lunedì 9 gennaio 2012

TORRE TALAO- LA STORIA


Pubblichiamo un documento pervenuto dal comitato "Scalea 2020" . Dalla lettura di questo documento può intuirsi l'importanza storica del monumento di Torre Talao e comprendere la necessità di porsi degli interrogativi prima di intevenire sul sito mediante la realizzazione del porto abbandonando inutili polemiche, personalismi e manie di protagonismo.

"Lo scoglio di Torre Talao, oltre ad essere un sito archeologico di rilevante importanza mondiale è anche un sito che presenta con la TORRE TALAO uno dei monumenti più significativi del territorio oltre ad essere il simbolo di Scalea.

Le grotte di Torre Talao costituiscono il più importante complesso musteriano della Calabria ed è quello che ha segnato l'inizio delle ricerche sul Paleolitico Calabrese. Il complesso ha anche avuto la triste sorte di essere, ad oltre un secolo dalla scoperta, pressoché sconosciuto.
E’ fondamentale ricordare la storia degli studi e delle ricerche che lo hanno interessato.
Alle prime notizie sulle grotte, datate fine 800 per merito di Lovisato e Lacava, seguì un saggio di Patroni che individuò il carattere musteriano delle grotte. Le ricerche furono proseguite nel 1914 con un primo ed unico scavo, condotto con metodi scientifici, nel quale si evidenziò il problema dell'associazione di una industria musteriana dai caratteri evoluti con una fauna di tipo caldo. Nel 1932-33 furono ripresi gli scavi le cui uniche conseguenze utili furono gli elenchi delle faune, che confermarono ed arricchirono il quadro già noto dalle ricerche precedenti.


Con il sopralluogo condotto nel 1957 da Blanc e Cardini si accertò la presenza di una ancora ampia porzione di deposito archeologico spesso circa 10 m. sovrapposto ad un lembo di spiaggia. In tale occasione venne preannunciato un programma di ricerche e scavi sistematici che però non è mai stato attuato. Ne consegue che del sito permangono solo indicazioni generiche. Sono stati catalogati manufatti di dimensioni ridotte tratti da diaspri e selci con una forte frequenza di raschiatoi che presentano un ritocco a scaglie di tipo semplice.
Tutti i reperti ritrovati sono attualmente conservati nei musei archeologici di Reggio Calabria e di Lamezia Terme.

Nel XVI° secolo sullo scoglio di Talao fu costruita una torre. Essa faceva parte del sistema difensivo costiero contro le incursioni dei turchi voluto da Carlo V, Imperatore di Spagna. Il sistema di difesa, che comprendeva 337 torri una in vista dell'altra, fu suggerito al monarca ed avviato da Don Pedro de Toledo, Viceré del regno di Napoli.
L'ordine per la costruzione della Torre venne emesso nel 1563 dal suo successore, Don Parafan de Ribera d'Alcalà: Torre Talao venne costruita sopra lo stesso isolotto vicino alla costa ed ogni cittadino dovette contribuire alla sua edificazione o con una somma in denaro o con la prestazione gratuita secondo le proprie capacità.
Verso la fine del sec. XVII Torre Talao venne privata dai suoi cannoni mentre l'isola originaria, causa fenomeni di interramento, fu completamente aggregata alla terra ferma.

