martedì 5 aprile 2022
martedì 29 marzo 2022
TASSE?
Tasse?
Siamo sicuri che la priorità in questo momento sia questa?
Io credo che chi ha il potere e le capacità si dovrebbe occupare di portare benessere e crescita in questi territori e non grattare "il fondo del barile" con sanzioni, tasse e autovelox pur di fare cassa.Sicuramente le regole sono fondamentali, senza di esse non potremmo convivere...
Prima però forse sarebbe giusto riconquistare
la fiducia dei cittadini. Quindi, perché non iniziare la primavera con un
report? Cioè con una lista delle attività svolte finora e dei progetti
intrapresi per far crescere l'economia locale dall’insediamento ad oggi? Ad
esempio a che punto siamo con l'aeroporto? (Il volano che tutti durante
l'elezione hanno utilizzato?)
Qui insomma stiamo chiedendo una
sorta di resoconto per comunicare ai cittadini che gli amministratori ed i loro
uffici comunali non si occupano solo di bollettini e di riscossione tributi ma
che si stanno impegnando ad ottenere fondi e aiuti dalla comunità europea per
progetti di sviluppo e crescita, oppure di programmi turistici per attrarre
vacanzieri sempre più numerosi durante tutto l'anno, di progetti di fonti
rinnovabili, di piani di ristrutturazione del centro storico, ecc. Insomma
poter dire che tutto sta funzionando
per il meglio, cioè che si sta facendo il possibile per il bene della comunità.
Un documento necessario per placare la rabbia ed
il rancore che sentono allo stomaco molti commercianti in questo periodo per
via della grande crisi che stiamo affrontando, non solo per via della pandemia,
ma anche a causa della guerra in Ucraina. Basterebbe pubblicare lo stato del luogo per far rassicurare parecchi
nostri lettori. Ad esempio: da quando la nuova amministrazione si è insediata le
cose stanno così: lavori in corso, entrate, uscite, ecc. Queste sono le cose
che abbiamo fatto e queste quelle che speriamo di fare nel prossimo anno.
Invece nulla, solo ordinaria amministrazione.
Eppure leggiamo ogni giorno di fondi europei
destinati al sud che per mancanza di idee e di incapacità degli enti vengono
puntualmente mandati indietro. Ma di chi è la responsabilità? Negli ultimi
vent'anni quanti treni ha perso la nostra cittadina? Quante occasioni sono
andate perdute? Forse anziché pagare le tasse gli abitanti di Scalea dovrebbero
chiedere un risarcimento ai suoi amministratori a tutti i livelli per le
responsabilità della stagnazione di questo territorio. Infatti siamo fermi agli
anni 80, questo non per via degli abitanti ma per colpa di coloro che potevano
fare e non hanno fatto, di coloro che dovevano vigilare ed invece si sono
girati dall'altra parte. Un mio caro
amico mi diceva sempre anche chi fa il palo è colpevole come chi deruba.
Pertanto io suggerisco quantomeno un momento di
confronto con tutte le parti in causa: gli uffici, i politici, i commercianti per
valutare insieme una programmazione di lungo periodo sul dove prendere le
risorse e come sfruttarle per il bene comune.
Antonio Amaro
mercoledì 23 marzo 2022
martedì 22 marzo 2022
AD UN CERTO PUNTO TI DEVI SCHIERARE
Solitamente non ammiro molto la cultura americana, al momento però la considero il male minore.
Oggi, mentre andavo a spasso con
il mio cagnolino, ho incontrato casualmente un collega che non vedevo da un
paio d’anni. Mi ha detto subito che non usciva da un bel po’ di tempo per varie
ragioni: il covid, il greenpass, i vaccini, la crisi, il freddo, l’ignoranza
dei suoi amici, ecc. Sosteneva di aver capito di essere antisociale e di non
credere a nulla di tutto ciò che dice la tv. Aveva concluso, quindi, che la cosa
migliore per lui era starsene da solo. Ad un certo punto abbiamo parlato della
guerra in Ucraina ed era fermamente convinto che le immagini che vediamo in tv
in questi giorni non sono vere e che le scene di guerra e di distruzione erano
state prese da un videogioco! Un anticonformista all’ennesima potenza, ho
pensato.
A quel punto ci siamo detti un
sacco di cose, e questa è la sintesi:
Siamo tutti d’accordo che la
verità non è mai semplice da individuare, che forse ne esiste più di una, ma
andiamo per gradi e ragioniamo.
La questione principale è quella
di ammettere che la società ideale per il momento non esiste. Tuttalpiù possiamo
scegliere quale di quelle attuali sia la meno ingiusta. Cioè quale società e quale
stile di vita vogliamo scegliere?
