venerdì 28 agosto 2020

ELEZIONI, DEMOCRAZIA E.. CONSENSUM

A Scalea è ormai tempo di elezioni. 

Tre le liste in lizza per guidare il nostro "malconcio" Comune. 

La prima novità è proprio l'esiguo numero delle compagini che sono riuscite a proporsi con sedici candidati ciascuna, oltre il capolista. Nell'ultima tornata elettorale, quella del 2016, ve ne furono ben sei. 

Un frazionamento eccessivo che finì per avvantaggiare i soliti potentati nostrani e a frazionare quella parte di 

"consenso libero" che non si ritrova in certe logiche fatte di clientele e parentele varie, già molto ridotto dall'astensionismo. 

L'altra novità è rappresentata dalla mancanza, almeno formalmente, di "nomi eccellenti" che per decenni hanno monopolizzato la composizione sia dei civici consessi che delle maggioranze, eccezion fatta per l'ex Sindaco Mario Russo, il quale seppur rimasto fuori come candidato, ha comunque concorso alle "nomine" nella lista "Per Scalea". Quindi si prospetta un Consiglio comunale "apparentemente" nuovo.

Tuttavia le logiche che hanno caratterizzato la formazione/composizione/completamento delle varie liste, bisogna essere onesti, ricalcano ancora una volta quelle di sempre, scevre dalla meritocrazia, con la più classica conta dei voti e delle famiglie, le promesse, le spartizioni, le nomine anziché le scelte, gli accordi sottobanco sui futuri ruoli apicali da tenere nella futura amministrazione. Insomma alla "vecchia" politica sembra essersi sostituita la "nuova vecchia" politica.

D'altrocanto per formare una lista competitiva, dal punto di vista dei numeri, "dicono gli esperti", qualche pizzico sulla pancia te lo devi dare. 

Ciascuna lista propone la propria ricetta, salvo poi doversi valutare in concreto la relativa fattibilità e la volontà /capacità di perseguire i programmi presentati. Scalea merita un'amministrazione fattiva nel segno dell'imparzialità e del benessere generale.

Da questo quadro complessivo sono rimaste volutamente estranee le forze presenti in seno al "Consensum", non l'ennesima compagine politica ma semplicemente un tavolo permanente di confronto, inizialmentes tra appartenenti a vari gruppi politici identitari, tra cui W Scalea, alcuni attuali rappresentanti del primo meetup 5 stelle Scalea e qualche fuoriuscito da MEC (Municipalità & Cittadinanza). In considerazione delle limitazioni dettate dal periodo storico, nonché i tempi stretti per la presentazione delle liste, si era avviata una interlocuzione per verificare la sussistenza delle condizioni finalizzate ad unire forze disgregate e sintetizzare una squadra competitiva, in grado eventualmente di poter vincere e governare, nel rispetto delle affinità e dei principi tra le compagini sedute al tavolo. Memori degli errori delle scorse elezioni, si è tentato un approccio volto ad unire anziché disgregare, senza voler imporre ma neanche "farsi imporre" figure di Sindaco senza una scelta di merito, partendo alla pari tra i vari gruppi.

Ma al di fuori di questo tavolo, molti hanno dimostrato di avere in mente un solo preponderante assillo. Chi sarà il capolista?! E così, in tali contesti, discussi possibili strumenti di scelta democratica e analisi di merito, gli sparuti gruppi, il più delle volte arroccati su convinzioni personali dell'aspirante Sindaco di turno o alla ricerca del cavallo vincente, finivano per defilarsi probabilmente in cerca di lidi più accomodanti. Le minoranze che vogliono sovvertire regole democratiche senza neanche mettersi in discussione.

 Questo è accaduto. Abbiamo avuto anche varie proposte da tutte le liste oggi schierate, ovvero la possibilità di unire singoli pezzi fuoriusciti dalle varie compagini sfumate nelle ultime ore. Non abbiamo ceduto alle lusinghe di qualche autoreferenziale capolista collocatosi in una illogica (e ingiustificata) condizione di superiorità. 

Alcuni di questi non sono poi riusciti a formare la loro lista "personale", altri non hanno trovato un qualche spazio all'ultimo minuto. Qualcun'altro c'è riuscito ma solo per il rotto della cuffia.

