
mercoledì 16 maggio 2012
PUSILLANIME

martedì 15 maggio 2012
NON VI DIMENTICATE "IL PALLONARO"

Il discorso conclusivo di Silvio Berlusconi al Congresso del Pdl
Il testo integrale del discorso conclusivo di Silvio Berlusconi al Congresso del Popolo della libertà.
Grazie per la vostra fiducia, amicizia, affetto.
Mi avete affidato una grande responsabilità, una entusiasmante responsabilità: quella di guidare il Popolo della Libertà.
Mi auguro di essere all'altezza. Cercherò di non deludervi mai.
Nel mio discorso di venerdì ho tracciato un affresco della nostra storia, del percorso che ci ha portato a questo straordinario congresso. Ieri Gianfranco, mi ha fatto un complimento: mi ha riconosciuto una “lucida follia”. Senza la quale non ci sarebbe stato questo percorso e non sarebbe mai nato questo nostro Popolo della Libertà. Lo ringrazio per questo attestato. Anche perché ha colto nel segno. “Lucida follia” è un’espressione di Erasmo da Rotterdam che è a me molto cara.
Secondo Erasmo: «Le decisioni più sagge, le decisioni più giuste, la vera saggezza, non è quella che scaturisce dal ragionamento, non è quella che scaturisce dalla mente, ma è quella che scaturisce da una lungimirante, visionaria follia». Credo davvero che una “lungimirante visionaria follia” mi abbia guidato fin dall'inizio della nostra avventura politica. Ho pensato di donarvi un’edizione in carta pergamena del mio primo appello: “Per il mio Paese” del 26 gennaio 1994, in cui annunciavo la mia discesa in campo. Vorrei leggere con voi un passo di quel discorso che anticipa con una visione nitida e precisa tutto il percorso che abbiamo fatto e che ci ha portato sin qui. Leggiamolo insieme.[…] Se ho deciso di scendere in campo con un nuovo movimento, e se ora chiedo di scendere in campo anche a voi, a tutti voi - ora, subito, prima che sia troppo tardi - è perché sogno, a occhi bene aperti, una società libera, di donne e di uomini, dove non ci sia la paura, dove al posto dell'invidia sociale e dell'odio di classe stiano la generosità, la dedizione, la solidarietà, l'amore per il lavoro, la tolleranza e il rispetto per la vita. Ciò che vogliamo farne è una libera organizzazione di elettrici e di elettori di tipo totalmente nuovo: non l'ennesimo partito o l'ennesima fazione che nascono per dividere, ma una forza che nasce invece con l'obiettivo opposto; quello di unire, per dare finalmente all'Italia una maggioranza e un governo all'altezza delle esigenze più profondamente sentite dalla gente comune. Ciò che vogliamo offrire agli italiani è una forza politica fatta di uomini totalmente nuovi. Ciò che vogliamo offrire alla nazione è un programma di governo fatto solo di impegni concreti e comprensibili. Noi vogliamo rinnovare la società italiana, noi vogliamo dare sostegno e fiducia a chi crea occupazione e benessere, noi vogliamo accettare e vincere le grandi sfide produttive e tecnologiche dell'Europa e del mondo moderno. Noi vogliamo
lunedì 14 maggio 2012
SCALEA.. POVERA ....SCALEA....

domenica 13 maggio 2012
ARTICOLO 1

IL PRINCIPIO DEMOCRATICO E IL PRINCIPIO LAVORISTA
Art. 1 L’Italia è una repubblica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Con il referendum del 2 giugno 1946, il popolo italiano ha scelto la FORMA DI GOVERNO REPUBBLICANA, facendo cadere la Monarchia Sabauda.
I membri dell’assemblea costituente, intenzionati a lasciarsi alle spalle l’esperienza dello Stato autoritario fascista, hanno affermato LA CENTRALITA’ DELL’UOMO e del PRINCIPIO DEMOCRATICO, riconoscondo ad ogni individuo l’eguale diritto di prendere parte, in condizione di parità con gli altri, alla vita, politica, economica e sociale del Paese.
UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA
L’espressione “Repubblica democratica” indica una forma di Governo in cui, a differenza della Monarchia, tutte le cariche pubbliche, compresa quella del CAPO DELLO STATO, sono espressione –diretta o indiretta – del consenso DEL POPOLO che è L’ESCLUSIVO TITOLARE DELLA SOVRANITA’.
La Costituzione prevede due forme attraverso cui realizzare la partecipazione del Popolo al governo dello Stato:
LA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA, in cui il corpo elettorale – i cittadini maggiorenni e con diritto di voto – elegge i propri rappresentanti al PARLAMENTO e ai Consigli degli enti territoriali (Regioni, Provincie e Comuni)
LA DEMOCRAZIA DIRETTA, che consente un coinvolgimento più immediato dei cittadini nelle decisioni che riguardano tutta la collettività, come nel caso del REFERENDUM ABROGATIVO, tramite il quale gli elettori si pronuncia direttamente sull'eventuale abrogazione di una legge vigente o di una parte di essa.
UNA REPUBBLICA FONDATA SUL LAVORO
L’altro principio distintivo della nostra forma di Stato è quello LAVORISTA: il lavoro è il fondamento sociale della Repubblica, il VALORE basilare della VITA COLLETTIVA. Affermare che la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro SIGNIFICA CHE E’ COMPITO DELLO STATO perseguire una politica di PROMOZIONE E TUTELA DI OGNI ATTIVITA’ LAVORATIVA.
Il lavoro rappresenta, dunque, non solo un mezzo di affermazione del singolo e della sua personalità, ma anche uno strumento di progresso materiale e sociale, un diritto-dovere dell’individuo.
UNO STATO DI DIRITTO
L’ultimo comma dell’articolo 1 afferma che il popolo deve esercitare la sovranità, intesa quale POTERE SUPREMO DI GOVERNO, “nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Questa regola connota il nostro ordinamento come STATO DI DIRITTO, in cui sia i cittadini sia i pubblici poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario) sono sempre tenuti al rispetto della Costituzione, ai suoi principi e ai diritti inviolabili da essa sanciti.
continua la prossima settimana
venerdì 11 maggio 2012
LO SPORT NELLA STORIA DI SCALEA

mercoledì 9 maggio 2012
LA PUBBLICITA' SPACCA.....LE OPERE PUBBLICHE

All'anima del commercio...vien da dire......"Accatativ u vistit e fricativinn du pais"......
EFFETTO MONTI SU SCALEA

