lunedì 16 agosto 2010

VITA DA DONNE


Di Monica De Carlo
Dopo aver rotto il ghiaccio onnipresente quando si parla di donne, (questione femminile, pari opportunità etc etc, qualunque nome vogliate dare all’argomento), con “le brave ragazze non fanno carriera”, oggi parleremo di donne e media. La televisione è lo strumento di potere in assoluto.
Sono molte le donne che lavorano nel mondo dello spettacolo. I nostri amici dell’associazione ACT (agire con il teatro) che si esibiscono in questi giorni a La Bruca a Scalea ci hanno dato lo spunto. Il 20 agosto metteranno in scena “Voci di Desdemona” , un’opera che “urla” il dolore delle vittime di violenza. Quella subdola e silenziosa che si nasconde fra le mura di casa. Il posto che dovrebbe dare rifugio e invece dà dolore.
Ebbene questi giovani artisti e lavoratori raccontano un lato del mondo plurisfaccettato della donna e nello stesso tempo lo vivono. E allora, come è la situazione nel mondo della comunicazione di massa?
I dati sono quelli del rapporto Censis 2009. L’invito e l’intento sono quelli di fornire un quadro quanto più reale e obiettivo della nostra società perché parlare di donne significa parlare di tutti.
Il femminismo è una forma di ignoranza come tutte le teorie che remano verso le disuguaglianze.
Questo è per mettere subito in chiaro che i fanatismi non ci interessano. La crescita culturale si.
Il Censis svolge un preciso compito di osservatorio dell’evoluzione culturale di una società pertanto fornisce dati obiettivi.
Nell'ambito del progetto europeo «Women and media in Europe», ha realizzato un'indagine sull'immagine della donna nella televisione italiana, in collaborazione con la Fondazione Adkins Chiti: Donne in musica e Fondazione Risorsa Donna. Attraverso l'analisi dei contenuti di 578 programmi televisivi d'informazione, approfondimento, cultura, intrattenimento sulle 7 emittenti nazionali (Rai, Mediaset, La7), emerge che le donne, nella fascia preserale, ricoprono soprattutto ruoli di attrici (56,3%), cantanti (25%) e modelle (20%). L'immagine più frequente dunque è quella della "donna di spettacolo".
Piacevoli, collaborative, positive. La donna in tv è rappresentata in maniera positiva, come protagonista della situazione, ma generalmente, lo spazio offerto alla figura femminile è gestito da una figura maschile "ordinante".
Belle, patinate e soprattutto giovani. L'immagine della donna risulta polarizzata tra il mondo dello spettacolo e quello della violenza della cronaca nera. C'è una distorsione rispetto al mondo femminile reale: le donne anziane sono invisibili (4,8%), lo status socioeconomico percepibile è medioalto, e solo nel 9,6% dei casi è basso, mentre le donne disabili non compaiono mai. I temi a cui la donna viene più spesso associata sono quelli dello spettacolo e della moda (31,5%), della violenza fisica (14,2%) e della giustizia (12,4%); quasi mai invece alla politica (4,8%), alla realizzazione professionale (2%) e all'impegno nel mondo della cultura (6,6%).
L'intrattenimento. Il conduttore è uomo (58%), lo stile di conduzione è ironico (39,2%), malizioso (21,6%) e un po' aggressivo (21,6%); i costumi di scena sono audaci (36,9%), le inquadrature voyeuristiche (30%) e solo nel 15,7% dei casi sottolineano le abilità artistiche della donna. L'estetica complessiva è quella dell'avanspettacolo mediocre (36,4%) e scadente (28,9%). Nei reality in particolare, della donna si sottolineano invece doti di adattamento, furbizia e spregiudicatezza.
L'informazione: la donna del dolore. Nell'informazione la donna compare soprattutto all'interno di un servizio di cronaca nera (67,8%), in una vicenda drammatica in cui è coinvolta come vittima di violenze, stupri e prevaricazioni di ogni tipo. E il suo intervento, in un servizio televisivo, dura fino a venti secondi, nel 45,2% dei casi.
I programmi di approfondimento. Il timone della conduzione è in mano agli uomini (63%). Ma se le donne intervengono in qualità di "esperte" lo sono soprattutto su argomenti come l'astrologia (20,7%), la natura (13,8%), l'artigianato (13,8%) e la letteratura (10,3%).
Le donne della fiction. E' il genere che meglio descrive l'evoluzione della condizione delle donna, la quale viene rappresentata come dirigente di distretti di polizia, come medico e avvocato in carriera. “
Il resto d’Europa va nel senso opposto al nostro, come al solito, e le principali emittenti televisive europee trasmettono messaggi che sottolineano che la tematica del contrasto agli stereotipi di genere viene assunta come un grande impegno democratico e civile.
"Essere donna è così affascinante. E´ un´avventura che richiede un tale coraggio, una sfida, che non finisce mai. " (Oriana Fallaci)

1 commento:

  1. Prima di tutto noi di ACT (Agire Col Teatro) ci teniamo a ringraziarVi per l'attenzione dedicataci che rende così il nostro impegno e lavoro più ricco e utile. L'articolo presenta davvero uno spaccato interessante, parlare di donna all'interno della società è un argomento assai ampio e complicato, che può davvero prendere infinite sfumature, del resto ciò palesa la ricchezza e il fascino che è proprio dell'emisfero femminile e umano in genere. I dati qui sopra pubblicati sono esplicativi di una situazione generale più che evidente e che purtroppo appiattisce invece la complessità dell'essere donna. 67,8% nella cronaca nera... come non soffermarsi almeno un attimo su questo dato agghiacciante, che ci riguarda più da vicino in quanto attraverso "Voci di Desdemona" ci occupiamo di violenza domestica e dei delitti passionali. Indagini statistiche parlano della violenza come prima causa di morte delle donne fra i 16 e i 50 anni: più delle malattie e più delgli incidenti, la gran parte degli episodi avviene fra le mura domestiche, nel luogo considerato più sicuro, in famiglia, e a opera delle persone più vicine: mariti, padri, conviventi, fidanzati, parenti, colleghi di lavoro. E' palese quindi quanto un'immagine degradante, sminuente e superficiale con cui veniamo quotidianamente bombardati dalle televisioni diffonda un'idea che rende la donna oggetto e non persona con una propria dignità. E' possibile che una tale tendenza possa in qualche modo leggittimare e alimentare gli atti di violenza costanti e numerosi di cui sopra?

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