Fatta questa premessa vogliamo ripartire da ciò che non ci è piaciuto, consci che oggi può avviarsi un progetto politico nuovo dal quale creare una solida base di confronto sulle idee, sugli ideali e sui progetti, sui contenuti, trasversale e territoriale, aperto a chi vuole rispettare le regole della democrazia e non si spaventa di essa, a chi non vuole imporre, a chi non si sente deus ex machina. Un tavolo di confronto aperto, nel quale non è il capolista la priorità ma la formazione di una vasta base che infine lo sceglierà al suo interno, in modo democratico e meritocratico. Questo vuole essere Consensum. 

Gli aderenti al Consensum

mercoledì 10 ottobre 2018

LETTERE ospitalità diffusa "il nibbio"

Morano Calabro: ospitalità diffusa nel "borgo del borgo"


Quante volte in un viaggio ci capita di incontrare persone che segnano più di ogni altra cosa lo stesso viaggio.

Che si ricorda più di un panorama, più di uno scorcio, più di un monumento, più di un museo o altro. Supera persino il cibo che il più delle volte è quello che resta più impresso e che ti fa venire la voglia di ritornare in un posto.

Morano Calabro, come nasce l'ospitalità diffusa


In occasione della mia visita al Castello di Morano Calabro durante l'escursione del cammino a passo lento organizzato da Francesca, blogger di Viaggi del Milione, ho incontrato Nicola Bloise, un ingegnere civile, che mi ha lasciato letteralmente a bocca aperta quando ha incominciato a raccontare la sua storia.
Circa 20 anni fa, Nicola si licenzia dalla Società Anas, dove svolgeva il suo lavoro da ingegnere.
Nella sua mente si era generata un'idea da cui ripartire. Un progetto basato su un modello sostenibile da applicare nella sua città natale, appunto Morano Calabro.

Ascolto con interesse Nicola, la sua non è una storia comune.

Mentre continua a raccontare mi colpisce una frase che, in quel momento, mi lascia ancora più perplessa sulla sua lucidità.

"Il mio desiderio era salvare il mondo, ero consapevole che da solo non potevo farcela, forse mi prenderete per pazzo, ma ero convinto che dovevo fare qualcosa. Volevo e potevo dare un segnale agli altri e così mi sono detto: perché non cominciare da casa mia?"
Ecco, mi dico, ho davanti a me un visionario! Uno che lascia un posto fisso da ingegnere nell'Anas è proprio un matto.

Open your mind.

Eh si, apri la tua mente! Sono io che devo ricredermi perché, grazie alla sua tenacia e sensibilità, è riuscito nel suo intento.


Ha fondato l'associazione Il Nibbio - Centro Studi Naturalistico e da lì, con una serie di interventi che continuano ancora oggi, comincia a concretizzare le sue idee, inizialmente ritenute folli e utopiche, che man man prendono forma.

Comincia ad acquistare le case abbandonate da decenni del Rione Castello di Morano Calabro e le ristruttura recuperando materiali in disuso e abbandonati, coinvolgendo i maestri artigiani che avevano abbandonato il loro mestiere.

Nulla viene lasciato al caso, tutto è curato nei minimi particolari. Ogni piccolo dettaglio è frutto di conoscenza specifica e creatività che racchiude la tradizione, la storia arricchendosi di sfumature moderne.

Nasce un albergo diffuso che si inserisce in un luogo che Nicola definisce un" borgo nel borgo" in grado di suscitare emozioni autentiche.

Il Rifugio del Viandante, La Casa dell'Artista, la Soffitta dei Ricordi, La Torretta del Poeta sono alcuni nomi che ha dato alle case ed ognuna di loro è la ricostruzione perfetta che richiama il tema.

Da sognatrice quale sono, è inutile dire quanto mi sia innamorata di questo posto incantevole.
Giro tra le viuzze del borgo medievale percependo una sensazione di leggerezza che mai avevo provato.
Senza dubbio il paesaggio tutt'intorno delle montagne del Pollino contribuisce alla bellezza genuina del borgo e lo incornicia facendolo diventare un vero capolavoro.

L'originalità della struttura ricettiva non è sfuggita al Touring Club Italiano che l'ha inserita nelle 100 più belle dimore italiane per un soggiorno fuori dall'ordinario, una alternativa agli agriturismi e B&B.

Se pensi che le case acquistate siano servite solo per offrire una ospitalità diffusa, quindi per puro scopo speculativo, sei sulla strada sbagliata.

