (KR).
25 Luglio 2008
Agostino Pantano, “Calabria Ora”. Un punteruolo conficcato nel pneumatico della sua auto. Il cronista aveva scritto un articolo sulla faida tra le famiglie Piromalli e Molè di Gioia Tauro.
9 settembre 2009
Antonio Sisca, “La Gazzetta del sud”. Una lettera a casa con scritto : “La lupara bianca te la mettiamo in bocca, giornalista e sbirro di merda”. Da anni il giornalista si occupa dei desaparecidos calabresi a Filadelfia in provincia di Vibo Valentia.
29 settembre 2009
Angela Corica, “Calabria Ora”. La giovane cronista, 25 anni, ha denunciato le condizioni di una discarica a Cinquefrondi, piccolo comune in provincia di Reggio Calabria. I rifiuti, separati con impegno nelle case dei cittadini venivano riuniti e gettati nella discarica a cielo aperto dalla cooperativa responsabile della raccolta rifiuti. Dopo l’inchiesta molte persone hanno rifiutato di riciclare e hanno presentato esposti al comune. La discarica è stata posta sotto sequestro e riaperta un mese dopo. Qualcuno si è avvicinato alla ragazza e le ha consigliato di cambiare mestiere perché “meno pericoloso e più pagato”.
15 Giungo 2009
Fabio Pistoia, “Calabria Ora”. A questo giornalista della redazione ‘Politica’ del quotidiano la lettera a casa diceva “Smetti di scrivere di politica o muori”. All’attenzione del cronista erano andate alcune strane ‘manovre’ notturne nelle sale del consiglio comunale di Corigliano (CS). L’articolo denunciava il sospetto di brogli alla fase del ballottaggio.
15 Ottobre 2009
Alessandro Bozzo, “Calabria Ora”. Qualcuno è entrato in casa e ha scritto sul suo pc: “ Finiscila a Cassano o ti facimu zumpà a capa”.
27 Dicembre 2009
Francesco Mobilio, “Il Quotidiano della Calabria”. Deve essere ancora ascoltato dalla magistratura. Si è occupato di alcune inchieste. Il direttore della testata non ha voluto rivelare particolari per l’incolumità di Mobilio e della sua famiglia. Nel frattempo la sua macchina è saltata in aria due volte.
28 Gennaio 2010
Michele Albanese, “Il Quotidiano della Calabria”. Arriva una lettera al direttore del giornale: “Dite ad Albanese di non scrivere più di Rosarno”. Nella busta la sua fotografia con una croce a coprire il volto.
15 Febbraio 2010
Filippo Cutrupi, “La Stampa” e “Il Giornale”. La n’drangheta vuole dettare la linea editoriale del cronista e invia una lettera in redazione: “Non scrivere più che la n’drangheta attacca lo Stato”.
22 Febbraio 2010
Giuseppe Baldessarro, “La repubblica”. Una lettera minatoria in redazione contenete tre pallottole e la scritta “Andare oltre significa la morte”. Il cronista si è occupato della faida di San Luca, dell’omicidio Fortugno e della bomba alla Procura generale di Reggio Calabria. Fra i sospettati, Domenico Crea, presunto mandante dell’omicidio Fortugno.
22 Marzo 2010
Michele Inserra, “Il Quotidiano della Calabria”. Anche lui come il collega Baldessarro aveva scritto della faida di San Luca e della strage di Duisburg. Anche a lui una lettera con una cartuccia calibro 12 e una telefonata “non mettere più piede a San Luca”.
16 Luglio 2010
Riccardo Giacoia, “Rai TG Regionale Calabria”. Lui, è l’utlimo della serie, uno dei tanti che di N’drangheta non ha mai smesso di parlare. Una busta con una lettera e vari sms sul cellulare con le seguenti minacce: “All’amico che tutto sa di noi…stai attento, chi ti ucciderà, chi ti creerà incubi, chi ti creerà problemi…” e poi “Il caro amico che segue noi, che usa termini che vuole sulla mafia e per telegiornale commenta i morti nostri…stai attento”. Giacoia è stato, per il momento tarsferito dalla cronaca, per la sua sicurezza. Il plauso di tutto il Paese certo non verrà mai meno.
di Alessio Aversa
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