martedì 5 aprile 2022

CORSI E RICORSI... D'ACQUA

 


martedì 29 marzo 2022

TASSE?

Tasse? 

Siamo sicuri che la priorità in questo momento sia questa?

Io credo che chi ha il potere e le capacità si dovrebbe occupare di portare benessere e crescita in questi territori e non grattare "il fondo del barile" con sanzioni, tasse e autovelox pur di fare cassa.

Sicuramente le regole sono fondamentali, senza di esse non potremmo convivere...

Prima però forse sarebbe giusto riconquistare la fiducia dei cittadini. Quindi, perché non iniziare la primavera con un report? Cioè con una lista delle attività svolte finora e dei progetti intrapresi per far crescere l'economia locale dall’insediamento ad oggi? Ad esempio a che punto siamo con l'aeroporto? (Il volano che tutti durante l'elezione hanno utilizzato?)

Qui insomma stiamo chiedendo una sorta di resoconto per comunicare ai cittadini che gli amministratori ed i loro uffici comunali non si occupano solo di bollettini e di riscossione tributi ma che si stanno impegnando ad ottenere fondi e aiuti dalla comunità europea per progetti di sviluppo e crescita, oppure di programmi turistici per attrarre vacanzieri sempre più numerosi durante tutto l'anno, di progetti di fonti rinnovabili, di piani di ristrutturazione del centro storico, ecc. Insomma poter dire che tutto sta funzionando per il meglio, cioè che si sta facendo il possibile per il bene della comunità.
Un documento necessario per placare la rabbia ed il rancore che sentono allo stomaco molti commercianti in questo periodo per via della grande crisi che stiamo affrontando, non solo per via della pandemia, ma anche a causa della guerra in Ucraina. Basterebbe pubblicare lo stato del luogo per far rassicurare parecchi nostri lettori. Ad esempio: da quando la nuova amministrazione si è insediata le cose stanno così: lavori in corso, entrate, uscite, ecc. Queste sono le cose che abbiamo fatto e queste quelle che speriamo di fare nel prossimo anno.

Invece nulla, solo ordinaria amministrazione.

Eppure leggiamo ogni giorno di fondi europei destinati al sud che per mancanza di idee e di incapacità degli enti vengono puntualmente mandati indietro. Ma di chi è la responsabilità? Negli ultimi vent'anni quanti treni ha perso la nostra cittadina? Quante occasioni sono andate perdute? Forse anziché pagare le tasse gli abitanti di Scalea dovrebbero chiedere un risarcimento ai suoi amministratori a tutti i livelli per le responsabilità della stagnazione di questo territorio. Infatti siamo fermi agli anni 80, questo non per via degli abitanti ma per colpa di coloro che potevano fare e non hanno fatto, di coloro che dovevano vigilare ed invece si sono girati dall'altra parte. Un mio caro amico mi diceva sempre anche chi fa il palo è colpevole come chi deruba.

Pertanto io suggerisco quantomeno un momento di confronto con tutte le parti in causa: gli uffici, i politici, i commercianti per valutare insieme una programmazione di lungo periodo sul dove prendere le risorse e come sfruttarle per il bene comune.


Antonio Amaro

martedì 22 marzo 2022

AD UN CERTO PUNTO TI DEVI SCHIERARE


 Solitamente non ammiro molto la cultura americana, al momento però la considero il male minore.

 

Oggi, mentre andavo a spasso con il mio cagnolino, ho incontrato casualmente un collega che non vedevo da un paio d’anni. Mi ha detto subito che non usciva da un bel po’ di tempo per varie ragioni: il covid, il greenpass, i vaccini, la crisi, il freddo, l’ignoranza dei suoi amici, ecc. Sosteneva di aver capito di essere antisociale e di non credere a nulla di tutto ciò che dice la tv. Aveva concluso, quindi, che la cosa migliore per lui era starsene da solo. Ad un certo punto abbiamo parlato della guerra in Ucraina ed era fermamente convinto che le immagini che vediamo in tv in questi giorni non sono vere e che le scene di guerra e di distruzione erano state prese da un videogioco! Un anticonformista all’ennesima potenza, ho pensato.

A quel punto ci siamo detti un sacco di cose, e questa è la sintesi:

Siamo tutti d’accordo che la verità non è mai semplice da individuare, che forse ne esiste più di una, ma andiamo per gradi e ragioniamo.

La questione principale è quella di ammettere che la società ideale per il momento non esiste. Tuttalpiù possiamo scegliere quale di quelle attuali sia la meno ingiusta. Cioè quale società e quale stile di vita vogliamo scegliere?

Siamo tutti d’accordo che la cultura occidentale è ipocrita, cioè predica bene e razzola male, ma al momento bisogna accontentarsi. Sicuramente sarebbe bellissimo vivere in un sistema perfetto, idilliaco, senza ingiustizie e violenze, ma è effettivamente possibile?

Durante la storia dell’umanità sono stati molti i tentativi di creare la società perfetta, a cominciare dai filosofi greci, passando per gli utopisti come Campanella, fino ai guru e pseudo-santoni americani degli anni settanta con le comunità pacifiste di cittadini contadini. Poi però si sono conclusi negativamente con suicidi di massa e modelli di vita simili a quelli dei lager nazisti.