In alcune di esse Nicola concepisce il Museo Naturalistico Il Nibbio di Morano Calabro
anche questo diffuso, cioè non si trova in un unico immobile ma è - diciamo così - itinerante.

Il museo è diviso tra vari immobili ognuno con un tema diverso.
La sezione mammologica è dedicata ai grandi mammiferi distribuiti in tre grandi diorami, in scala reale.
I diorami sono delle vetrine nelle quali elementi appartenenti al regno vegetale e al regno animale sono presentati in una ricostruzione dell'ambiente naturale.
Ti avvicini ad un muflone o a un lupo senza problemi (non sono vivi ma è come se lo fossero).

La sezione degli insetti rimane sempre quella più affascinante con una enorme quantità di farfalle di tutte le dimensioni e colori.

Non è molto facile spiegare l'attività e il pensiero di Nicola. Credo sia indispensabile essere sul posto in sua compagnia, magari seduto ad un tavolino sulla terrazza che ha ricavato tra le case, mentre gusti le sue specialità e ascolti rapito il suo racconto.



venerdì 20 gennaio 2017

Jose' PEPE Mujica a Ferrara

L’angusta aula Magna della Facoltà di Economia di Ferrara, non poteva certo contenere la folla accorsa lo scorso 9 novembre per ascoltarlo, ed era prevedibile visti gli esiti del suo tour in Italia. Ciò che ha fatto sollevare a gran voce la protesta, nella scalinata della sede in via Voltapaletto, è il fatto che la sala risultasse già piena un’ora prima dell’apertura ufficiale al pubblico. Rabbia e delusione, per chi aveva chiesto un giorno di ferie per seguire l’evento, per chi arrivava da lontano e per il fatto di sentirsi presi in giro da un’organizzazione poco accorta. Il Mega screen allestito all’ingresso e quelli in altre due sale della sede staccata in via degli Adelardi, hanno sopperito in qualche modo, anche se non è come percepire l’energia che si genera in presenza. L’evento, dal titolo “Economia e società. Il tempo non va sprecato”, è stato organizzato in occasione dell’uscita del libro “Una pecora nera al potere. Pepe Mujica la politica della gente”.


Moltissimi giovani ad ascoltare Pepe Mujica, personaggio di rilievo internazionale che con i suoi 80 anni vissuti intensamente sa raggiungere i cuori, senza troppi fronzoli. “Mi sento come i Rolling Stones – ha detto Pepe dopo il caloroso saluto iniziale rivolto a tutti, anche a quelli rimasti fuori – sono vecchio ma attraggo molti giovani.”




Carismatico, diretto, colto, Mujica ha parlato anche attraverso i gesti ed i suoi occhi, vivaci e scuri, che trasmettevano calma e nello stesso tempo lasciavano trasparire il fuoco che gli brucia dentro: l’insofferenza verso le ingiustizie sociali e le differenze di classe.

L’ex Presidente dell’Uruguay è stato l’unico politico al mondo che ha saputo rinunciare al superfluo, nel totale rispetto della povera gente. E non a parole, con i fatti. Ha rinunciato a 90% del suo stipendio ed è rimasto a vivere nella sua fattoria con la moglie, anziché trasferirsi nel prestigioso Palazzo nel centro di Montevideo. I veri poveri, sostiene giustamente Mujica, sono quelli che non si accontentano mai, che lavorano affannosamente per mantenere un certo stile di vita, per accumulare beni e ricchezza.



Uno dei problemi del mondo in cui viviamo, ribadisce, è il gigantesco fenomeno della concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi.

La società capitalista ha generato la spirale produzioni/consumi, facendo nascere una moltitudine di prodotti assolutamente superflui. Ovviamente scatta poi un’operazione di propaganda occulta per indurci a comprare; è un qualcosa che ci domina in maniera soft. Questo è il consumismo. E’ molto importante sapere chi siamo, cosa abbiamo dentro al nostro “Hard disk”, cosa riceviamo dall’esterno, dall’arte e dalla storia.

Non commettete l’errore della mia generazione – ha aggiunto Pepe Mujica – noi siamo stati ingenui. Abbiamo sottovalutato la cultura. Dalla battaglia culturale si valuta la forza di un sistema. Dobbiamo lottare per cambiare questo mondo. E si comincia cambiando noi stessi. Dobbiamo cercare di non farci influenzare dalla dittatura anche se blanda e subdola del mercato. Possiamo vivere bene lo stesso, anche se non compriamo una maglia con il marchio del coccodrillo; non dobbiamo farci derubare, perché non la compriamo con il denaro ma con il tempo che abbiamo speso/impiegato per procurarci il denaro stesso.

