Fonte:www.cafebabel.it.
INCHIESTA di Simone d'Antonio @ 23/06/10
Giovani amministratori locali alla riscossa. Un fenomeno tutto italiano?
Impegnarsi in politica nella propria città può essere la ricetta migliore per guarire un paese malato d’immobilismo? In Italia, dove sono oltre 23mila i giovani che siedono nelle amministrazioni locali, sembra di sì. Un piccolo esercito di under 35, spesso invisibile sui media nazionali, ma composto da ragazzi e ragazze che vedono la politica come servizio verso il proprio territorio più che come un mestiere da svolgere per tutta la vita. E nel resto d’Europa?
Le cifre del Rapporto Cittalia (il centro studi dell’Associazione italiana dei Comuni) sui giovani amministratori parlano chiaro: il 18,8% degli oltre 123mila amministratori locali ha meno di trentacinque anni. Un dato notevole se confrontato con la scarsa presenza di giovani in Parlamento (3,5% del totale) o nelle Regioni (2,3% degli eletti).
«È più facile che sia un sindaco giovane a proporre l’introduzione del Wi-fi gratuito piuttosto che qualcuno ancora in difficoltà nell’usare il computer»
A colpire di più è l’altissimo numero di giovani impegnati in politica nei comuni più piccoli - il 70% del totale nei centri con meno di 5.000 abitanti - che indica un impegno diretto da parte degli under 35 per evitare il declino e lo spopolamento di queste piccole comunità. «Qui si vive in una condizione di benessere impossibile da raggiungere nelle grandi città – spiega Simona Rossotti, sindaco 29enne di Perlo, comune di appena 130 abitanti in provincia di Cuneo. – Sempre più giovani scelgono di restare a vivere qui, di ristrutturare casa e di far crescere i propri figli in una comunità che viene vissuta come una famiglia e dove è possibile costruire nuovamente un forte senso di identità». Nonostante la giovane età, Simona è già al suo secondo mandato di sindaco ed ha iniziato ad impegnarsi in politica a diciotto anni, spinta dalla molla della passione. «Quando ero bambina – spiega- e vedevo che nel comune non c’era niente, volevo fare qualcosa per rendere il mio paese più vivibile e pian piano ci stiamo riuscendo: Perlo era un comune dove non c’erano luoghi pubblici adeguati per vivere la città, mentre ora ne abbiamo creati e abbiamo migliorato l’illuminazione pubblica, con una lampadina per ogni abitante».
Giacomo D’Arrigo Consigliere comunale a Nizza di Sicilia La voglia di fare e l’entusiasmo sono una costante nell’impegno dei giovani che siedono nei consigli comunali (il 77% del totale dei giovani eletti) o nelle giunte, in qualità di assessore o addirittura di sindaco, come nel caso di Matteo Renzi, trentacinquenne sindaco di Firenze, che con la sua elezione, nel 2009, ha rilanciato il dibattito nazionale sul contributo che i giovani possono dare alle amministrazioni locali. «Da parte nostra esiste una percezione diversa di alcune tematiche e di alcune proposte – afferma Giacomo D’Arrigo, consigliere comunale di Nizza di Sicilia e coordinatore di Anci Giovane
– è più facile che sia un sindaco giovane a proporre l’introduzione del Wi-fi gratuito piuttosto che qualcuno ancora in difficoltà nell’usare il computer».
L’innovazione, il rapporto con l’Europa, la modernizzazione dei territori sono dei temi costanti nell’azione dei giovani che si impegnano a livello locale, che, nonostante qualche difficoltà iniziale con delibere e procedure, riescono ad ottenere risultati concreti guardando alla politica con maggiore disincanto di quanto si immagini. «Quando sei giovane – sottolinea D’Arrigo – ci sono aspettative e spinte emotive all’impegno che possono rivelarsi utili per l’intera comunità. Sei motivato dal cambiamento, dall’innovazione e a beneficiarne essere sono anche i partiti e le istituzioni».
Pierre Adrien Babeau Giovane assessore a Neuilly-sur-Seine (Francia)La politica nazionale stenta però ad accorgersi di questo fenomeno, molto più forte in Italia che nel resto dei paesi europei, dove l’età media degli eletti nei consigli locali è decisamente più alta, come in Gran Bretagna e Francia. «Ci sono ancora pochi giovani eletti in Francia – afferma il presidente dei Jeunes Elus francesi, Pierre Adrien Babeau, 27 anni, assessore a Neuilly-sur-Seine, - basta guardare l’età media dei deputati - cinquantasei anni - per vedere che i giovani sono molto poco rappresentati. La politica è considerata un mestiere da molti dei nostri uomini politici, e i partiti sono bloccati dai più anziani, e a loro volta le città, i dipartimenti e le regioni sono anch’essi dei baronati».