Dunque, anche se ci sono cose che non vanno nelle nostre democrazie, almeno non viviamo nella miseria e nelle privazioni. Le nostre case sono calde, le città tutto sommato sono pulite e la gente non si ammazza ogni momento. Mi guardo intorno e vedo solo povertà, arretratezza, miseria e guerra, oltre a quella occidentale quale altra cultura garantisce tutto questo benessere? Pur ammettendolo: è soltanto benessere materiale!

Sarà la propaganda, cioè la cultura dominante sui nostri media e per le nostre strade, sarà proprio la mentalità di noi occidentali, di adulatori del denaro e del progresso, ma se mi chiedessero di scegliere con chi vorrei stare gli risponderei che ad oggi non vedo altri sistemi migliori di questo, cioè quello capitalistico, democratico e parlamentare. Malgrado i danni causati da questo stile di vita, come: inquinamento, diseguaglianze sociali, sperpero delle risorse, sfruttamento della natura, ingiustizie, ecc. resta senza dubbio il meno rigido ed il più liberale sistema sociale. Anche se ancora sono molti gli obiettivi e leggi che sono vere solo sulla carta, pensiamo ai diritti costituzionali come: lavoro, casa, sanità, istruzione, giustizia, sicurezza, ecc. Tutte cose che tardano a verificarsi a pieno e che per ora sono solo a malapena abbozzate. Oppure come alcuni programmi della comunità europea scritti negli anni 60, ad esempio l’obiettivo di dover parlare un’unica lingua ed adottare comportamenti ad impatto zero sull’ambiente che sono per la maggior parte ancora in fase embrionale e lontanissimi dalla loro concretizzazione.  

Le nostre osservazioni (stavamo davvero discutendo animatamente dell’attuale condizione del genere umano) spaziavano in tutte le direzioni: pensiamo all’arretratezza del terzo modo ad esempio. Dai non scherziamo, chi sceglierebbe di far crescere i suoi nipoti in altri paesi che non siano quelli occidentali? Vogliamo parlare dei paesi arabi? Oppure dell’India? Di alcune regioni dell’Asia? Non dico che tutti i paesi al di fuori da quelli occidentali siano peggio oppure da scartare a prescindere, ma che sicuramente la percentuale di benestanti tra le due culture è sicuramente maggiore in quella occidentale e quindi è la società meno peggio in cui vivere.

Ma ci pensate in Afghanistan? In Africa? In Amazzonia?!

Saranno sicuramente posti incantevoli con la natura più bella e rigogliosa dell’intero pianeta, ma dove lo trovi un luogo di svago e di cultura nelle società povere e governate da dittatori? Luoghi dove l’anima prova ad essere creativa, dove si può godere la pace e realizzare se stessi, quanto meno sul piano lavorativo? Cioè soltanto dove c’è libertà, nei paesi di cultura occidentale!  Bisogna essere chiari su questo!

A quel punto, il mio amico, da buon seguace del complotto in ogni dove, mi ha risposto: sei proprio sicuro che le tue scelte siano il frutto delle tue voglie? Cioè che le tue decisioni non siamo il risultato delle varie influenze e condizionamenti sociali che le lobby del potere “hanno installato nel tuo cervello” per i loro interessi? E quindi che tu credi di scegliere, ma in realtà sei soltanto un burattino nelle mani delle multinazionali!?!? Proprio come nella serie tv mr. Robot?! (e forse un pochino aveva pure ragione)

 

Ed io dal canto mio gli ho risposto che in ogni caso siamo il frutto dei condizionamenti esterni, qualunque sia la forma di sistema sociale in cui viviamo. Proprio come gli abitanti di Kabul che credono che il miglior sistema sia quello integralista e conservatore, per via del fatto che il governo non gli permette di vedere altro. Ma questo non significa che sia il sistema migliore. Poi, gli ho anche detto come mai in occidente, vista la libertà che c’è, chi sceglie di vivere in maniera “talebana” è solo una piccolissima parte della società ed il resto preferisce studiare e imparare sempre cose nuove? Chi nel nostro paese si metterebbe il burka per sua scelta? Credo soltanto il 2% della gente, cioè qualche fanatico, qualche artista e qualche ribelle di natura.

Pertanto al momento non vedo nessuna altra strada se non quella della democrazia parlamentare. Cioè l’unione di uomini che insieme scrivono e attuano determinati leggi per il bene comune.

Pensandoci adesso a mente fredda, a questo mio amico, gli avrei anche potuto dire che ho letto sul web di uno scienziato, un matematico che è morto pochi anni fa. Un certo: Jacque Fresco, americano vissuto in Florida il quale insieme alla compagna per tutta la vita hanno provato a convincere le persone ed i governi che un altro sistema sociale è possibile. Questo loro progetto lo hanno chiamato “The Venus Project”. Una sorta di città del sole dove le persone vivono sfruttando le risorse della terra grazie alle macchine ed alla tecnologia. Dove tutti hanno ciò che gli serve. Una società dove non esistono i soldi e dove le persone contribuiscono alla produzione ed alla distribuzione delle risorse in modo gratuito e volontario per il bene della comunità. Per gli approfondimenti lascio il link in fondo.

