lunedì 10 dicembre 2012

IO DI CALCIO NE CAPISCO POCO


è uscito il libro sui cento anni di calcio dello U.S. Scalea

Era una serata piovosa, un sabato di dicembre, stavo lavorando, ero di servizio presso il mio ristorante. 
Ho lasciato il lavoro e sono andato una mezz’ora a sentire quello che stavano dicendo gli organizzatori della serata. 

Nella hall dell’Hotel  Santa Caterina, chiedo: “Dov’è la presentazione del libro?” – “Nella sala congressi”, mi dice una donna alla reception, e mi avvio.
Scendo le scale con mia moglie e già nel corridoio una locandina, con una foto del “passato glorioso” dei “bianco stellati”, mi accoglie e mi fa il solletico alla schiena

Appena entrato nella sala, mi rendo subito conto di essere tra gente semplice e onesta, amici e cittadini di Scalea intervenuti, malgrado il maltempo, per fare omaggio ai grandi del calcio scaleoto. Presenti molti protagonisti, come: giocatori, presidenti e giornalisti. Uniti insieme per ricordare i miti che lo Scalea 1912 ha partorito durante la sua storia. (centenario del club)

All’interno di questo libro sono stati abilmente e sapientemente raccolti e raccontati i fatti e le storie più salienti di “Scalea, una leggenda del Calcio” che Osvaldo Cardillo ha voluto stampare e creare per i figli di questa località sulla costa tirrenica.
Infatti, insieme a tanti collaboratori è stato fatto un grande lavoro di ricerca e di classificazione di eventi e storie del passato come mai era accaduto. Una specie di archivio da lasciare ai posteri che verranno.
Quello che voglio dire è che anche questa volta Osvaldo ha colpito nel segno.

Grazie “Mr. Cardillo" mi hai emozionato ancora. Luca Grisolia

2 commenti:

  1. Mi associo ai complimenti di Luca; e anch'io voglio esprimere le emozioni del'altra sera.Anche perchè conosco un pò la storia di questo paese più a vocazione calcistica che turistica.Il centro di fisioterapia del dott. Bergano è stato sempre gremito di vecchie e nuove glorie del calcio Italiano.Pertanto la serata è stata emozionante , quali sono stati anche i relatori.Riconosco a questo signore "d'altri tempi"la voglia matta di portare lustro al suo paese natio.A nulla serve un pò di indifferenza che si manifesta tra i suoi paesani.Lui imperterrito, alza la voce , si scalda, suggerisce e sembra anche darti una carezza.Grande Osvaldo, ammiro la tua estrema disponibilità che hai verso la gente tutta nella nebbia di Milano.A volte capita ,non per vacanza , che sei sempre pronto ad aprire la porta della metropoli.Ma il libro ha voluto aprire nei ricordi l'amore per Scalea, il bisogno di tirar su le maniche e darsi da fare.Fare squadra ha insegnato e insegna questo, chi sa fare non ha tempo per le vecchie diatribe ,ha una unica opportunità quella di oggi di magnificare la sua giornata."Il signore che alla stazione invece di andare a Catanzaro è andato a Ladispoli a disputare la finale ,ci ha insegnato che solo la passione è il morore della vita.Egli ha rischiato molto non andando a lavorare , ma lo ha fatto" Allora se anche noi mettessimo in campo la passione, sono certo che prima o poi la partita la vinceremmo,quella della vita. Grazie Osvaldo
    Ps. I miei complimenti vanno a tutti i relatori di quella serata, grazie.

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  2. OSVALDO CARDILLO: il restauratore
    Di Sergio Cotrone
    In un’epoca in cui prevale il rischio di una frattura irreparabile tra passato e presente, tra adulti e giovani, il recupero della memoria di un paese passa anche attraverso lo sport, ed è ciò che Osvaldo Cardillo, insieme a un gruppo di validi collaboratori, ha realizzato pubblicando il libro dedicato ai 100 anni di calcio a Scalea.
    Come un abile restauratore ripulisce dalle polveri del tempo vecchie foto e racconti, li riordina a partire dai primi del ‘900 sino ai giorni nostri, ed ecco che lungo il percorso centenario riaffiorano volti di mitici personaggi di una Scalea passata ricca di valori e voglia di riscatto.
    Raffinato intellettuale e caparbio tessitore di trame dimenticate, da oltre vent’anni Osvaldo Cardillo ci regala preziose “tessere” di un passato senza il quale vivremmo in una sorta di anonimo “presente permanente”.
    Grazie Osvaldo

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