Dobbiamo lottare per il tempo libero, perché dobbiamo avere il tempo di coltivare gli affetti, le uniche cose che ci danno la felicità. L’uomo è un animale sociale, abbiamo bisogno delle azioni umane, non si può vivere da soli, dobbiamo trovare il tempo per i nostri figli, per non cadere nel paradosso del non vogliamo manchi loro qualcosa e poi manchiamo proprio noi. Dobbiamo lottare per questo. Anche se i conti del passato si pagano sempre, dobbiamo saperci rialzare e ricominciare.

L’economia ha fatto un enorme errore quando si è separata dalla filosofia e dall’etica.

Ci ritroviamo con il numero di suicidi che supera quello delle vittime per omicidio; l’unico animale che si suicida è l’uomo e questo è innaturale.

La felicità si consegue con poche cose.

Alla domanda sull’esito delle elezioni americane, Pepe Mujica ha risposto: “Mi producono questa reazione: Aiuto!“

fonte  agoravox.it

martedì 20 dicembre 2016

COMUNE VIRTUOSO 2016

Marano Vicentino

L’essere Comuni virtuosi in Italia è impresa degna di nota visto il prevalere nel nostro Paese dell’incuria e del malaffare. Nonostante tutto ci sono tantissime comunità che credono con forza nei valori del “Buon Vivere in un Bel territorio”. E’ quello che si propone il Premio nazionale Comuni Virtuosi proposto dall’associazione “Comuni virtuosi” (comunivirtuosi.org) nata nel 2005 a favore di una armoniosa e sostenibile gestione dei propri territori, diffondendo verso i cittadini nuove consapevolezze e stili di vita all’insegna della sostenibilità che gode del patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Il riconoscimento, alla sua decima edizione, è stato assegnato, quest’anno a Marano Vicentino, finalista assieme ai comuni vicentini di Isola Vicentina e Rosà dopo la selezione di oltre 300 progetti nelle cinque categorie previste dal bando: gestione del territorio, impronta ecologica, rifiuti, mobilità sostenibile e nuovi stili di vita.


“Progetti ambiziosi, molto concreti, a volte sorprendenti”, osserva l’associazione Comuni Virtuosi. “Confermata la tendenza dello scorso anno nella buona partecipazione di alcune città capoluogo di provincia: Belluno, Parma, Cesena, Trento, Treviso. Come nel 2015 città di medie dimensioni si mettono in gioco rispetto a temi storicamente appannaggio dei piccoli centri di provincia”.



La cerimonia di consegna del premio è avvenuta ieri sabato 17 dicembre a Parma. Enorme la soddisfazione della sindaca Piera Moro che con orgoglio afferma: “il premio nazionale è stato vinto dai 9.600 abitanti del Comune di Marano. L’amministrazione ha semplicemente messo insieme i frutti venuti dalla partecipazione e dalla sensibilità della cittadinanza”. L’innovazione, la trasversabilità, la concretezza e la ripetibilità del “modello maranese” sono tra le motivazioni che hanno fatto scegliere all’associazione Comuni Virtuosi, primo fra tutti, il Comune dell’altovicentino: “Un modello efficacissimo di quanto sia possibile, attraverso scelte fatte con fantasia, coraggio e competenza, un futuro sostenibile per il territorio”.


“I progetti che si stanno realizzando nel nostro Comune e che abbiamo raccontato nel report presentato all’associazione Comuni Virtuosi non vogliono essere fini a se stessi: c’è un filo rosso che li unisce tra di loro e, soprattutto, crea un legame con tutta la comunità – commenta il sindaco di Marano Vicentino -. Stiamo lavorando nel concreto per prenderci cura della sostenibilità del territorio, privilegiando interventi partecipativi che riducano lo spreco di suolo, valorizzino le aree verdi, il riciclo e riutilizzo delle materie prime e l’uso dell’energia solare.