Certamente il discorso è molto più complicato di questo. Ma come ormai noi occidentali sappiamo non si vive di solo pane. Quindi oltre ad un cappotto, la pancia piena ed un tetto sulla testa abbiamo bisogno di ben altro.

Quello che voglio dire è che al momento siamo in una situazione dove tutti i governi si stanno rendendo conto che questo stile di vita non è più sostenibile ma che per cambiare rotta ci vogliono degli anni e che non possiamo di colpo abbandonare tutti i nostri privilegi. Pertanto seguire le teorie dei complotti senza prendere veramente posizione equivale ad accettare passivamente ciò che ci circonda proprio come è nella cultura occidentale da sempre.

A quel punto si era fatto mezzogiorno, ci siamo salutati e gli ho detto che mi aveva fatto piacere chiacchierare con lui.

Ritornando a casa pensavo: speriamo che almeno ci possa servire da lezione “la guerra di Putin” e che da domani, a causa del dolore, dei morti e della povertà viste in questi giorni, ci rispettiamo tutti di più e ci trattiamo come dei veri fratelli, indipendentemente da ogni cosa.


A. Amaro

lunedì 14 marzo 2022

COME FARE SOLDI

 


Esiste a Scalea un piano energetico green?

I pannelli solari di quartiere potrebbero essere una valida idea. Ormai sono tanti i comuni che hanno progetti di impianto energetico di quartiere in essere. Ve ne sono alcuni in Germania, altri in Austria e qualcuno nel nord Italia, tutti in paesi non molto soleggiati. Nonostante ciò riescono comunque ad ottenere dei buoni risultati, arrivando a risparmiare fino al 30% su base annua sulle bollette dell’energia elettrica.

Pensate cosa si potrebbe ricavare qui a Scalea, dove splende il sole per 360 giorni all’anno.

 Perché il titolo “come fare soldi?”

Mia nonna diceva: ogni risparmio è un gran guadagno. Significa che se riuscissimo ad economizzare i costi dell’energia elettrica, a fine anno ogni famiglia riuscirebbe a risparmiare un bel po’ di quattrini. Pensiamo a quanto incide il costo delle bollette sul bilancio familiare di ognuno di noi.

Sono soldi che potrebbero essere spesi in altri investimenti per far crescere ancora di più la nostra comunità. Gli esempi sarebbero davvero tanti, ad esempio la creazione di orti sociali per produrre cibo sano e a basso costo. L’importante è sapere che si può risparmiare senza investire un euro ed inquinando di meno!

Infatti per la realizzazione di questo impianto (vi lascio a piè di pagina tutti i link con i vari esempi),  il municipio non dovrebbe investire nulla in quanto ci sono tutta una serie di leggi e bandi della Comunità Europea per la conversione e la transizione ecologica dei sistemi produttivi ed energetici delle città. Quindi ne deriverebbe non solo un taglio drastico dei costi della corrente per i cittadini, ma anche una possibilità di lavoro e di occupazione per la costruzione dell’impianto. Anche se venissero delle ditte specializzate da fuori città, la manovalanza e l’indotto si concretizzerebbero qui sul posto in tante occasioni di lavoro.

Inoltre questo progetto ci farebbe entrare in un circuito di comuni virtuosi e green così da farci molta pubblicità ed attrarre nuovi turisti e, perché no, nuovi residenti. Immaginate se il comune di Scalea si presentasse all’esterno con un progetto del genere, cioè centrali elettriche green di quartiere e quindi non inquinanti? Sarebbe come dire: “Scalea è la Copenaghen del sud”. Insomma una grandissima pubblicità e finalmente una cleaning reputation, dopo i vari titoloni relativi agli “scioglimenti per mafia”.

Perché un impianto di quartiere e non tanti singoli? Semplice: “l’unione fa la forza”! Si, anche in questo caso meglio essere in tanti e parlare con una voce sola. Dopo tutto i comuni servono a questo: aiutare i cittadini nella gestione e la soddisfazione dei propri bisogni.

Ci pensate? Niente garanzie personali, niente raccomandazioni, niente bustarelle, niente figli e figliastri. Semplicemente si mettono a disposizione gli spazi privati per installare pannelli solari che accumulano corrente nelle batterie del quartiere e ognuno usa la corrente di cui ha bisogno, pagandola davvero una bazzecola. Naturalmente si dovrebbe creare una società partecipata e con essa gestire sia i permessi che la burocrazia del progetto. Oltre i tetti dei palazzi si potrebbero sfruttare i parcheggi pubblici (creare delle pergole fotovoltaiche sul lungomare e nelle piazze principali) ed eventualmente dei gazebo, sia per le fermate degli autobus che per le aree gioco, e i giardinetti pubblici. Insomma, dal momento che abbiamo questa grandissima risorsa che è il sole e che ci sono i fondi europei per la transizione ecologica, non possiamo perdere questa occasione. 

Insomma, più comunità meno società!

 p.s.

