domenica 6 maggio 2012

LA COSTITUZIONE ITALIANA II puntata

continua il nostro seminario sui principi fondamentali della carta dei diritti/doveri

Le premesse (II puntata)

L’Italia è un repubblica democratica fondata sul lavoro.
E’ questa la prima affermazione, ideologica, politica e sociale sancita dall’articolo 1 della costituzione italiana che descrive la nostra forma di stato e di governo e che ogni cittadino è tenuto a scolpire nella sua mente.
Secondo tale principio è cittadino a pieno titolo:
“chi lavora” – e chi con la sua opera (materiale e intellettuale) contribuisce al progresso morale e materiale del Paese.
“gli anziani” – che hanno già dimostrato di aver adempiuto a tale dovere anche attraverso il versamento dei contributi accantonati durante la vita lavorativa
“i giovani” – potenziali lavoratori del domani, che devono essere messi in condizione, senza alcuna discriminazione, di progredire negli studi fino ai massimi livelli, anche con il contributo della Repubblica che deve garantirsi una futura classe dirigente di persone capaci e meritevoli, a prescindere dal loro ceto.

Un’ulteriore categoria d’individui, lavoratori parziali o non lavoratori, è costituita da coloro che beneficiano di privilegi economici derivanti da rendite (proprietà immobiliari, titoli di stato, azioni e obbligazioni societarie etc.) Costoro non partecipano, in parte o in toto, al lavoro in forma attiva e, per tanto, per il costituente, non rappresentano la categoria di cittadini ideali, anche se la costituzione colpisce le loro rendite con imposizioni fiscali progressive e proporzionali che finanziano le casse dello stato.
Il diritto-dovere al lavoro e alla massima occupazione è, inoltre, garantito dalle successive disposizioni costituzionali affiancate da altre norme dettate dal principio di solidarietà sociale che garantiscono l’assistenza pubblica agli inabili al lavoro che costituiscono le così dette categorie protette dello stato sociale.
Coloro che invece vivono di privilegi, non possono, in base al principio di uguaglianza, essere in nessun modo discriminati da un punto di vista giuridico, ma, in virtù del principio della supremazia del lavoro, vengono gravati dall’imposizione fiscale su quella parte dei loro redditi che supera di gran lunga i loro bisogni esistenziali.
Da una breve analisi demografica del nostro paese ne scaturisce un assioma che pur essendo ovvio, oggi non trova piena applicazione. La maggioranza dei cittadini vive prevalentemente del proprio lavoro (passato, presente e potenzialmente futuro); costoro, in quanto cittadini, con il loro diritto di voto libero e uguale dovrebbero eleggere rappresentanti e partiti che tutelino le istanze dei lavoratori per assicurare agli stessi un esistenza libera e dignitosa, nonché una retribuzione (pensione o borsa di studio) sufficiente ai bisogni e alle esigenze della loro vita.
Coloro che rappresentano i cittadini dovrebbero, tener nel massimo conto del principio della prevalenza del lavoro e impostare un programma politico che ridimensioni qualsiasi altro tipo di rendita.
I numeri, teoricamente, dovrebbero dare ragione ai cittadini lavoratori, e alle loro giuste esigenze che dovrebbero tradursi in leggi dello Stato: ma tale assurdo assioma nella realtà non regge, in quanto alcuni potentati economici, grazie anche alla distorsione dell’informazione attraverso i mezzi di comunicazione di massa, confondono le idee al popolo e impongono, in maniere surrettizia, false ideologie, a vantaggio dei poteri dominanti che, a livello nazionale e sopranazionale, governano il mondo.
Solo la lettura della costituzione, la riflessione sulla portata dei suoi principi e il conseguente libero e spassionato confronto di idee tra uomini liberi può costituire l’antidoto perché gli individui stessi conservino le loro qualità di esseri pensanti per orientare con il loro voto le più corrette scelte politiche.
Questi brevi appuntamenti sulla Costituzione, che pubblicheremo sul nostro blog, intendono far conoscere i principi costituzionali con l’augurio che, per il lettore, costituiscano le linee guida per la sua libera crescita politica, culturale e sociale.
Il lavoro come fondamento della comunità statale è uno degli aspetti più originali e significativi della nostra costituzione. Tutte le carte e le dichiarazioni Internazionali pur affermando “il diritto al lavoro”, “alla scelta libera dell’impiego” e “alle giuste condizioni di esso” non conferiscono alla primaria attività umana nessuna dimensione prioritaria o di “connotazione di sistema”.
Va, infine, segnalata la Dichiarazione de il Cairo dei diritti umani nell’Islam (5 agosto 1990) che, all’art. 1, nel ribadire il concetto che “tutti gli esseri umani sono soggetti a Dio” aggiunge che “ i suoi figli più amati sono coloro che si rendono più utili al resto dei sudditi”. In tal modo il legislatore islamico, andando oltre alla “connotazione di sistema” del nostro costituente ha conferito al lavoro, nella scala dei valori umani, la più alta sacralità, facendone addirittura motivo di esaltazione divina. (indice argomenti)

alla prossima puntata

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