La redazione
domenica 6 maggio 2012
LA COSTITUZIONE ITALIANA II puntata

L’Italia è un repubblica democratica fondata sul lavoro.
E’ questa la prima affermazione, ideologica, politica e sociale sancita dall’articolo 1 della costituzione italiana che descrive la nostra forma di stato e di governo e che ogni cittadino è tenuto a scolpire nella sua mente.
Secondo tale principio è cittadino a pieno titolo:
“chi lavora” – e chi con la sua opera (materiale e intellettuale) contribuisce al progresso morale e materiale del Paese.
“gli anziani” – che hanno già dimostrato di aver adempiuto a tale dovere anche attraverso il versamento dei contributi accantonati durante la vita lavorativa
“i giovani” – potenziali lavoratori del domani, che devono essere messi in condizione, senza alcuna discriminazione, di progredire negli studi fino ai massimi livelli, anche con il contributo della Repubblica che deve garantirsi una futura classe dirigente di persone capaci e meritevoli, a prescindere dal loro ceto.
Un’ulteriore categoria d’individui, lavoratori parziali o non lavoratori, è costituita da coloro che beneficiano di privilegi economici derivanti da rendite (proprietà immobiliari, titoli di stato, azioni e obbligazioni societarie etc.) Costoro non partecipano, in parte o in toto, al lavoro in forma attiva e, per tanto, per il costituente, non rappresentano la categoria di cittadini ideali, anche se la costituzione colpisce le loro rendite con imposizioni fiscali progressive e proporzionali che finanziano le casse dello stato.
Il diritto-dovere al lavoro e alla massima occupazione è, inoltre, garantito dalle successive disposizioni costituzionali affiancate da altre norme dettate dal principio di solidarietà sociale che garantiscono l’assistenza pubblica agli inabili al lavoro che costituiscono le così dette categorie protette dello stato sociale.
Coloro che invece vivono di privilegi, non possono, in base al principio di uguaglianza, essere in nessun modo discriminati da un punto di vista giuridico, ma, in virtù del principio della supremazia del lavoro, vengono gravati dall’imposizione fiscale su quella parte dei loro redditi che supera di gran lunga i loro bisogni esistenziali.
Da una breve analisi demografica del nostro paese ne scaturisce un assioma che pur essendo ovvio, oggi non trova piena applicazione. La maggioranza dei cittadini vive prevalentemente del proprio lavoro (passato, presente e potenzialmente futuro); costoro, in quanto cittadini, con il loro diritto di voto libero e uguale dovrebbero eleggere rappresentanti e partiti che tutelino le istanze dei lavoratori per assicurare agli stessi un esistenza libera e dignitosa, nonché una retribuzione (pensione o borsa di studio) sufficiente ai bisogni e alle esigenze della loro vita.
Coloro che rappresentano i cittadini dovrebbero, tener nel massimo conto del principio della prevalenza del lavoro e impostare un programma politico che ridimensioni qualsiasi altro tipo di rendita.
I numeri, teoricamente, dovrebbero dare ragione ai cittadini lavoratori, e alle loro giuste esigenze che dovrebbero tradursi in leggi dello Stato: ma tale assurdo assioma nella realtà non regge, in quanto alcuni potentati economici, grazie anche alla distorsione dell’informazione attraverso i mezzi di comunicazione di massa, confondono le idee al popolo e impongono, in maniere surrettizia, false ideologie, a vantaggio dei poteri dominanti che, a livello nazionale e sopranazionale, governano il mondo.
Solo la lettura della costituzione, la riflessione sulla portata dei suoi principi e il conseguente libero e spassionato confronto di idee tra uomini liberi può costituire l’antidoto perché gli individui stessi conservino le loro qualità di esseri pensanti per orientare con il loro voto le più corrette scelte politiche.
Questi brevi appuntamenti sulla Costituzione, che pubblicheremo sul nostro blog, intendono far conoscere i principi costituzionali con l’augurio che, per il lettore, costituiscano le linee guida per la sua libera crescita politica, culturale e sociale.
Il lavoro come fondamento della comunità statale è uno degli aspetti più originali e significativi della nostra costituzione. Tutte le carte e le dichiarazioni Internazionali pur affermando “il diritto al lavoro”, “alla scelta libera dell’impiego” e “alle giuste condizioni di esso” non conferiscono alla primaria attività umana nessuna dimensione prioritaria o di “connotazione di sistema”.
Va, infine, segnalata la Dichiarazione de il Cairo dei diritti umani nell’Islam (5 agosto 1990) che, all’art. 1, nel ribadire il concetto che “tutti gli esseri umani sono soggetti a Dio” aggiunge che “ i suoi figli più amati sono coloro che si rendono più utili al resto dei sudditi”. In tal modo il legislatore islamico, andando oltre alla “connotazione di sistema” del nostro costituente ha conferito al lavoro, nella scala dei valori umani, la più alta sacralità, facendone addirittura motivo di esaltazione divina. (indice argomenti)
giovedì 3 maggio 2012
DEFAULT: SCALEA 2012?