Naturalmente l’utilizzo della corrente dovrà avvenire con buon senso e senza sprechi, come in una famiglia. La filosofia del quartiere come unico ente potrebbe essere adottata anche per altri cento bisogni collettivi che magari potremmo affrontare in altri articoli, come: la compostiera di quartiere, il wifi gratuito di zona, l’agro-fotovoltaico, l’idroponica sociale, ecc.

 

Alcuni esempi di comunità energetiche in ITALIA:

https://www.atesparma.it/2021/08/31/comunita-energetiche-alcuni-esempi-italiani/

Progetto svizzera:

 https://www.youtube.com/watch?v=QPKa-hm16Nk  (VIDEO)

La filosofia del quartiere sociale, USA:

 https://www.qualenergia.it/articoli/comunita-solari-utility-intermediario-tra-sviluppatore-e-cliente/

eco-quartieri intelligenti, eu:

 https://cordis.europa.eu/article/id/198834-smart-neighbourhoods-exchange-energy/it

Piccolo esempio anche a Caserta: https://www.corrierecomunicazioni.it/digital-economy/cossmic-a-caserta-prove-di-smart-energy-per-l-europa/

L’auto-consumo collettivo: https://www.valorecommunity.it/blog/cosa-significa-autoconsumo-collettivo/

Comunità energetica, come funziona: https://www.eon-energia.com/magazine/energia-business/le-comunita-energetiche-dallautoconsumo-1-a-1-allautoconsumo-1-a-molti.html


di A. AMARO

mercoledì 2 marzo 2022

QUESTIONE DI PUTIN DI VISTA

"Addio sogno americano"

 C’è la guerra in Ucraina! Le tv di tutto il mondo avevano appena detto che, grazie agli sforzi comuni planetari, avevamo finalmente arginato “il problema Covid”. Ed ora un’altra minaccia globale ci riempie d’ansia. Tutto il mondo è con il fiato sospeso, la Russia mette paura. È una nazione molto vasta. Il suo presidente Putin è uno zar, un dittatore, ed ha invaso la vicina Ucraina senza essere minacciato.

Marcia per la pace in Ucraina - SCALEA

Si comincia a parlare di guerra atomica, di terza guerra mondiale. Gli Stati Uniti, la Nato e quindi anche l’Europa tutta, condannano l’attacco sovietico.

Le primissime contromisure da parte dell’occidente sono state quelle di “isolare la Russia”, tagliando tutte le comunicazioni, precludendogli scambi di ogni genere, sia economici che diplomatici. L’ex unione sovietica dal canto suo non si arresta, continua ad attaccare le più grandi città dell’Ucraina con un’inarrestabile e tragica avanzata. I morti sono già migliaia e infatti il conflitto silenziosamente durava già otto anni nei confini ucraini. La guerra al momento si combatte via terra con carri armati e missili.

Ieri il presidente Zelensky si è collegato da Kiev in videoconferenza con il Parlamento europeo in seduta plenaria a Bruxelles.  Ha detto che l’Ucraina non si arrende e che combatterà fino alla fine per proteggere la sua terra, ma anche per difendere gli ideali europei di libertà e fratellanza. La presidente del parlamento europeo Metsola ha detto che il popolo ucraino non sarà abbandonato e che l’invasione russa è un abominio. Inoltre ha garantito che i paesi occidentali insieme faranno fronte comune per garantire all’Ucraina il loro diritto all’indipendenza ed alla pace.


Questi sono fatti surreali, sembra di vivere in un romanzo di Kafka.
Da un paio di giorni iniziano a circolare voci che lo stato mentale di Putin sia compromesso e che insomma il suo cervello non ragioni più soprattutto dopo aver visto che la guerra, anziché dividere l’occidente ha unito ancor di più la società civile sotto un’unica voce. L’intelligence americana sostiene che si possa trattare di una vera e propria malattia mentale, di follia pura. “Si parla di guerra atomica”.
Inoltre, la grande paura è che la Cina possa sostenere le scelte di conquista ed espansione sovietica. Infatti l’altro nome che incute timore, e ci fa piombare negli anni post bellici, è quello di Xi Jinping, il presidente della grande Cina. Alcuni giornali parlano di guerra nucleare. Infatti ad oggi la Cina non ha mai condannato chiaramente la Russia per la guerra. I cinesi, solo negli ultimi giorni, si sono proposti come moderatori tra i due paesi in conflitto.
Ma cosa vuole Putin? La “fanta-geopolitica” ipotizza che i russi insieme alla Cina vogliano ridimenzionare lo strapotere degli USA e quindi prendere il comando dell’intero pianeta, sia in termini economici che politici. Qui si parla addirittura di conquiste spaziali, di accaparrarsi le stelle!!!


di A. Amaro

venerdì 28 agosto 2020

ELEZIONI, DEMOCRAZIA E.. CONSENSUM

A Scalea è ormai tempo di elezioni. 

Tre le liste in lizza per guidare il nostro "malconcio" Comune. 

La prima novità è proprio l'esiguo numero delle compagini che sono riuscite a proporsi con sedici candidati ciascuna, oltre il capolista. Nell'ultima tornata elettorale, quella del 2016, ve ne furono ben sei. 