Ma c’è un’altra forma di energia che è quella della comunità: particelle messe in movimento dall’impegno di ciascun cittadino, la cui forza si libera stando insieme. In questo senso, Marano sta costruendo una comunità dove i cittadini possano dire la loro e creare azioni comuni per il territorio”. Tra i progetti in corso che hanno portato Marano alla vittoria del premio nazionale ci sono l’attenzione a non consumare suolo agricolo, che ha portato al recupero di 15mila metri quadri di superficie; la valorizzazione degli “usi civici” su 6 ettari di terra, attraverso un apposito “Disciplinare per l’utilizzo delle terre di uso civico” con l’agricoltura biologica, gli orti urbani e le produzioni tipiche, come il rinomato mais Marano; la messa a dimora di 1.000 nuovi alberi, per la creazione di un “bosco di pianura” all’interno del più ampio progetto di parco agricolo dell’altovicentino.


In materia di energia, è nata una rete partecipata di monitoraggio e controllo delle emissioni elettromagnetiche e dell’inquinamento luminoso, e i cittadini sono stati coinvolti nella pianificazione energetica territoriale; da quattro mesi è in vigore il “Piano d’azione per l’energia sostenibile” (Paes), per ridurre entro il 2020 del 20% le emissioni di Co2 rispetto al 2010.


La raccolta differenziata è un altro dei punti di forza di questa vocazione alla sostenibilità ambientale: grazie alla nuova modalità di raccolta differenziata – porta a porta e con la tariffa puntuale dei rifiuti -, Marano è l’unico comune dell’altovicentino che ha raggiunto il 76,5% di raccolta differenziata, obiettivo che la Regione Veneto si è posta di raggiungere entro il 2020. Con l’iniziativa “Segugio fiuta rifiuti”, inoltre, si è creata una rete di bambini che, nella loro quotidianità, sono dei controllori della pulizia dell’ambiente. Sulla mobilità leggera, il pedibus accompagna un centinaio di bambini a scuola con 4 linee lunghe circa 1,2 km; si sta promuovendo la mobilità ciclabile e l’interscambio tra diversi mezzi, come la bici e il treno; e da poco è stata consegnata un’auto elettrica al servizio del settore sociale. E poi la cultura, con il progetto del “teatro in casa”, la rassegna di teatro civile a ingresso gratuito, o il festival “Panis Marano” e altre numerose occasioni che durante tutto l’anno puntano a ricostruire legami di vicinanza e far avvicinare le persone in una comunità solidale e conviviale.


Il coinvolgimento dei cittadini è un aspetto fondamentale di questa progettualità sostenibile e si sta realizzando attraverso lo strumento delle “consulte comunali”: ce ne sono cinque – qualità del territorio, attività economiche, bilancio, servizi alla famiglia e alla persona, dello sport e delle associazioni – e affrontano collettivamente e praticamente il vivere sul territorio con un’impronta leggera e attenta al futuro.

A Marano, vincitore assoluto del premio, va una somma in denaro di € 2.500,00, da investire in progetti di educazione ambientale nelle scuole del proprio territorio. Sulla destinazione del premio, il sindaco aggiunge: “Abbiamo deciso che 1.000 euro andranno alle comunità colpite dal terremoto del Centro Italia, con le quali stiamo cooperando per sostenere un progetto di microeconomia locale. Altrettanti saranno dati alle scuole di Marano, per progetti di formazione sulla sostenibilità, e altri 500 euro andranno a un bando per gli studenti che vogliono fare una tesi sulla sostenibilità del nostro paese nel prossimo futuro”.

Il progetto presentato dal Comune di Marano per il premio Comuni Virtuosi è disponibile sul sito dell’associazione



