da "la gazzatta del sud" on line
Belvedere e le reliquie di San Valentino Fede, fascino e mistero in quell'ampolla custodita nel convento dei frati Cappuccini
di Vincenzo Pitaro
È una storia certamente ricca di fascino e mistero, una tradizione che continua sempre più a suscitare vivo interesse (sia in Calabria che fuori) quella che, ogni anno, festosamente, ruota intorno alla ricorrenza del 14 febbraio, nel comune di Belvedere Marittimo e, di conseguenza, anche nel convento dei Frati Cappuccini. È all'interno di questo monastero, infatti, che da tempi antichissimi si custodiscono parte delle reliquie di San Valentino Martire, vescovo di Terni e patrono degli innamorati. Qualcuno, a dire il vero, un po' di anni addietro, si era avventurato (invano), cercando di alimentare qualche piccolo dubbio sul fatto che quell'ampolla - che raccoglie parte del sangue del santo protettore degli innamorati, martirizzato a Roma il 14 febbraio del 273 - potesse addirittura appartenere non al vescovo di Terni ma ad un altro santo di nome Valentino. Ciò poiché «le spoglie del martire romano, risulterebbero custodite, già 80 anni prima» che il reliquario arrivasse nel centro tirrenico cosentino, «nella basilica a Lui intitolata», eretta nel IV secolo sulla collina della città umbra, al 63° miglio della via Flaminia, luogo in cui, appunto, fu sepolto dopo la sua decapitazione. Le spoglie di San Valentino, come si sa, furono rinvenute, non del tutto integre, dopo oltre un millennio dalla sua morte, nel 1605 e sistemate definitivamente, nella Basilica, nel 1618.
Ebbene, a quanto pare, non esisterebbero, negli archivi vaticani, dati che escludono che parte del sangue non possa essere stata conservata altrove, per lungo tempo. Per di più non esistono neppure dati certi, capaci di escludere in maniera assoluta la presenza di ampolle contenenti il sangue del martire, e quindi l'esistenza di più reliquie dello stesso santo. Non a caso qualche agiografo sostiene che potrebbero essere sparse in varie chiese d'Italia: in Sardegna come in Liguria, in Puglia come in Calabria.
Sull'autenticità delle reliquie (venute alla luce, per puro caso, in quel lontano 1969, nel convento di Belvedere Marittimo, in seguito alla rimozione di alcune tele di San Francesco e San Daniele), intanto, appare piuttosto difficile poter confutare.
A riprova che tra le mura di quel convento, l'urna ha «riposato» per più di tre secoli, prima che venisse scoperta da padre Terenzio Mancina, difatti è più che sufficiente la «bolla» cardinalizia dell'epoca; un documento ufficiale della Chiesa, con tanto di sigillo dello Stato Pontificio, recante in calce la firma di Mons. Gaspare Del Carpine. Un'autentica che fra l'altro è suffragata anche da un atto notarile. Da essa si evince che le reliquie di San Valentino sono pervenute a Belvedere Marittimo, in dono, per volontà di Papa Clemente XI, il 24 maggio del 1700.
Ecco, testualmente, quanto si legge in quella lettera, inviata dagli uffici della Santa Sede e conservata in copia originale nel convento dei Padri Cappuccini di Belvedere Marittimo: «Noi Mons. Gaspare Del Carpine, per misericordia di Dio, Vescovo di Sabina, Cardinale della Santa Chiesa, Vicario del Nostro Signore il Papa e Giudice dell'Alma Città e i suoi distretti, a tutti e ai singoli che leggeranno queste nostre lettere, facciamo fede e attestiamo, a maggior gloria di Dio onnipotente e della sua Santa Gloria, che abbiamo dato in dono al Signor Valentino Cinelli il Santo Sangue tratto dal corpo del Martire San Valentino, trovato col suo nome proprio dal tempo passato e sottoposto al martirio. Dono per volontà di Sua Santità nostro Signore il Papa, posto in un'urna di legno coperto con tarla ondulata, ben chiusa e legata con filo di seta colore rosso e segnata col nostro sigillo. Le sopraddette reliquie le abbiamo consegnate al Signor Valentino Cinelli e al medesimo abbiamo concesso la facoltà, affinché possano essere trattenute con sé o donate ad altri, portate fuori città ed esposte alla venerazione dei fedeli in qualsiasi chiesa o cappella pubblica...». Al margine della stessa lettera, datata 1700, fa seguito poi la postilla di un notaio, Francesco La Regina, probabilmente del luogo, il quale attesta che le reliquie inviate in dono dal cardinale Del Carpine vengono consegnate nelle mani del reverendo Padre Samuele da Belvedere.
Fin qui, dunque, la certezza. Il resto sembra a tutt'oggi un impenetrabile mistero.
Nessun commento:
Posta un commento