Un frazionamento eccessivo che finì per avvantaggiare i soliti potentati nostrani e a frazionare quella parte di 

"consenso libero" che non si ritrova in certe logiche fatte di clientele e parentele varie, già molto ridotto dall'astensionismo. 

L'altra novità è rappresentata dalla mancanza, almeno formalmente, di "nomi eccellenti" che per decenni hanno monopolizzato la composizione sia dei civici consessi che delle maggioranze, eccezion fatta per l'ex Sindaco Mario Russo, il quale seppur rimasto fuori come candidato, ha comunque concorso alle "nomine" nella lista "Per Scalea". Quindi si prospetta un Consiglio comunale "apparentemente" nuovo.

Tuttavia le logiche che hanno caratterizzato la formazione/composizione/completamento delle varie liste, bisogna essere onesti, ricalcano ancora una volta quelle di sempre, scevre dalla meritocrazia, con la più classica conta dei voti e delle famiglie, le promesse, le spartizioni, le nomine anziché le scelte, gli accordi sottobanco sui futuri ruoli apicali da tenere nella futura amministrazione. Insomma alla "vecchia" politica sembra essersi sostituita la "nuova vecchia" politica.

D'altrocanto per formare una lista competitiva, dal punto di vista dei numeri, "dicono gli esperti", qualche pizzico sulla pancia te lo devi dare. 

Ciascuna lista propone la propria ricetta, salvo poi doversi valutare in concreto la relativa fattibilità e la volontà /capacità di perseguire i programmi presentati. Scalea merita un'amministrazione fattiva nel segno dell'imparzialità e del benessere generale.

Da questo quadro complessivo sono rimaste volutamente estranee le forze presenti in seno al "Consensum", non l'ennesima compagine politica ma semplicemente un tavolo permanente di confronto, inizialmentes tra appartenenti a vari gruppi politici identitari, tra cui W Scalea, alcuni attuali rappresentanti del primo meetup 5 stelle Scalea e qualche fuoriuscito da MEC (Municipalità & Cittadinanza). In considerazione delle limitazioni dettate dal periodo storico, nonché i tempi stretti per la presentazione delle liste, si era avviata una interlocuzione per verificare la sussistenza delle condizioni finalizzate ad unire forze disgregate e sintetizzare una squadra competitiva, in grado eventualmente di poter vincere e governare, nel rispetto delle affinità e dei principi tra le compagini sedute al tavolo. Memori degli errori delle scorse elezioni, si è tentato un approccio volto ad unire anziché disgregare, senza voler imporre ma neanche "farsi imporre" figure di Sindaco senza una scelta di merito, partendo alla pari tra i vari gruppi.

Ma al di fuori di questo tavolo, molti hanno dimostrato di avere in mente un solo preponderante assillo. Chi sarà il capolista?! E così, in tali contesti, discussi possibili strumenti di scelta democratica e analisi di merito, gli sparuti gruppi, il più delle volte arroccati su convinzioni personali dell'aspirante Sindaco di turno o alla ricerca del cavallo vincente, finivano per defilarsi probabilmente in cerca di lidi più accomodanti. Le minoranze che vogliono sovvertire regole democratiche senza neanche mettersi in discussione.

 Questo è accaduto. Abbiamo avuto anche varie proposte da tutte le liste oggi schierate, ovvero la possibilità di unire singoli pezzi fuoriusciti dalle varie compagini sfumate nelle ultime ore. Non abbiamo ceduto alle lusinghe di qualche autoreferenziale capolista collocatosi in una illogica (e ingiustificata) condizione di superiorità. 

Alcuni di questi non sono poi riusciti a formare la loro lista "personale", altri non hanno trovato un qualche spazio all'ultimo minuto. Qualcun'altro c'è riuscito ma solo per il rotto della cuffia.

Fatta questa premessa vogliamo ripartire da ciò che non ci è piaciuto, consci che oggi può avviarsi un progetto politico nuovo dal quale creare una solida base di confronto sulle idee, sugli ideali e sui progetti, sui contenuti, trasversale e territoriale, aperto a chi vuole rispettare le regole della democrazia e non si spaventa di essa, a chi non vuole imporre, a chi non si sente deus ex machina. Un tavolo di confronto aperto, nel quale non è il capolista la priorità ma la formazione di una vasta base che infine lo sceglierà al suo interno, in modo democratico e meritocratico. Questo vuole essere Consensum. 

Gli aderenti al Consensum

mercoledì 10 ottobre 2018

LETTERE ospitalità diffusa "il nibbio"

Morano Calabro: ospitalità diffusa nel "borgo del borgo"


Quante volte in un viaggio ci capita di incontrare persone che segnano più di ogni altra cosa lo stesso viaggio.

Che si ricorda più di un panorama, più di uno scorcio, più di un monumento, più di un museo o altro. Supera persino il cibo che il più delle volte è quello che resta più impresso e che ti fa venire la voglia di ritornare in un posto.

