Cos’è? Una cosa che si mangia?
Il “family friendly” è un concetto civico, un segno di grande cultura e progresso per una comunità. Consiste in tutta una serie di iniziative e comportamenti tendenti a rendere una città vivibile a misura di famiglia.
Letteralmente vuol dire “essere amici della famiglia” ed è un modo di operare adottato dalle comunità più civili del mondo. In Italia esistono molte realtà che remano verso una città a misura di bambino e di famiglia (al nord, inutile dirlo).
La famiglia è il “nucleo” stesso della nostra intera esistenza.
I bambini, gli anziani e portatori di handicap, tutte le fasce più delicate della nostra società, rappresentano l’obiettivo di tutela primario per tutte le società evolute.
Come vive la famiglia a Scalea?
Decisamente male.
Abbiamo fatto un semplice esperimento che svela i problemi e i limiti della nostra città solo in parte. Insomma, stiamo parlando solo della punta dell’iceberg. Sanità, servizi e assistenza li lasciamo ad approfondimenti successivi. Per ora ci limitiamo a raccontare una “passeggiata tipo” di una famiglia per le vie di Scalea.
Mamma, papà e bimbo su passeggino che si muovono per le strade.
Appena usciamo di casa dobbiamo fare i conti con le automobili. La nostra passeggiata si rivelerà presto un percorso di “guerra”. I marciapiedi sono praticabili con una carrozzina per circa il 30%, mentre la maggior parte sono sconnessi, pieni di insidie (fra avallamenti, pali elettrici e alberi piantati al centro che costringono a fare su e giù dai gradini e buche varie). Per centinaia di metri in alcune zone i marciapiedi sono usati come parcheggi in barba al Codice della strada (se vuoi puoi parcheggiare sui marciapiedi ma guai a parcheggiare nelle strisce blu senza talloncino!).
Bidoni della spazzatura e immondizia dall’aria antica ingombrano allegramente lo spazio riservato ai pedoni e la nostra famiglia non ha altra scelta che camminare sulla carreggiata, rallentando e disturbando il traffico oltre a rischiare la propria incolumità.
Ma non è certo finita. Col nostro passeggino (mezzo di trasporto molto più maneggevole di una carrozzina per disabili) facciamo vari sollevamenti pesi a causa della mancanza di scivoli per la discesa. Un esempio? Mamma e papà vogliono andare a visitare Torre Talao e percorrono corso Mediterraneo (la strada coi marciapiedi migliori) ma per scendere devono caricarsi bimbo e passeggino perché il marciapiede termina con un gradone. Facciamo finta di non vedere i percorsi per non vedenti che scompaiono nel nulla (scusate la battuta ndr) e continuiamo la nostra passeggiata.
Diciamo che la nostra bella famiglia è riuscita a raggiungere il centro cittadino sopravvivendo alle automobili, alla spazzatura e ai branchi di cani (ieri ne abbiamo contati 12 tutti insieme nei pressi dell’Interspar), cosa troverà?
Un bel parco giochi gommato, con giostrine semplici ma gratuite per il loro bambino?
Certo che no.
Troverà tutta l’area destinata a verde pubblico del centro concessa ai privati per le giostrine a pagamento che, per carità, hanno tutto il diritto di esserci ma ciò non vuol dire che si possa sottrarre alla cittadinanza tutto lo spazio pubblico.
Dov’è lo spazio destinato alle famiglie? Dove possono mamma e papà sedersi su una panchina a guardare il loro bimbo giocare senza dover pagare ogni dieci minuti?
Da nessuna parte. Il risultato è che se la famiglia non vive bene allora vuol dire che in questa città non si vive bene.
La civiltà di una comunità si misura in base al rispetto e alla attenzione che questa ha per i propri bambini e le fasce più deboli.
Risultato dell’esperimento? Scalea, “family enemy”.
Firmato
Mamma e papà.
Il “family friendly” è un concetto civico, un segno di grande cultura e progresso per una comunità. Consiste in tutta una serie di iniziative e comportamenti tendenti a rendere una città vivibile a misura di famiglia.
Letteralmente vuol dire “essere amici della famiglia” ed è un modo di operare adottato dalle comunità più civili del mondo. In Italia esistono molte realtà che remano verso una città a misura di bambino e di famiglia (al nord, inutile dirlo).
La famiglia è il “nucleo” stesso della nostra intera esistenza.
I bambini, gli anziani e portatori di handicap, tutte le fasce più delicate della nostra società, rappresentano l’obiettivo di tutela primario per tutte le società evolute.
Come vive la famiglia a Scalea?
Decisamente male.
