lunedì 2 dicembre 2013

LA VERITÀ SULLE TASSE

Studio su dati ISTAT
 maggio 2013
Se la riduzione delle tasse è una volontà senza verità
di Roberto Russo

Enrico Zanetti, neo-deputato di Scelta Civica e vicepresidente della commissione finanza alla Camera, è certamente uno di quelli che meritano fiducia e stima. La sua preoccupazione per una buona ed efficace amministrazione si è manifestata particolarmente nella questione dei pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione (e nella contabilizzazione ed emersione dei debiti stessi) e in tutta una serie di proposte per la razionalizzazione dell'imposizione fiscale in un quadro di progressiva riduzione delle tasse.

Nel senso della riduzione delle tasse, Zanetti ha recentemente presentato alla Camera un emendamento per obbligare le regioni in rientro dal debito sanitario ad abbassare l'addizionale Irpef e la maggiorazione Irap, previste con la legge finanziaria del 2005 proprio con la finalità di abbattere il debito sanitario regionale. "Con questo emendamento – ha detto – chiediamo di cambiare da facoltà in obbligo questo riassorbimento della pressione fiscale di pari passo con il riassorbimento del disavanzo sanitario, anche perché se non si procede come noi chiediamo, si trasforma un aumento di pressione fiscale, che era nato come transitorio e dedicato, in un aumento di pressione fiscale definitivo e destinato sostanzialmente a finanziare la fiscalità generale degli enti".

Come è finita? L’emendamento è stato respinto. Pure da quelli che si presentano come le sentinelle anti-tasse. Con buona pace di Berlusconi che da vent'anni va dicendo di non voler mettere le mani nelle tasche degli italiani. (Che per la nuova Forza Italia, poi, la rivoluzione anti-tasse si sia ridotta solo all’IMU sulla prima casa e ad una guerriglia contro Equitalia, fa domandare se questi campioni anti-tasse siano più storditi o in malafede, ma questo è un altro discorso).

Il punto decisivo però è che l’abbattimento delle tasse è una volontà (per di più generica) sganciata dalla verità. E la verità è che un prelievo eccessivo è innanzitutto ingiusto e perciò immorale. Ma eccessivo è già un prelievo superiore ad un quarto del reddito complessivo prodotto; con eccezione ammessa solo in relazione ad una precisa destinazione dell’ulteriore prelievo, che in tal caso dovrebbe giustificarsi, realisticamente, con riferimento alla coesistenza sociale, alla promozione della libertà, alla cura dei veramente deboli ed alla solidarietà intra e tra generazioni. (La redistribuzione delle risorse risiede in una valutazione positiva della natura sociale degli uomini e dei legami attraverso cui essa si snoda e si sostiene, come è testimoniato da subito nella vita della famiglia. Ma della socialità abbiamo dimenticato persino quello che era il suo fondamento più ristretto, il “contrattualismo”, mentre della famiglia tra poco non sapremo più neppure come identificarla).

Senza cogliere la verità che presiede alla legittimazione della “mano che prende” (per citare il titolo del libro di Peter Sloterdijk), continuerà forse il discorso volontaristico sulla riduzione delle tasse e sulla necessità di un diverso equilibrio tra pubblico e privato. Magari rinviandosi ad una nuova etica pubblica. Ma l’etica sganciata dalla verità è, nel migliore dei casi, patetica. Come patetica è stata la bocciatura dell’emendamento proposto da Zanetti alla Camera la settimana scorsa.

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