Morano Calabro, come nasce l'ospitalità diffusa


In occasione della mia visita al Castello di Morano Calabro durante l'escursione del cammino a passo lento organizzato da Francesca, blogger di Viaggi del Milione, ho incontrato Nicola Bloise, un ingegnere civile, che mi ha lasciato letteralmente a bocca aperta quando ha incominciato a raccontare la sua storia.
Circa 20 anni fa, Nicola si licenzia dalla Società Anas, dove svolgeva il suo lavoro da ingegnere.
Nella sua mente si era generata un'idea da cui ripartire. Un progetto basato su un modello sostenibile da applicare nella sua città natale, appunto Morano Calabro.

Ascolto con interesse Nicola, la sua non è una storia comune.

Mentre continua a raccontare mi colpisce una frase che, in quel momento, mi lascia ancora più perplessa sulla sua lucidità.

"Il mio desiderio era salvare il mondo, ero consapevole che da solo non potevo farcela, forse mi prenderete per pazzo, ma ero convinto che dovevo fare qualcosa. Volevo e potevo dare un segnale agli altri e così mi sono detto: perché non cominciare da casa mia?"
Ecco, mi dico, ho davanti a me un visionario! Uno che lascia un posto fisso da ingegnere nell'Anas è proprio un matto.

Open your mind.

Eh si, apri la tua mente! Sono io che devo ricredermi perché, grazie alla sua tenacia e sensibilità, è riuscito nel suo intento.


Ha fondato l'associazione Il Nibbio - Centro Studi Naturalistico e da lì, con una serie di interventi che continuano ancora oggi, comincia a concretizzare le sue idee, inizialmente ritenute folli e utopiche, che man man prendono forma.

Comincia ad acquistare le case abbandonate da decenni del Rione Castello di Morano Calabro e le ristruttura recuperando materiali in disuso e abbandonati, coinvolgendo i maestri artigiani che avevano abbandonato il loro mestiere.

Nulla viene lasciato al caso, tutto è curato nei minimi particolari. Ogni piccolo dettaglio è frutto di conoscenza specifica e creatività che racchiude la tradizione, la storia arricchendosi di sfumature moderne.

Nasce un albergo diffuso che si inserisce in un luogo che Nicola definisce un" borgo nel borgo" in grado di suscitare emozioni autentiche.

Il Rifugio del Viandante, La Casa dell'Artista, la Soffitta dei Ricordi, La Torretta del Poeta sono alcuni nomi che ha dato alle case ed ognuna di loro è la ricostruzione perfetta che richiama il tema.

Da sognatrice quale sono, è inutile dire quanto mi sia innamorata di questo posto incantevole.
Giro tra le viuzze del borgo medievale percependo una sensazione di leggerezza che mai avevo provato.
Senza dubbio il paesaggio tutt'intorno delle montagne del Pollino contribuisce alla bellezza genuina del borgo e lo incornicia facendolo diventare un vero capolavoro.

L'originalità della struttura ricettiva non è sfuggita al Touring Club Italiano che l'ha inserita nelle 100 più belle dimore italiane per un soggiorno fuori dall'ordinario, una alternativa agli agriturismi e B&B.

Se pensi che le case acquistate siano servite solo per offrire una ospitalità diffusa, quindi per puro scopo speculativo, sei sulla strada sbagliata.

In alcune di esse Nicola concepisce il Museo Naturalistico Il Nibbio di Morano Calabro
anche questo diffuso, cioè non si trova in un unico immobile ma è - diciamo così - itinerante.

Il museo è diviso tra vari immobili ognuno con un tema diverso.
La sezione mammologica è dedicata ai grandi mammiferi distribuiti in tre grandi diorami, in scala reale.
I diorami sono delle vetrine nelle quali elementi appartenenti al regno vegetale e al regno animale sono presentati in una ricostruzione dell'ambiente naturale.
Ti avvicini ad un muflone o a un lupo senza problemi (non sono vivi ma è come se lo fossero).

La sezione degli insetti rimane sempre quella più affascinante con una enorme quantità di farfalle di tutte le dimensioni e colori.

Non è molto facile spiegare l'attività e il pensiero di Nicola. Credo sia indispensabile essere sul posto in sua compagnia, magari seduto ad un tavolino sulla terrazza che ha ricavato tra le case, mentre gusti le sue specialità e ascolti rapito il suo racconto.



venerdì 20 gennaio 2017

Jose' PEPE Mujica a Ferrara

L’angusta aula Magna della Facoltà di Economia di Ferrara, non poteva certo contenere la folla accorsa lo scorso 9 novembre per ascoltarlo, ed era prevedibile visti gli esiti del suo tour in Italia. Ciò che ha fatto sollevare a gran voce la protesta, nella scalinata della sede in via Voltapaletto, è il fatto che la sala risultasse già piena un’ora prima dell’apertura ufficiale al pubblico. Rabbia e delusione, per chi aveva chiesto un giorno di ferie per seguire l’evento, per chi arrivava da lontano e per il fatto di sentirsi presi in giro da un’organizzazione poco accorta. Il Mega screen allestito all’ingresso e quelli in altre due sale della sede staccata in via degli Adelardi, hanno sopperito in qualche modo, anche se non è come percepire l’energia che si genera in presenza. L’evento, dal titolo “Economia e società. Il tempo non va sprecato”, è stato organizzato in occasione dell’uscita del libro “Una pecora nera al potere. Pepe Mujica la politica della gente”.


