mercoledì 31 luglio 2013

DIRITTO E DOVERE - valori smarriti

di Totonno cotrone   (I VALORI rubrica)

DIRITTO E DOVERE
Secondo il mio modesto avviso, prima di iniziare ad esaminare l’argomento è necessario rettificare l’intitolazione. Vanno decisamente invertiti i termini per l’esatto convincimento che spetta la precedenza al “dovere”. E’ da esso che scaturisce la legittimità del reclamare per eventuali inosservanze di regole, e per pretendere i nostri diritti.
Quindi riscriviamo il titolo secondo l’esatto ordine di precedenza dei suoi termini: DOVERE E DIRITTO!
Il dovere è cosa assolutamente seria, e ancora più serie sono le azioni che tendono al suo adempimento. Credo che sia fra gli scopi della vita, uno dei più nobili, che una volta compiuto, ti pone al riparo di ogni dubbio, ti trasferisce nella piena tranquillità senza alcun ripensamento o rammarico.
Può capitare magari, che per qualche momento, da parte di qualcuno, possano emergere ingratitudini, sarà la vostra coscienza a garantirvi la vostra serenità e non avrete dubbi, ripensamenti, né alcun rammarico.
A dirvi ciò sarà ancora la vostra coscienza, che eliminando qualche vostro incerto giudizio, aggiungerà: Hai fatto il tuo dovere!
E’ quello di avere svolto i tuoi compiti nel modo più giusto e sereno; essi non dovranno mai apparirti come un increscioso e pesante giogo che potrebbe togliere alla tua vita la serenità che meriti e disturbarti i momenti lieti ch’essa può offrirti.
Asseriamo con la massima forza e convincimento,che il dovere è fattore fondamentale della nostra educazione; se compiuto con scrupolo,non può che predisporci a godere, con maggiore libertà e soddisfazione dei momenti migliori della nostra esistenza.
Non vi è alcun dubbio dunque, che il diritto sia la logica conseguenza del dovere compiuto e dovrebbe essere considerato come completamento nel significato del dovere stesso. Se abbiamo recepito bene il concetto, non possiamo che sostenerlo con forza. 
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Riferendosi al motto “Diritto e dovere” dobbiamo fare una indispensabile precisazione per evitare errori concettuali che ci porterebbero fuori dal seminato. Dobbiamo dire della indissolubilità dei due fattori dicendo che i diritti a cui noi alludiamo, sono quelli conseguenti al dovere compiuto.
Non si tratta quindi di quei diritti ai quali vogliamo dare il giusto e sacrosanto riconoscimento come il diritto alla vita, alla salute, alla libertà, all’educazione, alla privacy e a tutti quelli nati con l’uomo.
Tornando al nostro specifico discorso con riferimento ai diritti conseguenti il dovere compiuto, possiamo dire che, dall’acquisizione del corretto rapporto fra questi due fattori, ne consegue un comportamento equilibrato e senza eccessi di alcun genere che qualche volta,potrebbero verificarsi nei rapporti fra singoli.
Il contrario, per come oggi stanno le cose, eccessi si verificano spesso nelle richieste collettive che, a mio avviso, rilevo non siano condotte secondo le considerazioni che abbiamo finora trattato.
E’ qui che, chi si erge a “salvatore della Patria”, non è propenso, nel suo personale interesse o di gruppo di appartenenza, ad un atteggiamento giusto e sereno. 

Anziché alimentare il mulino comune, sembra impossibile, ma ognuno manda l’acqua al proprio.
La tendenza di pendere sempre e comunque dalla parte di chi, preso dalle necessità contingenti può, a tempo debito, compensare l’azione con l’approvarla in maniera tangibile.
Prima di scivolare del tutto in un discorso politico, che considero fuori luogo in quanto, proprio per la maggioranza di coloro che, di politica parlamentare si occupano, magari senza preoccuparsene a sufficienza,
l’importante è che i doveri vengano sempre proclamati ad altissimo volume e con tono imperioso e d’effetto.
Non importa se essi vengono poi compiuti o meno, l’importante è legittimare la sempre prevalente pretesa dei diritti.
Questa mia insistenza potrebbe forse far nascere qualche dubbio sulla giustezza delle mie convinzioni; sarà bene precisare che io sono sempre stato un operaio che, prima d’ogni altra cosa, ho fatto sempre del mio meglio per compiere il mio dovere. Il risultato di ciò che ho appreso dalla mia famiglia e con maggiore essenza e definitiva chiarezza, da mamma “Marina”.
Le cose stanno decisamente così, anche se non ho dubbi che vi sia chi, ottusamente (secondo me) coltiva delle convinzioni diverse e contrarie che comunque , per allinearmi alle cognizioni democratiche, devo rispettare.
Sulla limpidezza di questo mio pensiero, sul quale ho la definitiva convinzione della sua più che sufficiente condivisione, non ho alcun dubbio.
Sarà bene ora tornare sul motto citato e definirne la giustezza della precedenza dei termini. Questa volta, la mia ispirazione, mi ha condotto alla citazione di una fonte più che autorevole che da credente considero definitiva.
Si tratta della stupenda e unica preghiera che Gesù ci ha lasciato e che possiamo trovare nel Vangelo: il Padre Nostro.
Nelle due parti che la compongono, senza alcun dubbio, si rileva che la prima è composta dai doveri da compiere: Padre Nostro che sei nei Cieli, sia santificato il Nome Tuo ecc. Nella seconda parte, dopo i doveri, vi è la richiesta dei diritti: Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti, ecc.
E’ qui che i due termini entrano in pieno nel concetto che essi, più che la materia a cui si dà comunque la giusta considerazione, vogliono privilegiare lo spirito che è ciò che in effetti intendevo esprimere.
E non penso proprio che ciò possa valere solo per i cristiani; essere fedeli ai doveri, predispone ad una serena coscienza, senza la quale non si potrà mai godere di un animo tranquillo e lieto che io chiamerei “stato di grazia”.

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