La situazione non migliora nel Parlamento Europeo, dove solo l’8% degli eletti ha meno di 35 anni. Eppure anche nel resto d’Europa il contributo dei giovani alla vita locale può essere significativo per mettere al centro dell’azione politica temi come il lavoro, la casa o gli studi. «I giovani s‘impegnano a livello locale soprattutto per convinzione– sottolinea Babeau. - Per fare politica bisogna essere liberi e per essere liberi non bisogna dipendere dalla politica. L’impegno politico non deve essere una carriera, altrimenti la paura di perdere il mandato potrà compromettere il modo di agire».
Da sinistra: Simona Rossotti, Giacomo D’Arrigo e Nicola Chionetti Chionetti, classe 1986, è il più giovane sindaco d’Italia. Dal 2009 è il Primo Cittadino di Dogliani (Cuneo)
In Italia solo rari momenti d‘incontro riescono a riproporre sulla stampa il valore positivo di questo impegno generazionale. L’Anci Giovane (costola giovanile dell’Associazione dei comuni) a Taormina, ha rilanciato il dibattito fra i giovani eletti, sui requisiti necessari per fare politica oggi in Italia. Sorprendente la risposta al sondaggio sul tema: per il 45,5% degli intervistati è ancora necessario un “padrino” politico, mezzo ben più efficace rispetto alla preparazione e al valore individuale per farsi strada anche a livello locale. «Il padrino aiuta ma non è indispensabile – sostiene Riccardo Rivani, ventisei anni, assessore al bilancio a Minerbio (Bologna). – Accade piuttosto spesso che giovani competenti si trovino in difficoltà perché incontrano nel loro cammino persone sostenute da padrini che gli mettono, inevitabilmente, i bastoni fra le ruote. Anche nel mio comune – prosegue Rivani - non è stato facile vincere le resistenze e lo scetticismo di chi faceva politica da tempo, ma siamo comunque riusciti ad eleggere un sindaco e due assessori under 35». L’ennesima conferma di quello che provano ogni giorno i tanti giovani impegnati in politica: quando c’è la passione si può avere la meglio su tutto.
INCHIESTA di Simone d'Antonio @ 23/06/10
Giovani amministratori locali alla riscossa. Un fenomeno tutto italiano?
Impegnarsi in politica nella propria città può essere la ricetta migliore per guarire un paese malato d’immobilismo? In Italia, dove sono oltre 23mila i giovani che siedono nelle amministrazioni locali, sembra di sì. Un piccolo esercito di under 35, spesso invisibile sui media nazionali, ma composto da ragazzi e ragazze che vedono la politica come servizio verso il proprio territorio più che come un mestiere da svolgere per tutta la vita. E nel resto d’Europa?
Le cifre del Rapporto Cittalia (il centro studi dell’Associazione italiana dei Comuni) sui giovani amministratori parlano chiaro: il 18,8% degli oltre 123mila amministratori locali ha meno di trentacinque anni. Un dato notevole se confrontato con la scarsa presenza di giovani in Parlamento (3,5% del totale) o nelle Regioni (2,3% degli eletti).
«È più facile che sia un sindaco giovane a proporre l’introduzione del Wi-fi gratuito piuttosto che qualcuno ancora in difficoltà nell’usare il computer»
A colpire di più è l’altissimo numero di giovani impegnati in politica nei comuni più piccoli - il 70% del totale nei centri con meno di 5.000 abitanti - che indica un impegno diretto da parte degli under 35 per evitare il declino e lo spopolamento di queste piccole comunità. «Qui si vive in una condizione di benessere impossibile da raggiungere nelle grandi città – spiega Simona Rossotti, sindaco 29enne di Perlo, comune di appena 130 abitanti in provincia di Cuneo. – Sempre più giovani scelgono di restare a vivere qui, di ristrutturare casa e di far crescere i propri figli in una comunità che viene vissuta come una famiglia e dove è possibile costruire nuovamente un forte senso di identità». Nonostante la giovane età, Simona è già al suo secondo mandato di sindaco ed ha iniziato ad impegnarsi in politica a diciotto anni, spinta dalla molla della passione. «Quando ero bambina – spiega- e vedevo che nel comune non c’era niente, volevo fare qualcosa per rendere il mio paese più vivibile e pian piano ci stiamo riuscendo: Perlo era un comune dove non c’erano luoghi pubblici adeguati per vivere la città, mentre ora ne abbiamo creati e abbiamo migliorato l’illuminazione pubblica, con una lampadina per ogni abitante».