fonte: puntualizziamo.it

mercoledì 30 settembre 2015

ESEMPI di ripopolamento del centro storico

Io c’entro a Chiari 

Ecco come Luca Martinelli, giornalista di “Altreconomia”, racconta sul sito del mensile il bellissimo progetto “Io c’entro a Chiari”, promosso nel comune bresciano che proprio lo scorso 7 settembre ha deliberato in consiglio comunale l’adesione alla nostra associazione.
Un progetto di rigenerazione urbana, di riuso, e di grande lungimiranza.
La nuova cartolina del centro storico di Chiari, un Comune di 18mila abitanti in provincia di Brescia, non va affrancata. È, in realtà, una mappa, a disposizione di cittadini e amministratori, che potranno usarla per orientarsi nella propria città alla ricerca degli immobili sfitti e in disuso.
L’ha prodotta l’associazione Temporiuso.org, nell’ambito del progetto “Io c’entro a Chiari”, lanciato lo scorso primo settembre. I vuoti sono indicati come “buchi neri”, perché rischiano di diventare un problema. Per questo, l’amministrazione comunale ha dato incarico a Temporiuso.net di realizzare, coinvolgendo i cittadini, un percorso di rigenerazione urbana, che prevede il riutilizzo (anche) temporaneo di questi immobili.
Il primo passo per la riattivazione degli spazi si chiama conoscenza: “Da settembre 2014 abbiamo avviato incontri e riunioni che hanno coinvolto il sindaco e diverse rappresentanze locali, dai commercianti alle associazioni, ai proprietari privati di immobili. 
Abbiamo trovato un centro ben tenuto, curato: parlar di spopolamento è parola grossa, ma ci sono dei fattori negativi, come i numerosi negozi sfitti al piano terra o l’abbandono di interi edifici residenziali” spiega Isabella Inti, di Temporiuso.net.
Chi arriva in auto in questa città, che è situata lungo la strada statale 11 ed è attraversata dall’autostrada BREBEMI, a meno di trenta chilometri da Brescia, potrà “verificare come Chiari sia cresciuta fuori dal centro storico, dove sono sorti nuovi quartieri di villette e si costruiscono ancora centri commerciali” aggiunge Inti.   

Su richiesta e incarico dell’amministrazione, i professionisti di Temporiuso.net hanno messo a punto un crono-programma di attività per arrivare a definire “come” intervenire su Chiari.
Il primo passo? “Rendere visibili gli spazi in abbandono: abbiamo prodotto la cartolina, che individua 74 spazi sfitti (poi diventati 80, ndr), tra immobili e negozi”. Il 1° settembre 2015, in occasione del Palio cittadino delle Quadre, una delle manifestazioni locali più importanti, è stato presentato il progetto. Che prevede, a partire da mercoledì 16, “delle passeggiate collettive -racconta Inti-: la prima si terrà in via Corteggiano, dove ci sono una decina di negozi sfitti. Mostreremo questi spazi vuoti, e ascolteremo le storie di ex commercianti, di chi se ne è andato (anche come residenza), ma anche di chi è tornato: uno dei negozi sfitti lungo la via, infatti, è stato affidato temporaneamente da un privato all’associazione l’Impronta, che organizza a Chiari il festival della micro-editoria”.
Dopo le passeggiate, arriveranno i workshop, ad ottobre: “Le diverse ‘popolazioni di abitanti’ -commercianti, studenti e personale delle scuole, anziani- saranno chiamati a discutere su ‘che cosa potrebbe nascere di nuovo’. A fine ottobre verrà inaugurata una mostra, per presentare i risultati dei workshop: saranno votati i progetti sviluppati nelle 4 vie principali del centro storico, per decidere quale ‘far rinascere prima’. Tra novembre e dicembre partiranno alcuni progetti pilota, come installazioni, mostre e performance all’interno degli spazi. In altri casi, avvieremo invece progetti di lunga durata, cioè di uno o al massimo due anni. Immaginiamo botteghe artigiane o anche la possibilità di insediamenti abitativi, anche a piano terra, con affitto a prezzi calmierati.
Il Comune di Chiari ha investito nel progetto di rigenerazione urbana 15mila euro: 10mila euro vanno ai professionisti di Temporiuso.net, mentre 5mila verranno complessivamente investiti nei materiali e nelle opera necessarie a rendere efficace il progetto. 

Che, secondo Isabella Inti, deve avere un’orizzonte politico più ampio, come descritto anche nel libro “Temporiuso” edito da Altreconomia edizioni: “Temporiuso.net mira ad indirizzare le politiche pubbliche. Da una parte, esistono incentivi -come uno scomputo fiscale- per favorire il riutilizzo. Dall’altra, è possibile bloccare o non concedere più permessi al di fuori dell’area già urbanizzata, come incentivare le associazioni di via per centri commerciali naturali”.
Un obiettivo possibile del processo di rigenerazione urbana è infatti aiutare l’amministrazione comunale a “valutare in modo diverso le proprie scelte: nuovi permessi che permettono di costruire e consumare suolo, incentivano indirettamente i giovani o le famiglie ad investire il proprio patrimonio in una nuova villetta, e non nella ristrutturazione di un immobile del centro storico”.

fonte : comuni virtuosi.org 

lunedì 10 agosto 2015

MELPIGNANO cooperative di comunità


«Riunirsi insieme significa iniziare; rimanere insieme significa progredire; lavorare insieme significa avere successo».

