Anche in Italia qualcosa si muove. A Torino, dove fra 5 mesi inizieranno i festeggiamenti del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, il comune ha firmato un protocollo d'intesa con le associazioni dei commercianti, artigiani e imprenditori, al fine di dare avvio ad un programma sperimentale volto alla diffusione della "buona pratica" del non utilizzo dei sacchetti di plastica per l'asporto delle merci. Già dall'aprile 2010, è stato vietato agli esercizi commerciali, operanti nel territorio comunale, di distribuire cibo e bevande in sacchetti di plastica. Agli esercenti è stato però concesso di esaurire le scorte di sacchetti non biodegradabili. In pratica, il comune di Torino si è adeguato alle norme UE e ha anticipato di un anno l'entrata in vigore di norme contemplate nella finanziaria del 2007 (legge 27-12-06, n. 296), che dovrebbero entrare in vigore il 1° gennaio 2011 (nel caso italiano il condizionale è d'obbligo). Nel capoluogo piemontese tutti si sono dotati delle borse di stoffa o di iuta, che costano da 1 a 3 euro. Se si va al supermarket senza borsa, si può sempre acquistare una busta biodegradabile, fatta con estratti di soia. Un sacchetto come questo costa mediamente 30 cents, ha un odore simile a quello del fondo di una pizza bruciata; ha però l'inconveniente, rispetto agli shopper di plastica, di lacerarsi più facilmente. Stanno riscuotendo successo anche i distributori di detersivi alla spina, nonché di latte crudo, che portano ad utilizzare qualche contenitore di plastica in meno. Resta il fatto che in Italia dobbiamo fare di più e non pensare che la catastrofe ambientale sia solo a Napoli.
grazie davvero del suo contributo, sig. Roberto.Non posso dire quali negozi quì a Scalea e Santa Maria del cedro hanno già effettuato la vendita alla spina di saponi vari, ma ad ogni modo dobbiamo accellerare questo evento in quanto la terra come lei sa è satura di materiali inquinanti (tumorali). cordialmente franco celano
Anche in Italia qualcosa si muove.
RispondiEliminaA Torino, dove fra 5 mesi inizieranno i festeggiamenti del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, il comune ha firmato un protocollo d'intesa con le associazioni dei commercianti, artigiani e imprenditori, al fine di dare avvio ad un programma sperimentale volto alla diffusione della "buona pratica" del non utilizzo dei sacchetti di plastica per l'asporto delle merci. Già dall'aprile 2010, è stato vietato agli esercizi commerciali, operanti nel territorio comunale, di distribuire cibo e bevande in sacchetti di plastica. Agli esercenti è stato però concesso di esaurire le scorte di sacchetti non biodegradabili.
In pratica, il comune di Torino si è adeguato alle norme UE e ha anticipato di un anno l'entrata in vigore di norme contemplate nella finanziaria del 2007 (legge 27-12-06, n. 296), che dovrebbero entrare in vigore il 1° gennaio 2011 (nel caso italiano il condizionale è d'obbligo).
Nel capoluogo piemontese tutti si sono dotati delle borse di stoffa o di iuta, che costano da 1 a 3 euro. Se si va al supermarket senza borsa, si può sempre acquistare una busta biodegradabile, fatta con estratti di soia. Un sacchetto come questo costa mediamente 30 cents, ha un odore simile a quello del fondo di una pizza bruciata; ha però l'inconveniente, rispetto agli shopper di plastica, di lacerarsi più facilmente.
Stanno riscuotendo successo anche i distributori di detersivi alla spina, nonché di latte crudo, che portano ad utilizzare qualche contenitore di plastica in meno.
Resta il fatto che in Italia dobbiamo fare di più e non pensare che la catastrofe ambientale sia solo a Napoli.
grazie davvero del suo contributo, sig. Roberto.Non posso dire quali negozi quì a Scalea e Santa Maria del cedro hanno già effettuato la vendita alla spina di saponi vari, ma ad ogni modo dobbiamo accellerare questo evento in quanto la terra come lei sa è satura di materiali inquinanti (tumorali). cordialmente franco celano
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