Giacomo D’Arrigo Consigliere comunale a Nizza di Sicilia La voglia di fare e l’entusiasmo sono una costante nell’impegno dei giovani che siedono nei consigli comunali (il 77% del totale dei giovani eletti) o nelle giunte, in qualità di assessore o addirittura di sindaco, come nel caso di Matteo Renzi, trentacinquenne sindaco di Firenze, che con la sua elezione, nel 2009, ha rilanciato il dibattito nazionale sul contributo che i giovani possono dare alle amministrazioni locali. «Da parte nostra esiste una percezione diversa di alcune tematiche e di alcune proposte – afferma Giacomo D’Arrigo, consigliere comunale di Nizza di Sicilia e coordinatore di Anci Giovane
– è più facile che sia un sindaco giovane a proporre l’introduzione del Wi-fi gratuito piuttosto che qualcuno ancora in difficoltà nell’usare il computer».
L’innovazione, il rapporto con l’Europa, la modernizzazione dei territori sono dei temi costanti nell’azione dei giovani che si impegnano a livello locale, che, nonostante qualche difficoltà iniziale con delibere e procedure, riescono ad ottenere risultati concreti guardando alla politica con maggiore disincanto di quanto si immagini. «Quando sei giovane – sottolinea D’Arrigo – ci sono aspettative e spinte emotive all’impegno che possono rivelarsi utili per l’intera comunità. Sei motivato dal cambiamento, dall’innovazione e a beneficiarne essere sono anche i partiti e le istituzioni».
Pierre Adrien Babeau Giovane assessore a Neuilly-sur-Seine (Francia)La politica nazionale stenta però ad accorgersi di questo fenomeno, molto più forte in Italia che nel resto dei paesi europei, dove l’età media degli eletti nei consigli locali è decisamente più alta, come in Gran Bretagna e Francia. «Ci sono ancora pochi giovani eletti in Francia – afferma il presidente dei Jeunes Elus francesi, Pierre Adrien Babeau, 27 anni, assessore a Neuilly-sur-Seine, - basta guardare l’età media dei deputati - cinquantasei anni - per vedere che i giovani sono molto poco rappresentati. La politica è considerata un mestiere da molti dei nostri uomini politici, e i partiti sono bloccati dai più anziani, e a loro volta le città, i dipartimenti e le regioni sono anch’essi dei baronati».
La situazione non migliora nel Parlamento Europeo, dove solo l’8% degli eletti ha meno di 35 anni. Eppure anche nel resto d’Europa il contributo dei giovani alla vita locale può essere significativo per mettere al centro dell’azione politica temi come il lavoro, la casa o gli studi. «I giovani s‘impegnano a livello locale soprattutto per convinzione– sottolinea Babeau. - Per fare politica bisogna essere liberi e per essere liberi non bisogna dipendere dalla politica. L’impegno politico non deve essere una carriera, altrimenti la paura di perdere il mandato potrà compromettere il modo di agire».
Da sinistra: Simona Rossotti, Giacomo D’Arrigo e Nicola Chionetti Chionetti, classe 1986, è il più giovane sindaco d’Italia. Dal 2009 è il Primo Cittadino di Dogliani (Cuneo)
In Italia solo rari momenti d‘incontro riescono a riproporre sulla stampa il valore positivo di questo impegno generazionale. L’Anci Giovane (costola giovanile dell’Associazione dei comuni) a Taormina, ha rilanciato il dibattito fra i giovani eletti, sui requisiti necessari per fare politica oggi in Italia. Sorprendente la risposta al sondaggio sul tema: per il 45,5% degli intervistati è ancora necessario un “padrino” politico, mezzo ben più efficace rispetto alla preparazione e al valore individuale per farsi strada anche a livello locale. «Il padrino aiuta ma non è indispensabile – sostiene Riccardo Rivani, ventisei anni, assessore al bilancio a Minerbio (Bologna). – Accade piuttosto spesso che giovani competenti si trovino in difficoltà perché incontrano nel loro cammino persone sostenute da padrini che gli mettono, inevitabilmente, i bastoni fra le ruote. Anche nel mio comune – prosegue Rivani - non è stato facile vincere le resistenze e lo scetticismo di chi faceva politica da tempo, ma siamo comunque riusciti ad eleggere un sindaco e due assessori under 35». L’ennesima conferma di quello che provano ogni giorno i tanti giovani impegnati in politica: quando c’è la passione si può avere la meglio su tutto.
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