L’aforisma di Henry Ford calza a pennello per descrivere l’esperienza di Melpignano, il borgo in provincia di Lecce celebre in tutta Europa per il festival musicale Notte della Taranta, dove nel 2011 è nata la prima esperienza in Italia di “cooperativa di comunità”.

A raccontare la storia di questo piccolo comune virtuoso di 2.300 abitanti in cui le istituzioni e una parte dei residenti, insieme, hanno fondato una cooperativa di servizi al fine di cooperare per il bene del territorio, è il sindaco Ivan Stomeo (eletto nel 2010 e riconfermato quest’anno con l’80% dei voti a capo della lista civica Progetto democratico di area Pd) nel libro “La cooperativa perfetta” (ed. Editrice Missionaria Italiana, 64 pagine, 7 euro), scritto per spiegare in cosa consiste la formula della cooperativa di comunità e con quali modalità l’esperienza si può riproporre altrove.
«Una comunità che esprime gioia è una comunità che ha il senso del futuro», sostiene spesso Ivan Stomeo negli incontri di presentazione del suo libro in giro per l’Italia. E in fondo la storia di questo borgo si riassume perfettamente in quello che non è solo uno slogan, ma è diventato una bella realtà.
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«Tutto è cominciato nel giugno 2010, quando partecipai a Cefalù a un convegno sul turismo responsabile con Giuliano Poletti, allora presidente di Legacoop. Poletti accennò a un’idea ancora allo stato embrionale: creare le condizioni affinché i cittadini di un borgo si possano organizzare per autogestire lo sviluppo del proprio territorio», racconta Stomeo. Da sindaco, intuì subito una grande opportunità di crescita, non solo economica, che la sua comunità poteva avere e si mise a disposizione per una prima sperimentazione sul campo. Dopo un mese erano già nato un gruppo di lavoro con i rappresentanti di Legacoop nazionale e una delegazione dell’Associazione Borghi Autentici d’Italia. Prese forma in quei giorni l’idea di sperimentare a Melpignano, per la prima volta in Italia, un modello di nuova cooperazione.

«La mia intuizione sta tutta qui, in fondo. Mi sono chiesto: perché non mettere insieme i cittadini, le maestranze della comunità, i tecnici che si occupano di energie rinnovabili, gli installatori di impianti fotovoltaici, l’amministrazione di una comunità e creare quella Cooperativa di comunità di cui si discuteva? Perché non utilizzare i proventi delle rinnovabili per finanziare la Cooperativa di comunità? Perché lasciare alle grandi multinazionali il privilegio di gestire gli utili delle rinnovabili? », commenta Stomeo.
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Detto, fatto. Era il 18 luglio 2011, quando in piazza San Giorgio, alla presenza del notaio dottor Giovanni De Donno di Maglie, i primi 71 soci fondatori (che oggi sono diventati 127) hanno sottoscritto lo statuto della cooperativa. «Quel giorno (nella foto di apertura, ndr) faceva un caldo infernale. Era luglio, ma nessuno dei 71 soci ha nemmeno lontanamente pensato di alzarsi dalla sedia al sole prima di tre ore, tanto durò la prima tappa di un cammino entusiasmante. È bello vedere un’idea nel momento in cui si trasforma in realtà, quando si materializza in un progetto concreto. La cooperativa di comunità è nata dal raccordo tra pubblico e privato e noi siamo riusciti subito a dare un segnale di quello che si può fare nel campo dell’energia verde», sottolinea il sindaco di Melpignano.

