giovedì 20 gennaio 2011

LA MALATTIA DEL SUD: IL CLIENTELISMO

di Pandora
Mi rifaccio all'argomento che è stato già trattato dai miei amici del Direttivo nel programma radiofonico “la città del Sole”, i quali stimo e apprezzo per la profondità degli intenti e il coraggio di esporre il proprio pensiero con fierezza e determinazione.
Le mie riflessioni scendono ancor più nel dettaglio e mi permetto, in tempi non sospetti, di parlare di elezioni. E’ infatti proprio durante le elezioni, di qualsiasi tipo, che il clientelismo affonda ancor di più le sue radici.
Il rapporto tra eletto ed elettore nasce già viziato in partenza poiché all'inizio è il candidato che si rivolge all'elettore sfruttando sentimenti di amicizia, di stima decennale, di parentela e già qui comincia ad innescarsi un rapporto sbagliato. Questo perchè non si chiede la fiducia per le proprie
capacità bensì per i rapporti personali e per le promesse di futuri trattamenti preferenziali.
Questa regola non vale per tutti, ci sono persone che si immolano per i propri ideali e per il bene della collettività, per fortuna.
Al Sud questa “usanza” è più radicata.
Le origini dei rapporti clientelari nell’Italia meridionale (e nel resto de Sud Europa) sono state trattate nella prospettiva culturale e in quella funzionale, spesso con elementi di connessione tra i due. Le spiegazioni funzionali tendevano a sottolineare le caratteristiche di adattabilità del clientelismo in questo contesto. Foster scrive: “Per mezzo di un gran numero di contratti diadici …( ossia una relazione tra una coppia di individui sostenuta attraverso scambi di beni materiali, assistenza fisica e altre forme di favore )… l’abitante del villaggio porta al massimo livello la propria sicurezza nel mondo insicuro nel quale vive”, (Foster 1965, pag. 1293).
Molti ricercatori, come Boissevain (1966 ) , descrivono il clientelismo come qualcosa che risponde
ad un bisogno di protezione che non è soddisfatto dallo Stato quindi radicato nella cultura dei popoli dominati. Alcuni studiosi fanno risalire quest’ assenza di protezione a un’ eredità di parecchi secoli di dominazione spagnola – e in questo caso la spiegazione culturale interseca quella funzionale – mentre altri sottolineano il momento storico del Risorgimento Italiano e la vulnerabilità creatasi sulla scia delle sue riforme.
Vi è anche chi sostiene che il clientelismo sia il prolungamento nell’era moderna di forme di sudditanza feudali. Conveniamo che di spiegazioni sulle origini siamo pieni, che molti sono stati gli storici che se ne sono occupati, ma ad oggi quali sono le spiegazioni della sopravvivenza di tali atteggiamenti lesivi per il progresso delle coscienze e per lo sviluppo della cosiddetta meritocrazia?
Sembra palese che è il bisogno della persona al potere che ci spinge a chiedere aiuto sia essa l’elettore, che in quel momento detiene il potere, sia l’eletto che ormai ha raggiunto i suoi scopi.
L’inversione di ruoli è un circolo vizioso, poiché si ripete abbastanza spesso tanto da tenere saldi i
legami tra gli attori della politica.
Come sconfiggere tutto ciò? Secondo me è la preparazione culturale che rafforza le proprie idee, è la stima per gli altri che ci porta la stima degli altri ed è la dimostrazione della nostra lealtà che ci porterà la lealtà del cittadino, quindi la ricetta è semplice ma allo stesso modo difficilissima perché chi è senza peccato…scagli pure!
Chiudo rifacendomi al botta e risposta di Monica e Luca sull’argomento e cioè che davanti alla scelta di un dato comportamento ci siamo noi e quello che la nostra coscienza ci richiede per poter camminare a testa alta, con la fierezza di chi sa che non deve dire grazie a nessuno per i propri successi se non se stesso.
Pandora

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