
DIRITTO E DOVERE
Secondo il mio modesto
avviso, prima di iniziare ad esaminare l’argomento è necessario
rettificare l’intitolazione. Vanno decisamente invertiti i termini
per l’esatto convincimento che spetta la precedenza al “dovere”.
E’ da esso che scaturisce la legittimità del reclamare per
eventuali inosservanze di regole, e per pretendere i nostri diritti.
Quindi riscriviamo il titolo
secondo l’esatto ordine di precedenza dei suoi termini: DOVERE E
DIRITTO!
Il dovere è cosa
assolutamente seria, e ancora più serie sono le azioni che tendono
al suo adempimento. Credo che sia fra gli scopi della vita, uno dei
più nobili, che una volta compiuto, ti pone al riparo di ogni
dubbio, ti trasferisce nella piena tranquillità senza alcun
ripensamento o rammarico.
Può capitare magari, che per
qualche momento, da parte di qualcuno, possano emergere
ingratitudini, sarà la vostra coscienza a garantirvi la vostra
serenità e non avrete dubbi, ripensamenti, né alcun rammarico.
A dirvi ciò sarà ancora la
vostra coscienza, che eliminando qualche vostro incerto giudizio,
aggiungerà: Hai fatto il tuo dovere!
E’ quello di avere svolto i
tuoi compiti nel modo più giusto e sereno; essi non dovranno mai
apparirti come un increscioso e pesante giogo che potrebbe togliere
alla tua vita la serenità che meriti e disturbarti i momenti lieti
ch’essa può offrirti.
Asseriamo con la massima
forza e convincimento,che il dovere è fattore fondamentale della
nostra educazione; se compiuto con scrupolo,non può che predisporci
a godere, con maggiore libertà e soddisfazione dei momenti migliori
della nostra esistenza.
Non vi è alcun dubbio
dunque, che il diritto sia la logica conseguenza del dovere compiuto
e dovrebbe essere considerato come completamento nel significato del
dovere stesso. Se abbiamo recepito bene il concetto, non possiamo che
sostenerlo con forza.
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Riferendosi al motto
“Diritto e dovere” dobbiamo fare una indispensabile precisazione
per evitare errori concettuali che ci porterebbero fuori dal
seminato. Dobbiamo dire della indissolubilità dei due fattori
dicendo che i diritti a cui noi alludiamo, sono quelli conseguenti al
dovere compiuto.
Non si tratta quindi di quei
diritti ai quali vogliamo dare il giusto e sacrosanto riconoscimento
come il diritto alla vita, alla salute, alla libertà,
all’educazione, alla privacy e a tutti quelli nati con l’uomo.
Tornando al nostro specifico
discorso con riferimento ai diritti conseguenti il dovere compiuto,
possiamo dire che, dall’acquisizione del corretto rapporto fra
questi due fattori, ne consegue un comportamento equilibrato e senza
eccessi di alcun genere che qualche volta,potrebbero verificarsi nei
rapporti fra singoli.
Il contrario, per come oggi
stanno le cose, eccessi si verificano spesso nelle richieste
collettive che, a mio avviso, rilevo non siano condotte secondo le
considerazioni che abbiamo finora trattato.
E’ qui che, chi si erge a
“salvatore della Patria”, non è propenso, nel suo personale
interesse o di gruppo di appartenenza, ad un atteggiamento giusto e
sereno.
Anziché alimentare il mulino
comune, sembra impossibile, ma ognuno manda l’acqua al proprio.
La tendenza di pendere sempre
e comunque dalla parte di chi, preso dalle necessità contingenti
può, a tempo debito, compensare l’azione con l’approvarla in
maniera tangibile.
Prima di scivolare del
tutto in un discorso politico, che considero fuori luogo in quanto,
proprio per la maggioranza di coloro che, di politica parlamentare si
occupano, magari senza preoccuparsene a sufficienza,
l’importante è che i doveri vengano
sempre proclamati ad altissimo volume e con tono imperioso e
d’effetto.
Non importa se essi vengono
poi compiuti o meno, l’importante è legittimare la sempre
prevalente pretesa dei diritti.
Questa mia insistenza
potrebbe forse far nascere qualche dubbio sulla giustezza delle mie
convinzioni; sarà bene precisare che io sono sempre stato un operaio
che, prima d’ogni altra cosa, ho fatto sempre del mio meglio per
compiere il mio dovere. Il risultato di ciò che ho appreso dalla mia
famiglia e con maggiore essenza e definitiva chiarezza, da mamma
“Marina”.
Le cose stanno decisamente
così, anche se non ho dubbi che vi sia chi, ottusamente (secondo me)
coltiva delle convinzioni diverse e contrarie che comunque , per
allinearmi alle cognizioni democratiche, devo rispettare.
Sulla limpidezza di questo mio
pensiero, sul quale ho la definitiva convinzione della sua più che
sufficiente condivisione, non ho alcun dubbio.
Sarà bene ora tornare sul
motto citato e definirne la giustezza della precedenza dei termini.
Questa volta, la mia ispirazione, mi ha condotto alla citazione di
una fonte più che autorevole che da credente considero definitiva.
Si tratta della stupenda e
unica preghiera che Gesù ci ha lasciato e che possiamo trovare nel
Vangelo: il Padre Nostro.
Nelle due parti che la
compongono, senza alcun dubbio, si rileva che la prima è composta
dai doveri da compiere: Padre Nostro che sei nei Cieli, sia
santificato il Nome Tuo ecc. Nella seconda parte, dopo i doveri, vi è
la richiesta dei diritti: Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
rimetti a noi i nostri debiti, ecc.
E’ qui che i due termini
entrano in pieno nel concetto che essi, più che la materia a cui si
dà comunque la giusta considerazione, vogliono privilegiare lo
spirito che è ciò che in effetti intendevo esprimere.
E non penso proprio che ciò
possa valere solo per i cristiani; essere fedeli ai doveri,
predispone ad una serena coscienza, senza la quale non si potrà mai
godere di un animo tranquillo e lieto che io chiamerei “stato di
grazia”.
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