Bisognerà attendere gli anni 2000 per acquisire altri importanti elementi riguardanti l’ex isolotto. Infatti dagli Atti della XXXVII Riunione scientifica di Preistoria e Protostoria della Calabria (29 settembre del 2002) a cura dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Firenze 2004, pubblicati in “Nuove indagini a Torre Talao (Scalea, CS) - XXXVII Riunione Scientifica dell'IIPP, settembre-ottobre 2002, Scalea - Praia a Mare (CS) (E. Cerilli, I. Fiore, A. Tagliacozzo) si possono evincere i rilevamenti degli ultimi cent’anni di paleontologia nella regione Calabria promossi dall’istituto italiano di preistoria e protostoria di Firenze, dalla soprintendenza archeologica della Calabria e dalla soprintendenza speciale al Museo Nazionale Preistorico Etnografico Pigorini. La riunione scientifica, è bene ricordarlo, fu sponsorizzata dai comuni di Tortora, Praia a Mare, Scalea e Papasidero, nell’ambito del progetto del Museo Diffuso. La relazione del dott. Arturo Palma di Cesnola del Museo Civico del Monte Cetona (SI), componente del comitato scientifico, ha avuto il merito, in quella sede, di rendere un quadro esaustivo della Storia delle ricerche e degli studi del giacimento di Torre Talao oggetto di segnalazioni, ricerche e scavi sin dalla fine degli anni 70 dell’Ottocento fino agli anni 30 del Novecento ed oltre.
Tale quadro può essere così riassunto:
 Nel 1879 Domenico Lovisato compie una breve escursione a Torre Talao, dove raccoglie alcuni manufatti litici.
 Nel 1891 Michele La Cava in una sua opera descrive la penisoletta della Torre ed accenna alla presenza in essa di una breccia con resti fossili di grandi pachidermi e carnivori, associati a selci.
 Nello stesso anno è da ricordare una escursione da parte di Vittorio Di Cicco.
 Nel 1897 Giovanni Patroni esegue un saggio nel deposito della Grotta Nord-Ovest. In Base ai materiali, da lui stesso scavati formula per primo un ipotesi coerente e afferma trattarsi di Musteriano.
 Nel frattempo il proprietario del luogo, M.B. Del Giudice, eseguiva scavi del deposito preistorico, raccogliendo faune e industrie.
 Nel 1912 Aldobrandino Mochi viene informato delle ricerche in atto a Torre Talao e ne riceve alcuni reperti.
 Il Mochi non tarda a citare il sito di Scalea nel quadro del Musteriano italiano.
 Nello stesso anno C. De Stefani pubblica un lavoro a carattere geologico nel quale accenna alla presenza a Scalea di una fascia di litodomi.
 Nel 1914 tra il 6 e il 14 Agosto il Mochi, nell’ambito dell’attività del Comitato per le ricerche di Paleontologia umana in Italia, conduce uno scavo a Torre Talao.
 Nel 1928 Mochi torna a parlare di Scalea e ne pubblica alcuni reperti e R. Vaufrey, nel suo volume sul Paleolitico italiano (1928), dedica un paragrafo al Musteriano di Scalea e ne presenta alcune figure.
 Nel 1932-33 Domenico Topa esegue scavi (purtroppo rovinosi) in vari punti del giacimento, area all’aperto Est (quella esplorata dal Mochi nel 1914), area all’aperto Ovest, grotte Ovest e Nord Ovest (quest’ultima detta grotta dei fossili), già oggetto di scavi da parte del La Cava e del Patroni. Le citate grotte Ovest e Nord-Ovest furono praticamente svuotate dal Topa. Attualmente i fossili scavati da Domenico Topa si trovano al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, ma anche dopo gli scavi eseguiti, Scalea restò oggetto di interesse.
 Nel 1937, Luigi Cardini visitò il giacimento e prospettò alla Presidenza I.I.P.U. la possibilità di eseguirvi ulteriori scavi.
 Vent’uno anni dopo, il Cardini, assieme ad A.C. Blanc, visitò nuovamente Torre Talao. In seguito alle osservazioni dei due studiosi, lo spessore del deposito fu valutato attorno ai 10 metri e alla sua base venne segnalata l’esistenza di una spiaggia tirreniana (1957). Furono progettati scavi, ma purtroppo non vennero realizzati.
 Nella prima decade di Maggio 2002 il dott. A. Tagliacozzo, della Soprintendenza Speciale al Museo Preistorico Etnografico L.Pigorini ha compiuto un sopralluogo a Torre Talao per verificare l’attuale consistenza del deposito i cui risultati sono stati presentati nella riunione scientifica di cui sopra e che sono qui brevemente riassunti.
I Risultati degli Scavi Mochi del 1914 e la stratigrafia del deposito attraversato dal Mochi lungo la parete rocciosa costituente un riparo nell’area Est, può essere così sintetizzata:
 strato 1 (spessore m. 2,27) e strato 2 spessore (m 0.90): breccia con ossami, ma sterile di industria litica;
 strato 3 (m. 0.30) - formazione stalagmitica;
 strato 4 (m. 0.60)- breccia con resti faunistici e industria litica in forma di schegge atipiche;
 strato 5 (m. 0.85) breccia poco compatta a elementi calcarei più radi e grossolani con fauna ed alcuni manufatti litici;
 strato 6 (m. 0.30)- nuova formazione stalagmitica;
 strato 7 ( m.1) - breccia con ossa rarissime;
 strato 8 (m. 0.45)- strato terroso poco imbrecciato, con fauna e industria abbondanti;
 strato 9 ( m. 0.45)- breccia poco compatta con ossami;
 strato 10 ( m. 1,30) - alternanza di terreni sciolti e di brecce, con fauna e industrie, più rare verso il basso.
 Strato 11 (m.0.30)- stessa alternanza di terreni sciolti e di brecce, del tutto sterili.
L’industria litica proveniente dalla scavo Mochi, in selce, diaspro, quarzite, più raramente calcare, era distribuita fra gli strati 4,8,10.
Nello strato 4 furono raccolti solo una ventina di strumenti ( sensu Bordes), comprendenti 2 schegge Levallois tipiche, una punta pseudolevallois, una punta musteriana, 17 raschiatoi, tra semplici, trasversali e convergenti. Appena più abbondante l’insieme dello strato 10: una trentina circa di strumenti, comprendenti 5 elementi Levallois, 20 raschiatoi di tipi diversi, 1 coltello a dorso, 2 incavi e 3 denticolati. Vi si associano 90 avanzi di lavorazione. La maggior parte dell’industria proviene dallo strato 8: 219 strumenti, accompagnati da 139 schegge di rifiuto, 10 schegge di ravvivamento ed 11 nuclei, di cui uno discoidale.
Prendendo in considerazione l’insieme, sufficientemente abbondante, dello strato 8, si tratterebbe di uno Charenziano, a punte musteriane molto rare. La fauna associata al Musteriano, raccolta dal Mochi nel 1914, comprende resti di grandi pachidermi: il rinoceronte di Merk è sicuramente presente sia nello strato 8 che nello strato 10. L’elefante antico è segnalato solo nello strato 8.
Le specie di foresta e di macchia appaiano molto frequenti e risultano presenti in tutti gli strati, in particolare sono abbondanti il Daino, Il Cervo e il Capriolo; un pò più raro il Cinghiale. Tali specie sono accompagnati da Uro, Bisonte e Cavallo. Da notare l’assenza assoluta di caprini come stambecchi e camosci. I Carnivori sono rappresentati dall’Orso Bruno, Orso speleo, iena e leopardo.