Moltissimi giovani ad ascoltare Pepe Mujica, personaggio di rilievo internazionale che con i suoi 80 anni vissuti intensamente sa raggiungere i cuori, senza troppi fronzoli. “Mi sento come i Rolling Stones – ha detto Pepe dopo il caloroso saluto iniziale rivolto a tutti, anche a quelli rimasti fuori – sono vecchio ma attraggo molti giovani.”




Carismatico, diretto, colto, Mujica ha parlato anche attraverso i gesti ed i suoi occhi, vivaci e scuri, che trasmettevano calma e nello stesso tempo lasciavano trasparire il fuoco che gli brucia dentro: l’insofferenza verso le ingiustizie sociali e le differenze di classe.

L’ex Presidente dell’Uruguay è stato l’unico politico al mondo che ha saputo rinunciare al superfluo, nel totale rispetto della povera gente. E non a parole, con i fatti. Ha rinunciato a 90% del suo stipendio ed è rimasto a vivere nella sua fattoria con la moglie, anziché trasferirsi nel prestigioso Palazzo nel centro di Montevideo. I veri poveri, sostiene giustamente Mujica, sono quelli che non si accontentano mai, che lavorano affannosamente per mantenere un certo stile di vita, per accumulare beni e ricchezza.



Uno dei problemi del mondo in cui viviamo, ribadisce, è il gigantesco fenomeno della concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi.

La società capitalista ha generato la spirale produzioni/consumi, facendo nascere una moltitudine di prodotti assolutamente superflui. Ovviamente scatta poi un’operazione di propaganda occulta per indurci a comprare; è un qualcosa che ci domina in maniera soft. Questo è il consumismo. E’ molto importante sapere chi siamo, cosa abbiamo dentro al nostro “Hard disk”, cosa riceviamo dall’esterno, dall’arte e dalla storia.

Non commettete l’errore della mia generazione – ha aggiunto Pepe Mujica – noi siamo stati ingenui. Abbiamo sottovalutato la cultura. Dalla battaglia culturale si valuta la forza di un sistema. Dobbiamo lottare per cambiare questo mondo. E si comincia cambiando noi stessi. Dobbiamo cercare di non farci influenzare dalla dittatura anche se blanda e subdola del mercato. Possiamo vivere bene lo stesso, anche se non compriamo una maglia con il marchio del coccodrillo; non dobbiamo farci derubare, perché non la compriamo con il denaro ma con il tempo che abbiamo speso/impiegato per procurarci il denaro stesso.

Dobbiamo lottare per il tempo libero, perché dobbiamo avere il tempo di coltivare gli affetti, le uniche cose che ci danno la felicità. L’uomo è un animale sociale, abbiamo bisogno delle azioni umane, non si può vivere da soli, dobbiamo trovare il tempo per i nostri figli, per non cadere nel paradosso del non vogliamo manchi loro qualcosa e poi manchiamo proprio noi. Dobbiamo lottare per questo. Anche se i conti del passato si pagano sempre, dobbiamo saperci rialzare e ricominciare.

L’economia ha fatto un enorme errore quando si è separata dalla filosofia e dall’etica.

Ci ritroviamo con il numero di suicidi che supera quello delle vittime per omicidio; l’unico animale che si suicida è l’uomo e questo è innaturale.

La felicità si consegue con poche cose.

Alla domanda sull’esito delle elezioni americane, Pepe Mujica ha risposto: “Mi producono questa reazione: Aiuto!“

fonte  agoravox.it

martedì 20 dicembre 2016

COMUNE VIRTUOSO 2016

Marano Vicentino

L’essere Comuni virtuosi in Italia è impresa degna di nota visto il prevalere nel nostro Paese dell’incuria e del malaffare. Nonostante tutto ci sono tantissime comunità che credono con forza nei valori del “Buon Vivere in un Bel territorio”. E’ quello che si propone il Premio nazionale Comuni Virtuosi proposto dall’associazione “Comuni virtuosi” (comunivirtuosi.org) nata nel 2005 a favore di una armoniosa e sostenibile gestione dei propri territori, diffondendo verso i cittadini nuove consapevolezze e stili di vita all’insegna della sostenibilità che gode del patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Il riconoscimento, alla sua decima edizione, è stato assegnato, quest’anno a Marano Vicentino, finalista assieme ai comuni vicentini di Isola Vicentina e Rosà dopo la selezione di oltre 300 progetti nelle cinque categorie previste dal bando: gestione del territorio, impronta ecologica, rifiuti, mobilità sostenibile e nuovi stili di vita.


“Progetti ambiziosi, molto concreti, a volte sorprendenti”, osserva l’associazione Comuni Virtuosi. “Confermata la tendenza dello scorso anno nella buona partecipazione di alcune città capoluogo di provincia: Belluno, Parma, Cesena, Trento, Treviso. Come nel 2015 città di medie dimensioni si mettono in gioco rispetto a temi storicamente appannaggio dei piccoli centri di provincia”.



