riceviamo, apprezziamo e pubblichiamo (ndr)
di Sandro Campilongo (*)
"Le strade della vita mi hanno indotto a sviluppare altrove la mia professione di avvocato, mai io sono sempre un figlio di Scalea, e questo è il motivo per il quale mi permetto di rivolgere questa mia proposta a coloro che considero ancora – e sempre considererò - miei concittadini".
Sono ben cosciente del fatto che il cognome che porto non mi consente di esibire una patente di terzietà nelle questioni politiche locali, ma credo che la sostanza di quel che andrò a dire prescinde dal merito della attuale dialettica in seno al Consiglio comunale.
La mia analisi - operata anche quale docente di contabilità degli enti locali – parte dalla constatazione di quanto crescente sia la distanza tra il rafforzato ruolo istituzionale dei Comuni da un lato e la loro strutturale mancanza di risorse, umane prima ancora che finanziarie, dall’altro.
Una parte della diffusa inadeguatezza delle amministrazioni comunali a fronteggiare le problematiche croniche del territorio ma anche le nuove criticità sociali deriva, a mio giudizio, dal fatto che la vita politica dei Comuni – salvo, in parte, quelli più grandi – ha seguito una accentuata deriva a-partitica.
Ciò ha condotto, in primo luogo, al proliferare di liste civiche caratterizzate dalla mancanza di un comune riferimento ideale.
Qualsiasi aggregazione vinca le elezioni, in queste condizioni, è destinata a governare prescindendo dalle tradizionali forme di raccordo con la base elettorale, sia in termini di elaborazione di progetti che di assoggettamento alla fisiologica revisione collettiva del proprio operato, con la conseguente indifferenza rispetto alle inevitabili istanze di correzione dello stesso.
La mancanza di osmosi con il corpo elettorale pregiudica non solo la qualità dell’amministrazione, ma anche la coesione delle maggioranze che la esprimono. Infatti, quando un gruppo di persone non è cementato da un comune ideale, o dalla appartenenza ad un gruppo organizzato, l’unione dura solo fin quando permane una comunione di interessi, per non dire di personali convenienze.
Questo trend è assai comune, e per rendersene conto basta scorgere – ad ogni tornata elettorale – i nominativi delle innumerevoli liste civiche per prendersi conto della stravagante originalità di talune denominazioni, ma anche della insospettabile somiglianza di alcuni concetti-base.
I termini “domani”, “futuro”, “libertà o libera”, “insieme”,