Nel 1937, dopo gli scavi del Topa, il dott. De Fiore dell’ Ist .Geopaleontogico di Messina effettuò delle ricerche geomorfologiche sul luogo, gettando nuova luce sui terrazzamenti quaternari nella regione.
Nello stesso periodo Luigi Cardini ( Istituto Italiano Paleontologia Umana) iniziò ad interessarsi nella zona e nel 1957, insieme a Blanc, riesaminando il giacimento, consentì di identificare un lembo di spiaggia fossile, attribuibile verosimilmente all’ultimo periodo interglaciale, sul quale insiste una serie di strati di notevole potenza e dettaglio che ben si presta ad uno scavo. I due studiosi, in pratica, affermarono che la maggior parte del deposito era ancora in posto e ben scavabile per continuare le ricerche.

Stato dei luoghi:
1) Nel settore nord-est del sito di torre Talao è presente un deposito pluristratificato costituito da alternanza classiche ( limi, sabbie, ghiaie, brecce più o meno cementate) contenenti resti fossili faunistici ed industria musteriana. Molto probabilmente questo deposito si era accumulato all’interno e nell’area prospiciente di una grotta, della quale attualmente rimangono solo le pareti perimetrali; la volta è stata erosa nel corso degli eventi geotettonici quaternari. Detta grotta si apriva sul versante nordorientale del piccolo rilievo calcareo, attualmente in corrispondenza di un terrazzamento artificiale di fattura recente, a quota 15-17 m. s.l.m. Questo rilievo ha una forma ellittica orientata Nordest-Sudovest, (con asse NE-SO di circa 250 m. ed asse NO-SE di circa 100 m), e quota massima di circa 25 m. s.l.m.
2) La collina è attualmente circondata da una piana sabbiosa di costituzione recente che, secondo Blanc e Cardini (1958-61), si dovrebbe essere costruita nel corso della seconda metà del secolo scorso. Molto probabilmente gli eventi glaciali del Pleistocene hanno disegnato la morfologia attuale del rilievo calcareo e ne hanno determinato le alterne connessioni con la costa interna. Sui fianchi della collina si aprono diverse altre cavità più o meno grandi e profonde, attualmente con riempimento scarso o assente. L’analisi geologica preliminare ha permesso di individuare tre fasce di litodomi poste a diverse altezze sul livello del mare: 5-6 m, 7-8,5 m, 18-19 m. ( com. pers. Del geologo Paolo Mozzi). Per cercare di definire le attuali consistenze e possibilità di studio offerte dal deposito, è stato effettuato un intervento di scavo esplorativo nell’area. Il saggio 1 ha permesso di mettere in luce, ad una profondità di 2,20 metri dal piano campagna (16,35 m), la superficie di un suolo bruno-rossastro cementato ricco di resti fossili animali. Il saggio 2, localizzato nell’area dei vecchi scavi Mochi e Topa, ha permesso di mettere in luce un grosso blocco di crollo delle pareti e della volta, poggiato su una spessa stalagmite, che copre, un deposito bruno-rossastro debolmente cementato ricco di ossa e industria; sulla stalagmite rimangono ancora lembi di un altro deposito simile, interposto fra la stalagmite e il crollo. Circa ad 1,5 m. ad est di questo blocco, in un piccolo saggio di un metro di lato, è stato individuato un livello nerastro ricco di carboni e ossa combuste contenenti abbondanti resti faunistici ed industria; queste evidenze indicano che sono ancora in posto parti consistenti di deposito antropico, il cui scavo ed analisi permetterebbe di avanzare nuovi contributi allo studio delle comunità musteriane del versante tirrenico della Calabria.

