martedì 22 febbraio 2011

QUESTIONE DI SCELTE

Scorrendo le varie determine pubblicate sul sito del Comune di Scalea non si può non notare come uno dei maggiori problemi sia la gestione del contenzioso giudiziario. Significa che è tanta la spesa che nel complesso l’Ente deve affrontare per far fronte alle chiamate in causa.
Decreti ingiuntivi, cause di lavoro, sanzioni varie, fanno, sommati fra loro, un bel gruzzoletto, in ordine di spesa.
Partiamo dal fatto che, come tutti ben sanno in questa epoca di recessione, il decreto ingiuntivo altro non è che un ordine impartito da un Giudice di pagare una certa somma. Tale ordine, per legge, è subordinato ad alcuni requisiti del credito che si assume di avere. Certezza, liquidità ed esigibilità. Vuol dire che la maggior parte delle volte si tratta di fatture non pagate a fornitori, servizi ecc. In pratica se fate un lavoro e il committente non vi paga, con la fattura e qualche altro semplice documento potrete ottenere un decreto ingiuntivo.
Perché vi diciamo tutto questo? E’ ovvio che un Ente incorre in centinaia di queste situazioni e non c’è da stupirsi.
Ciò che stupisce è piuttosto il fatto di deliberare di resistere in giudizio e quindi di opporsi ai vari decreti ingiuntivi e poi leggere la delibera di giunta n. 18 del 08/02/2011.
Con questa delibera si aggiornano gli importi di vendita dei terreni comunale che vengono venduti a prezzo ridotto del 50%. La cosa interessante però è scoprire è possibile accedere a questo vantaggio in maniera piuttosto semplice.
Dice la Giunta:” per poter accedere all’alienazione a prezzo ridotto del 50% occorre che gli interessati dimostrino il possesso del terreno ultraventennale e che gli stessi terreni siano oggetto di controversia per cause in corso o vinte in primo grado dall’occupante e rinunzia del Comune all’appello”.
Parliamo per esempi che è più facile. Diciamo che Tizio ha fatto causa al Comune chiedendo l’usucapione (la proprietà) di un terreno comunale. Il Giudice di primo grado dà ragione a Tizio. Il Comune invece di affrontare le spese di un appello, probabilmente inutile, decide di vendere il terreno a Tizio, a prezzo ultra ridotto. Fin qui tutto ok. Anzi, in questo modo l’Ente guadagna invece di spendere.
Ma quando si parla di “causa in corso” cosa si intende? Vuol dire che Caio notifica un atto chiedendo che gli venga riconosciuta la proprietà per usucapione di un terreno comunale, affermando di avere il possesso ultraventennale. Lo afferma e basta. Investe qualche euro e la causa è in corso. E’ una stupidaggine affermare “occorre che gli interessati dimostrino il possesso del terreno ultraventennale”. Solo una Sentenza di un giudice potrà o meno affermare tale possesso, non di certo il Comune di Scalea.
Cosa comporta tutto ciò? Comporta che si apre una falla pericolosa nel sistema del patrimonio comunale. Chiunque può affermare, anche falsamente, di possedere un terreno comunale da oltre 20 anni. Questa semplice affermazione consente, almeno nella teoria della delibera, di accedere alla trattativa con l’Ente e comprare un terreno comunale (quindi di tutti) a quattro soldi.
Allora ci chiediamo. Quali cause convengono di più? Cercare di conservare il patrimonio comunale oppure opporsi a richieste di pagamento per forniture e servizi di cui si è effettivamente fruito?
Certamente questo articolo susciterà un fiume di lamentele e reazioni varie.
Anticipiamo qualche commento dicendo che trasparenza vuol dire non solo prendere visione degli atti pubblici ma anche avere il diritto di valutarli.
Il direttivo

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