lunedì 22 luglio 2013

DIOCESI SAN MARCO ARGENTANO – SCALEA

"Unità Pastorale di Scalea"

Quello che sta accadendo in questi giorni a Scalea certamente ha generato nel cuore di molti fedeli una sensazione di sconforto ed esige da parte di noi Parroci di una parola di incoraggiamento alla speranza e di conversione sincera ai valori cristiani della convivenza sociale nel pieno rispetto della legalità, delle istituzioni e di tutti coloro, in particolare delle forze dell’ordine, che con sacrificio e dedizione rendono la vita nella nostra città più vivibile e aperta alla speranza del futuro.

Ci troviamo coinvolti in una di quelle situazioni che esigono una riflessione e nello stesso tempo un supplemento di speranza anche perché riguarda la convivenza sociale e coinvolge il mondo istituzionale democraticamente eletto dai cittadini; ma anche tanta parte di imprenditori che da decenni operano nel territorio con tutte le difficoltà che questo impegno comporta. Non dobbiamo dimenticarci che stiamo parlando di persone, con le quali condividiamo il nostro impegno, il nostro svago e in alcuni casi, quando è possibile anche il lavoro. Di più, stiamo parlando di persone con le quali condividiamo anche la fede e la speranza della salvezza eterna che Gesù ci ha donato.

Scalea è una cittadina di oltre diecimila abitanti che però fa fatica già da tempo a cercare la sua anima, la sua identità. Ha certamente smarrito da tempo, per la gran parte dei suoi abitanti, il senso di appartenenza alla comunità dei cristiani, non tanto nella comprensione della mente e del cuore ma nella vita pratica. Questa realtà che continua a chiamarsi Scalea in realtà è un mondo composito e complesso che è ancora tutto da amalgamare in consesso di socializzazione. Certamente non è un problema che si è sviluppato in tempi brevi tali da poter essere addebitato a questo o quel singolo cittadino.

Sono decenni che la nostra cittadina vive un flusso migratorio incessante, al quale non ha corrisposto lo sforzo di amalgama, che ogni amministrazione e anche l'azione pastorale della Chiesa devono programmare. Solo mediante un lavoro comune orientato a valorizzare tutte le risorse educative, possiamo pensare di costruire la vita sociale nella quale persone diverse per cultura, tradizioni, lingua e anche religioni, possano sentirsi totalmente integrate, accolte e rispettate nella loro dignità.

Il Signore ci insegna ad: “Amare il prossimo come se stessi. Questa parola trova sicuramente eco nell’animo di chi si impegna nella vita politica. Essa pone oggi a ciascuno, una questione centrale: in che modo, nel delicato e impegnativo servizio allo Stato e ai cittadini, si può dare adempimento a questo comandamento? La risposta è chiara: vivendo l´impegno politico come un servizio. Prospettiva luminosa quanto esigente! Essa non può, infatti, ridursi a una riaffermazione generica di principio alla dichiarazione di buone intenzioni. Il servizio politico passa attraverso un preciso e quotidiano impegno, che esige una grande competenza nello svolgimento del proprio dovere e una moralità a tutta prova nella gestione disinteressata e trasparente del potere. D´altra parte, la coerenza personale del politico ha bisogno di esprimersi anche in una corretta concezione della vita sociale e politica che egli è chiamato a servire. Tocca a voi, carissimi Fratelli e Sorelle impegnati in politica, farvene interpreti convinti e operosi. Non può giustificarsi un pragmatismo che, anche rispetto ai valori essenziali e fondanti della vita sociale, riduca la politica a pura mediazione degli interessi o, ancor peggio, a una questione di demagogia o di calcoli elettorali.” (Dal Messaggio del Santo Padre al Parlamento Italiano, 2010)

Ogni atteggiamento di deresponsabilizzazione e di delega della cosa pubblica ad altri, necessariamente corre il rischio di generare una devianza dai valori che fanno dell'impegno politico la più alta delle vocazioni. Che fine hanno fatto i valori cristiani sull’impegno sociale nella nostra città? E' questa la vera domanda sulla quale incoraggiamo a riflettere, anche perché è quella che più immediatamente ci appartiene come vocazione, ma è anche quella che esige un più coerente impegno missionario.