Negli Atti dell’Accademia Peloritana dei Pericolanti, Classe di Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali. Vol. LXXXV, C1A0701010 (2007) Adunanza del 15 maggio 2006 riguardanti i depositi a vertebrati continentali del Pleistocene della Calabria, a cura di Gabriella Mangano è possibile leggere:
“I risultati ottenuti dalle recenti dettagliate ricerche sulle faune a vertebrati continentali
del Pleistocene della Sicilia [1, 2, 3] hanno fatto sorgere la necessità di una maggiore
conoscenza dei depositi analoghi della Calabria meridionale, la cui documentazione paleontologica `e indispensabile per chiarire le modalità e i tempi di dispersione nell’isola delle faune a vertebrati provenienti dal continente. In questa nota viene presentato un primo censimento dei depositi a vertebrati continentali del Pleistocene della Calabria. Tale ricerca fa seguito a quelle gi`a realizzate per i depositi del Pleistocene della Sicilia [4, 5]. Le località, elencate in ordine alfabetico e suddivise per provincia, sono state riunite in tre gruppi, in base all’attribuzione cronologica dei depositi (Pleistocene medio, Pleistocene superiore, Tardiglaciale); in un quarto gruppo, infine, sono riunite le località per le quali mancano precise indicazioni circa la provenienza e/o la posizione stratigrafica dei resti. Per ciascun sito `e stata realizzata una scheda contenente una breve descrizione del deposito, il tipo di ambiente di sedimentazione, l’elenco dei taxa, l’attuale collocazione dei resti e la bibliografia consultata. Nello stilare l’elenco dei taxa si `e tenuto conto delle diverse attribuzioni tassonomiche operate nel tempo dai vari autori e si `e scelto di utilizzare quelle più recenti, ponendo tra parentesi quelle più antiche insieme ai relativi riferimenti bibliografici. Nel caso in cui la denominazione attuale del taxon sia cambiata, `e stata mantenuta quella originale data dagli autori e si `e posta tra parentesi quadre quella corretta. La distribuzione dei depositi è illustrata in Figura 1.


FIGURA 1. Distribuzione dei principali depositi a vertebrati continentali del Pleistocene della Calabria: 1) Bacino del Mercure; 2) Contrada Iann´ı; 3) Torre Nave; 4) Torre Talao; 5) Scoglio di S. Giovanni; 6)Castrolibero; 7) Mosorrofa; 8) Ravagnese; 9) S. Francesco – Contrada Corvo; 10) Contrada Morrocu; 11) Terreti; 12) Bovetto; 13) Contrada Condera - Spirito Santo; 14) Vibo Valentia; 15) Grotta della Madonna; 16) Praia a Mare; 17) Grotta del Romito. (Legenda: quadrato = depositi del Pleistocene medio; cerchio nero = depositi del Pleistocene superiore; triangolo = depositi del Tardiglaciale)

• Torre Talao
Situato nel comune di Scalea, Torre Talao `e un rilievo carbonatico alto circa 25 m, caratterizzato dalla presenza di grotte e piccole cavità naturali, poste a pochi metri sul
livello del mare, nelle quali sono stati rinvenuti abbondanti resti di faune e industrie musteriane. I depositi, segnalati per la prima volta da Lovisato [22] e indagati a più riprese da vari studiosi, non sempre con criteri scientifici, sono stati in parte danneggiati. I resti ossei attualmente conservati mancano di indicazioni relative sia alla provenienza che alla posizione stratigrafica.
Fauna: Testudo graeca [recte Testudo (s.l.) sp.], Felis leo var. spelaea [recte Panthera
leo spelaea], Hyaena crocuta var. spelaea [recte Crocuta crocuta spelaea], Ursus spelaeus, Elephas antiquus, Equus caballus, Rhinoceros merckii [recte Stephanorhinus kirchbergensis], Sus scrofa, Hippopotamus amphibius (= H. pentlandi [18]), Cervus elaphus, Cervus dama [recte Dama dama], Bos taurus var. primigenius [recte Bos primigenius], Bison priscus.
Ambiente: grotta.
Collocazione: Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria; Museo Archeologico
di Lamezia Terme (CZ).
Bibliografia: [15, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25].

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