La prima azione, infatti, è stata l’installazione dei tetti fotovoltaici sulle case dei soci, grazie ai quali oggi i cittadini hanno l’energia gratis. Con un investimento di 400mila euro sono stati realizzati i primi 34 impianti, di cui 29 di proprietà della Cooperativa e 5 venduti ai soci. Parte dell’incentivo del Gestore dei servizi energetici percepito dalla cooperativa. Gli utili dell’intera operazione sono stati circa 21mila euro che il Comune ha deciso di riutilizzare per l’acquisto dell’erogatore della Casa dell’acqua
Dopo il fotovoltaico abbiamo deciso di offrire un altro servizio ai cittadini ed è nato il progetto delle case dell’acqua. La prima struttura è stata installata nel 2013 per erogare, a 5 centesimi al litro, acqua minerale refrigerata. In breve è diventata per noi un’attività a tempo pieno e a oggi abbiamo montato 42 erogatori in altrettanti Comuni del territorio leccese, che presto saranno 50», continua il sindaco del borgo salentino. «Vengono impiegate circa venti persone tra elettricisti, idraulici e artigiani per la realizzazione delle casette, e per tutta la manutenzione necessaria. Solo a Melpignano abbiamo erogato 460mila litri di acqua, generando risparmio ambientale ed economico in termini di bottiglie di plastica non prodotte e di quantità di CO2 non emessi in atmosfera. In più con i ricavi, che lo scorso anno ammontavano a 23mila euro, abbiamo sostenuto le spese per l’acquisto dei libri di testo di 63 ragazzi di famiglie a basso reddito e contribuito al pagamento della mensa scolastica. Questo secondo me è il risultato politico e sociale più importante», conclude Stomeo.
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venerdì 9 gennaio 2015

GPP Green Public Procurement


Il Green Procurement è un sistema di acquisti di prodotti e servizi ambientalmente preferibili, cioè "quei prodotti e servizi che hanno un minore, ovvero un ridotto, effetto sulla salute umana e sull'ambiente rispetto ad altri prodotti e servizi utilizzati allo stesso scopo".

In questo ambito un settore specifico è costituito dal Green Public Procurement (GPP). Gli acquisti effettuati dalla Pubblica Amministrazione, infatti, rappresentano in Italia e in Canada il 17% del Prodotto Interno Lordo (PIL), in Europa il 18%, negli USA il 14% .
La pratica del GPP consiste nella possibilità di inserire criteri di qualificazione ambientale nella domanda che le Pubbliche Amministrazioni esprimono in sede di acquisto di beni e servizi. Su questo tema la P.A. può svolgere, quindi, il duplice ruolo di "cliente" e di "consumatore", e in quanto tale può avere una forte capacità di "orientamento del mercato".
Il ricorso allo strumento GPP viene caldeggiato da tempo dall'Unione Europea che ne parla diffusamente sia nel "Libro Verde sulla politica integrata dei prodotti", sia nel Sesto Programma d'Azione in campo ambientale. E' però la COM (2001) 274 “Il diritto comunitario degli appalti pubblici e le possibilità di integrare le considerazioni ambientali negli appalti” a rappresentare, a tutt’oggi, l’atto di “indirizzo” di riferimento della Commissione in materia di GPP, cui va ad aggiungersi l’adozione della direttiva 2004/18/CE del 31 Marzo 2004, relativa al “coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di forniture, di servizi e di lavori” che pure introduce la variabile ambientale oltre a tentare di semplificare una normativa fin troppo dettagliata.
In Italia un primo segnale in tal senso viene con l'approvazione da parte del CIPE della delibera n. 57 del 2 agosto 2002 "Strategia d'azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia", che stabilisce che "almeno il 30% dei beni acquistati debba rispondere anche a requisiti ecologici; il 30-40% del parco dei beni durevoli debba essere a ridotto consumo energetico, tenendo conto della sostituzione e facendo ricorso al meccanismo della rottamazione".
Con il decreto 8 maggio 2003 n. 203, inoltre, il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio ha individuato "regole e definizioni affinché le regioni adottino disposizioni, destinate agli enti pubblici e alle società a prevalente capitale pubblico, anche di gestione dei servizi, che garantiscano che manufatti e beni realizzati con materiale riciclato coprano almeno il 30% del fabbisogno annuale".
Il GPP potrà essere, quindi, un valido strumento per favorire la crescita di un "mercato verde", attraverso:
  • l'inserimento di criteri di preferibilità ambientale nelle procedure di acquisto della Pubblica Amministrazione nell'ambito dell'offerta economicamente più vantaggiosa;
  • la possibilità di considerare i sistemi di etichettatura ambientale come mezzi di prova per la verifica di requisiti ambientali richiesti;
  • la possibilità di considerare le certificazioni dei sistemi di gestione ambientale (EMAS - ISO 14001) come mezzi di prova per la verifica delle capacità tecniche dei fornitori per la corretta esecuzione dell'appalto pubblico.