mercoledì 7 dicembre 2011

VITTIME DELLA STRADA


Pubblichiamo di seguito la lettera che ci ha inviato un nostro lettore. La questione sollevata riguarda un articolo comparso sull'ultimo numero del Diogene Moderno: è giusto o no ricordare le vittime della strada mediante piccole lapidi e fiori per strada?

"Nell’ultimo numero del Diogene, viene ribadito un concetto già espresso in passato dallo stesso giornale: basta lapidi in giro per Scalea, che vengono giudicate “un abuso”. Se la memoria non mi inganna, in passato lo stesso giornale aveva denunciato specificamente una lapide posta a memoria di un ragazzo venuto da Locri a Scalea in occasione del motoraduno, morto investito nel cuore della notte da un altro motociclista. Trovai l’articolo sconcertante ed ingiusto, anche perché il messaggio, non avrebbe potuto giungere ai familiari del povero ragazzo, e si voleva, o si pretendeva di cancellare un ricordo, una testimonianza, un qualcosa lasciato li da qualcuno che evidentemente su quel pezzettino di Scalea ha perso un figlio, un fratello, un fidanzato, un amico. Si voleva cancellare un “Scalea, non dimenticarlo”.
Non voglio cadere nella retorica e parlare del rispetto della memoria dei morti. Ma quando leggo di “spettacolo spettrale”, o quando ci si preoccupa pure che “i familiari delle sfortunate buone anime (..), passando sui luoghi dell'accaduto, vedono oltremodo riaprirsi le ferite del loro dolore”, mi domando, togliendo le lapidi o le suppellettili dai suddetti luoghi, secondo chi ha scritto quell’articolo, i familiari delle vittime soffriranno di meno passando per quei luoghi dove la loro vita è stata segnata? Il punto di vista esposto, antepone un ipotetico e discutibile diritto a non “trovarsi continuamente di fronte epigrafi funebri”, alla volontà di un familiare, o di un amico di uno scomparso, di porre dei fiori, una foto o una targa, in un posto terribile per lui, posto diventato comunque un simbolo.
Anche se non sia legittimo, non si riesce a tollerare nemmeno un gesto come quello di commemorare un defunto sul luogo del suo distacco? Capisco che il simbolo non possa essere comune a tutti, che sia un qualcosa che riguarda solo una parte piccola o piccolissima della comunità o come nel caso del motociclista morto al motoraduno, di una persona che non viveva nella nostra cittadina. Ma in quest’ultimo numero si fa riferimento anche a targhe che non si trovano sui luoghi delle tragedie. Senza entrare nello specifico, per rispetto delle persone interessate, leggo sul Diogene: “corso Mediterraneo, Villa del Lungomare, piazza Russo, vecchio stadio comunale..”. Quindi, non si punta il dito solo contro le lapidi sui luoghi delle tragedie, ma anche monumenti o targhe in memoria posti in altri spazi. Ma perché, Il monumento in piazza Aldo Moro, non è forse è un monumento ai caduti? L’altare della Patria in Roma, non accoglie forse le spoglie di un soldato caduto?
I nomi delle nostre vie, sono in memoria di defunti. Qual è la differenza tra un monumento ad un personaggio pubblico caduto, ed una persona comune? Forse al posto delle lapidi andrebbero posti dei monumenti, secondo un piano urbanistico?

Chiedo scusa per lo sfogo, ringrazio di cuore wscalea per lo spazio concesso, spazio che, a differenza di un giornale, consente ad altri di intervenire e dire la propria idea, senza la certezza ne l’autorevolezza di porre l’ultima e definitiva parola, come fosse quella giusta ed insindacabile.
Cordialmente.
Il famigliare di una vittima della strada."

W Scalea fa notare che in tutto il mondo si sente la necessità di ricordare chi ha perso la vita in maniera tragica. Negli Stati Uniti alcune città usano lasciare delle bici dipinte di bianco per ricordare i Ghost Riders, i ciclisti rimasti vittime della strada. Anche in Italia si usa a volte lo stesso simbolo (vedi foto)

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