martedì 17 luglio 2012

Articolo tratto da affaritaliani.libero.it

"Un referendum taglia gli onorevoli stipendi. Ma la casta mette i bastoni tra le ruote
Martedì, 17 luglio 2012 - 08:35:00
Che sia solo una boutade per farsi pubblicità o un vero e proprio tentativo di ridurre i privilegi dei parlamentari nessuno lo sa, ma il referendum sugli stipendi d'oro degli onorevoli sta avendo una grande risonanza sul web. La proposta è quella dell'Unione Popolare, una associazione di cittadini che si batte per rendere la politica più umana e ridurre gli sprechi e i privilegi della casta. E lo fa attraverso un referendum popolare che ha lo scopo di eliminare la diaria degli onorevoli che per presenziare alle sedute del Parlamento si devono trasferire a Roma. Circa cinquemila euro al mese, un bel gruzzolo se si pensa che in media soggiornano a Roma solo due o tre notti alla settimana. Ancora di più se si pensa che anche un eletto a Latina o a Viterbo, pochi chilometri dalla capitale, percepisce lo stesso il rimborso. E allora quelli di Unione Popolare hanno deciso di lanciare il referendum.

"Che la rivoluzione gentile cominci" è lo slogan scelto. Ma la rivoluzione sembra già essere morta prima di nascere. Sì perché per sottoscrivere il referendum, come da normativa, ad un cittadino basta andare nel proprio comune e chiedere il modulo. Peccato che nella maggior parte dei casi gli impiegati cadano dalle nuvole. "Un referendum? Non so, devo chiedere, mai sentito". E' il commento del personale. L'unica soluzione è recarsi ai banchetti che nei fine settimana vengono aperti nelle maggiori città.

E alcuni gridano già al complotto. Sulla Rete, dove il referendum è nato e si sta diffondendo a macchia d'olio, gli italiani parlano di un tentativo della casta di far passare in secondo piano questa possibilità. Un ostracismo messo in campo dai partiti per mettere in sordina l'iniziativa e salvaguardare così i propri portafogli.

E la coordinatrice del movimento, Maria Di Prato afferma: "Abbiamo cominciato a raccogliere le firme a maggio e continueremo fino all'inizio di gennaio, per poi presentare i quesiti alla Corte di Cassazione. L'iniziativa è valida, prima di parlare i critici dovrebbero leggere la normativa. E' tutto valido, andiamo avanti

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