Una diffusa illegalità accompagna la vita anche nelle persone più semplici e laboriose, sembra che la non osservanza della legge sia il nuovo messaggio di salvezza da proporre e soprattutto da incarnare anche quando con le parole si dice il contrario. La mafiosità è una parola oggi onnicomprensiva, che va estesa a tutti gli atteggiamenti che non mettono al centro il rispetto dell'altro. Anche quando gratuitamente tendiamo con il nostro parlare ed il nostro agire a distruggere l'altro concorriamo a diffondere questa mentalità, che è un vero cancro per ogni forma di socializzazione orientata al bene.

Siamo chiamati al rispetto di tutti, finché non si è giudicati non si può essere condannati. Scalea non ha bisogno di ulteriori odiosità, ma di un supplemento di amore, non ha bisogno di criminalizzare le istituzioni ma di maturare un rispetto maggiore per la cosa pubblica che deve generare una più ampia e democratica partecipazione alla costruzione del bene comune.

La Vergine del Monte Carmelo che in questi giorni si è accompagnata alle nostre pene, donandoci serenità e conforto con la Sua benevolenza materna, ci incoraggia a vivere onestamente, ci chiede di relazionarci in una fraternità gratuita, ci incoraggiare una sincera disponibilità alla preghiera. Questi valori, testimoniati con atteggiamenti di coerenza cristiana, aprono il nostro cuore all’ infinito amore paterno di Dio che ama chi si converte e ritorna a Lui con cuore sincero.

Scalea il 19 luglio 2013

Parroco Santa Maria d’Episcopio Sac. LAURITO Maurizio Franco

Parroco San Nicola in Plateis Sac. BENVENTUTO Giacomo

Parroco San Giuseppe Lavoratore Sac. ARAUGIO Cono

Rettore della SS. Trinità Sac. NIGER Antonio"

2 commenti:

  1. Già ho avuto modo di apprezzare la presa di posizione chiara e forte dei nostri parroci in occasione della festività della Madonna del Carmelo. oggi sono ancora più convinto, dopo aver letto il manifesto, che occorre ancora più determinazione da parte delle istituzioni religiose dei comuni per avvertire dei pericoli e dei rischi per i cittadini quando la politica si mostra debole o, come nel caso di Scalea, evidentemente deviata. c'è poco da dire se non confermare ancora di più che le coscienze si formano da bambini: la famiglia, la scuola, l'oratorio. Ma la chiesa deve essere ancora più presente nel futuro perchè altrimenti non si riescono a prevenire in tempo i guasti della società nel suo complesso. In chiesa infatti, a fianco delle omelie religiose, mi piacerebbe sentire forte la voce contro la droga, la violenza, il bullismo, ecc. ed ancora di più gli interventi dovrebbero essere più immersi nella realtà locale, anche per spronare i fedeli ad accogliere, tendere una mano in più ai poveri, gli immigrati, i malati, gli anziani... Vorrei una Chiesa più forte: uguale come il Papa Francesco che rappresenta l'unica Luce, l'unico Faro di riferimento nella solitudine del nostro vivere quotidiano.
    Sandro Bergamo

    RispondiElimina
  2. Don Antonio, don Cono, don Giacomo e l’altro prete che non ho il piacere di conoscere personalmente hanno scritto cose meritorie su Scalea e le sue contraddizioni? Non avevo dubbi.

    Però:

    I preti non sono intellettuali che, a mo’ di maghi, con la sfera di cristallo in mano, interpretano il presente ed auspicano il futuro.

    Sono operatori sociali che vivono tra le persone, ne avvertono bisogni e desideri, offrono consigli e soluzioni, scongiurando devianze e accettandone “i peccati” con il fine di emendarli attraverso pentimenti e rimorsi. Favorendo forme di reinserimento sociale attraverso training penitenziali.

    Perché ciò avvenga, necessita che essi squadernino ciò che hanno scritto nel manifesto attraverso le omelie domenicali e il coinvolgimento quotidiano nella vita sociale dei nostri paesi.

    Altrimenti la lettera è una bella lettera, ma rimane lettera morta. E la Chiesa questo non può permettersela.

    Che lo facciano i politici che ora tentano di riciclarsi, era già scritto all’indomani del bliz.

    Ma i preti no!

    Franco Giorgio

    RispondiElimina