Abbiamo fatto un semplice esperimento che svela i problemi e i limiti della nostra città solo in parte. Insomma, stiamo parlando solo della punta dell’iceberg. Sanità, servizi e assistenza li lasciamo ad approfondimenti successivi. Per ora ci limitiamo a raccontare una “passeggiata tipo” di una famiglia per le vie di Scalea.
Mamma, papà e bimbo su passeggino che si muovono per le strade.
Appena usciamo di casa dobbiamo fare i conti con le automobili. La nostra passeggiata si rivelerà presto un percorso di “guerra”. I marciapiedi sono praticabili con una carrozzina per circa il 30%, mentre la maggior parte sono sconnessi, pieni di insidie (fra avallamenti, pali elettrici e alberi piantati al centro che costringono a fare su e giù dai gradini e buche varie). Per centinaia di metri in alcune zone i marciapiedi sono usati come parcheggi in barba al Codice della strada (se vuoi puoi parcheggiare sui marciapiedi ma guai a parcheggiare nelle strisce blu senza talloncino!).
Bidoni della spazzatura e immondizia dall’aria antica ingombrano allegramente lo spazio riservato ai pedoni e la nostra famiglia non ha altra scelta che camminare sulla carreggiata, rallentando e disturbando il traffico oltre a rischiare la propria incolumità.
Ma non è certo finita. Col nostro passeggino (mezzo di trasporto molto più maneggevole di una carrozzina per disabili) facciamo vari sollevamenti pesi a causa della mancanza di scivoli per la discesa. Un esempio? Mamma e papà vogliono andare a visitare Torre Talao e percorrono corso Mediterraneo (la strada coi marciapiedi migliori) ma per scendere devono caricarsi bimbo e passeggino perché il marciapiede termina con un gradone. Facciamo finta di non vedere i percorsi per non vedenti che scompaiono nel nulla (scusate la battuta ndr) e continuiamo la nostra passeggiata.
Diciamo che la nostra bella famiglia è riuscita a raggiungere il centro cittadino sopravvivendo alle automobili, alla spazzatura e ai branchi di cani (ieri ne abbiamo contati 12 tutti insieme nei pressi dell’Interspar), cosa troverà?
Un bel parco giochi gommato, con giostrine semplici ma gratuite per il loro bambino?
Certo che no.
Troverà tutta l’area destinata a verde pubblico del centro concessa ai privati per le giostrine a pagamento che, per carità, hanno tutto il diritto di esserci ma ciò non vuol dire che si possa sottrarre alla cittadinanza tutto lo spazio pubblico.
Dov’è lo spazio destinato alle famiglie? Dove possono mamma e papà sedersi su una panchina a guardare il loro bimbo giocare senza dover pagare ogni dieci minuti?
Da nessuna parte. Il risultato è che se la famiglia non vive bene allora vuol dire che in questa città non si vive bene.
La civiltà di una comunità si misura in base al rispetto e alla attenzione che questa ha per i propri bambini e le fasce più deboli.
Risultato dell’esperimento? Scalea, “family enemy”.
Firmato
Mamma e papà.
mah! mi intrometto di nuovo sono l'unico che prende a cuore questa realtà , volevo far presente a mamma e papà che una famiglia deve essere sopratutto auto sostenibile, il concetto base è giusto! economia , società e ambiente, infatti tutto dovrebbe ruotare in sintonia attorno a questi 3 fattori. mi piace anche la figura disegnata sopra.l'equazione è questa X= a+b+c.
RispondiEliminaun tema nuovo a scalea che fa riflettere sulle grandi potenzialità di colui il quale ha cercato di parlare e spiegare di questa possibile e magari futura realtà, già iniziare a parlarne vuol dire tanto. altra cosa che condivido è sentire parlare di scalea come una comunità , infatti dobbiamo essere una comunità! siamo in pochi a pensarla cosi e molti che neanche ci arrivano, comunità vuol dire anche dipendere dal prossimo, sopratutto in ambito lavorativo , sociale ed economico.
chiudo dicendo che bisognerebbe rivedere un po tutto il sistema , mamma e papà come prima cosa dovrebbero avere un lavoro pulito , con diritti e doveri. anche qui le priorità sono necessarie.
dimenticavo salvaguardiamo quei commercianti che hanno una attività da decenni e che rischiano di chiudere , per colpa del napoletano che si apre la pizzeria solo per i 3 mesi estivi o dalla SLEALE CONCORRENZA da parte del mercato cinese. a casa nostra lavoriamo noi! sopratutto se il territorio è saturo come il nostro, rifletteteci sopra!
x mamma e papà giovanni pistorino!