mercoledì 1 febbraio 2012

LA SOLUZIONE ALLA CRISI E' LA DECRESCITA?

Serge Latouche è un economista e filosofo francese. È uno degli animatori de La Revue du MAUSS, presidente dell'associazione «La ligne d'horizon», è professore emerito di Scienze economiche all'Università di Parigi XI e all'Institut d'études du devoloppement économique et social (IEDES) di Parigi.

FONTE ERASUPERBA.IT

IL MITO DELLA TORTA

“Siamo dentro alla teologia della crescita e non ne vediamo la stupidità. Dobbiamo ritrovare il senso della misura, restituire il suo significato alla parola lavoro. I tempi sono maturi per un cambiamento radicale del nostro stile di vita…” Serge Latouche

Nel pieno di una crisi economica, sociale, culturale, della quale si fatica a vedere l’uscita, fra cambiamenti climatici, inquinamento, disoccupazione e peggioramento delle condizioni di lavoro, qual è la soluzione proposta da politici di ogni schieramento, economisti, giornalisti, industriali, sindacati, insomma da tutti? La parola magica: crescita, alias lavorare, produrre e consumare di più, nell’attesa che una tecnologia verde arrivi a salvarci dai suoi effetti collaterali. La via maestra passa per l’obsolescenza programmata di mercati saturi, come l’automobile e la telefonia, per la produzione di nuovi bisogni, per il concetto di povertà relativa, tutto con l’obbiettivo di rilanciare la produzione/consumo.

Ma la crescita illimitata è auspicabile in un pianeta dalle risorse finite? Lavorare e consumare di più è davvero il fine dell’esistenza? Oggi, finita la sbornia del boom, dentro lo scenario peggiore, la società della crescita senza crescita , il segno meno del Pil, incubo evocato in ogni talk show, iniziamo a chiedercelo. Per rifiutare il dogma che la crescita è buona, sempre e per tutti bisogna decolonizzare l’immaginario e uscire dalla cultura che la considera una verità rivelata, quasi religiosa: questa è la provocazione della decrescita serena proposta dal professore francese Serge Latouche.

Nel suo ultimo libro, Latouche sfata il mito della torta che lievita all’infinito producendo più fette per tutti; è ora di chiedersi non quanto la torta della crescita potrà lievitare, ma quale sia la lista degli ingredienti: buoni o tossici? Ma se l’economia è una religione, chi pratica la decrescita deve essere il suo ateo, e vivere come se non esistesse! Solo sospendendo la fede acritica nella crescita, potremo percepire la tossicità della torta, e non mangiarla più! I movimenti che si ispirano alla decrescita propongono un’autoriduzione volontaria, serena, della produzione e del consumo all’insegna del meno, ma meglio: non abolire il mercato, ma ricondurlo a semplice spazio sociale dello scambio impersonale; ristabilire un equilibrio tra uomo e ambiente; rilocalizzare la produzione di cibo; riscoprire la qualità della vita La decrescita è una rivoluzione culturale, da non confondere con l’ambigua retorica della crescita verde, un’opulenza frugale che deriva dalla presa di coscienza che l’aumento dei consumi non può essere l’unico nostro orizzonte, a scapito dell’esistenza del nostro stesso pianeta.

Andrea Macciò "


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1 commento:

  1. condivido in pieno al 100% anch'io mi sto adoperando per diffondere queste idee.
    massimosparagno.blogspot.it

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