La cerimonia di consegna del premio è avvenuta ieri sabato 17 dicembre a Parma. Enorme la soddisfazione della sindaca Piera Moro che con orgoglio afferma: “il premio nazionale è stato vinto dai 9.600 abitanti del Comune di Marano. L’amministrazione ha semplicemente messo insieme i frutti venuti dalla partecipazione e dalla sensibilità della cittadinanza”. L’innovazione, la trasversabilità, la concretezza e la ripetibilità del “modello maranese” sono tra le motivazioni che hanno fatto scegliere all’associazione Comuni Virtuosi, primo fra tutti, il Comune dell’altovicentino: “Un modello efficacissimo di quanto sia possibile, attraverso scelte fatte con fantasia, coraggio e competenza, un futuro sostenibile per il territorio”.


“I progetti che si stanno realizzando nel nostro Comune e che abbiamo raccontato nel report presentato all’associazione Comuni Virtuosi non vogliono essere fini a se stessi: c’è un filo rosso che li unisce tra di loro e, soprattutto, crea un legame con tutta la comunità – commenta il sindaco di Marano Vicentino -. Stiamo lavorando nel concreto per prenderci cura della sostenibilità del territorio, privilegiando interventi partecipativi che riducano lo spreco di suolo, valorizzino le aree verdi, il riciclo e riutilizzo delle materie prime e l’uso dell’energia solare.


Ma c’è un’altra forma di energia che è quella della comunità: particelle messe in movimento dall’impegno di ciascun cittadino, la cui forza si libera stando insieme. In questo senso, Marano sta costruendo una comunità dove i cittadini possano dire la loro e creare azioni comuni per il territorio”. Tra i progetti in corso che hanno portato Marano alla vittoria del premio nazionale ci sono l’attenzione a non consumare suolo agricolo, che ha portato al recupero di 15mila metri quadri di superficie; la valorizzazione degli “usi civici” su 6 ettari di terra, attraverso un apposito “Disciplinare per l’utilizzo delle terre di uso civico” con l’agricoltura biologica, gli orti urbani e le produzioni tipiche, come il rinomato mais Marano; la messa a dimora di 1.000 nuovi alberi, per la creazione di un “bosco di pianura” all’interno del più ampio progetto di parco agricolo dell’altovicentino.


In materia di energia, è nata una rete partecipata di monitoraggio e controllo delle emissioni elettromagnetiche e dell’inquinamento luminoso, e i cittadini sono stati coinvolti nella pianificazione energetica territoriale; da quattro mesi è in vigore il “Piano d’azione per l’energia sostenibile” (Paes), per ridurre entro il 2020 del 20% le emissioni di Co2 rispetto al 2010.


La raccolta differenziata è un altro dei punti di forza di questa vocazione alla sostenibilità ambientale: grazie alla nuova modalità di raccolta differenziata – porta a porta e con la tariffa puntuale dei rifiuti -, Marano è l’unico comune dell’altovicentino che ha raggiunto il 76,5% di raccolta differenziata, obiettivo che la Regione Veneto si è posta di raggiungere entro il 2020. Con l’iniziativa “Segugio fiuta rifiuti”, inoltre, si è creata una rete di bambini che, nella loro quotidianità, sono dei controllori della pulizia dell’ambiente. Sulla mobilità leggera, il pedibus accompagna un centinaio di bambini a scuola con 4 linee lunghe circa 1,2 km; si sta promuovendo la mobilità ciclabile e l’interscambio tra diversi mezzi, come la bici e il treno; e da poco è stata consegnata un’auto elettrica al servizio del settore sociale. E poi la cultura, con il progetto del “teatro in casa”, la rassegna di teatro civile a ingresso gratuito, o il festival “Panis Marano” e altre numerose occasioni che durante tutto l’anno puntano a ricostruire legami di vicinanza e far avvicinare le persone in una comunità solidale e conviviale.


Il coinvolgimento dei cittadini è un aspetto fondamentale di questa progettualità sostenibile e si sta realizzando attraverso lo strumento delle “consulte comunali”: ce ne sono cinque – qualità del territorio, attività economiche, bilancio, servizi alla famiglia e alla persona, dello sport e delle associazioni – e affrontano collettivamente e praticamente il vivere sul territorio con un’impronta leggera e attenta al futuro.

A Marano, vincitore assoluto del premio, va una somma in denaro di € 2.500,00, da investire in progetti di educazione ambientale nelle scuole del proprio territorio. Sulla destinazione del premio, il sindaco aggiunge: “Abbiamo deciso che 1.000 euro andranno alle comunità colpite dal terremoto del Centro Italia, con le quali stiamo cooperando per sostenere un progetto di microeconomia locale. Altrettanti saranno dati alle scuole di Marano, per progetti di formazione sulla sostenibilità, e altri 500 euro andranno a un bando per gli studenti che vogliono fare una tesi sulla sostenibilità del nostro paese nel prossimo futuro”.

Il progetto presentato dal Comune di Marano per il premio Comuni Virtuosi è disponibile sul sito dell’associazione



fonte: puntualizziamo.it