Siamo tutti d’accordo che la
cultura occidentale è ipocrita, cioè predica bene e razzola male, ma al momento
bisogna accontentarsi. Sicuramente sarebbe bellissimo vivere in un sistema
perfetto, idilliaco, senza ingiustizie e violenze, ma è effettivamente
possibile?
Durante la storia dell’umanità sono
stati molti i tentativi di creare la società perfetta, a cominciare dai
filosofi greci, passando per gli utopisti come Campanella, fino ai guru e
pseudo-santoni americani degli anni settanta con le comunità pacifiste di
cittadini contadini. Poi però si sono conclusi negativamente con suicidi di
massa e modelli di vita simili a quelli dei lager nazisti.
Dunque, anche se ci sono cose che
non vanno nelle nostre democrazie, almeno non viviamo nella miseria e nelle
privazioni. Le nostre case sono calde, le città tutto sommato sono pulite e la
gente non si ammazza ogni momento. Mi guardo intorno e vedo solo povertà,
arretratezza, miseria e guerra, oltre a quella occidentale quale altra cultura
garantisce tutto questo benessere? Pur ammettendolo: è soltanto benessere
materiale!
Sarà la propaganda, cioè la
cultura dominante sui nostri media e per le nostre strade, sarà proprio la
mentalità di noi occidentali, di adulatori del denaro e del progresso, ma se mi
chiedessero di scegliere con chi vorrei stare gli risponderei che ad oggi non
vedo altri sistemi migliori di questo, cioè quello capitalistico, democratico e
parlamentare. Malgrado i danni causati da questo stile di vita, come:
inquinamento, diseguaglianze sociali, sperpero delle risorse, sfruttamento
della natura, ingiustizie, ecc. resta senza dubbio il meno rigido ed il più
liberale sistema sociale. Anche se ancora sono molti gli obiettivi e leggi che
sono vere solo sulla carta, pensiamo ai diritti costituzionali come: lavoro, casa,
sanità, istruzione, giustizia, sicurezza, ecc. Tutte cose che tardano a
verificarsi a pieno e che per ora sono solo a malapena abbozzate. Oppure come
alcuni programmi della comunità europea scritti negli anni 60, ad esempio l’obiettivo
di dover parlare un’unica lingua ed adottare comportamenti ad impatto zero sull’ambiente
che sono per la maggior parte ancora in fase embrionale e lontanissimi dalla
loro concretizzazione.
Le nostre osservazioni (stavamo
davvero discutendo animatamente dell’attuale condizione del genere umano) spaziavano
in tutte le direzioni: pensiamo all’arretratezza del terzo modo ad esempio. Dai
non scherziamo, chi sceglierebbe di far crescere i suoi nipoti in altri paesi
che non siano quelli occidentali? Vogliamo parlare dei paesi arabi? Oppure
dell’India? Di alcune regioni dell’Asia? Non dico che tutti i paesi al di fuori
da quelli occidentali siano peggio oppure da scartare a prescindere, ma che sicuramente
la percentuale di benestanti tra le due culture è sicuramente maggiore in
quella occidentale e quindi è la società meno peggio in cui vivere.
Ma ci pensate in Afghanistan? In
Africa? In Amazzonia?!
Saranno sicuramente posti
incantevoli con la natura più bella e rigogliosa dell’intero pianeta, ma dove
lo trovi un luogo di svago e di cultura nelle società povere e governate da
dittatori? Luoghi dove l’anima prova ad essere creativa, dove si può godere la
pace e realizzare se stessi, quanto meno sul piano lavorativo? Cioè soltanto dove
c’è libertà, nei paesi di cultura occidentale! Bisogna essere chiari su questo!
A quel punto, il mio amico, da
buon seguace del complotto in ogni dove, mi ha risposto: sei proprio sicuro che
le tue scelte siano il frutto delle tue voglie? Cioè che le tue decisioni non
siamo il risultato delle varie influenze e condizionamenti sociali che le lobby
del potere “hanno installato nel tuo cervello” per i loro interessi? E quindi che
tu credi di scegliere, ma in realtà sei soltanto un burattino nelle mani delle
multinazionali!?!? Proprio come nella serie tv mr. Robot?! (e forse un pochino
aveva pure ragione)
Ed io dal canto mio gli ho
risposto che in ogni caso siamo il frutto dei condizionamenti esterni,
qualunque sia la forma di sistema sociale in cui viviamo. Proprio come gli
abitanti di Kabul che credono che il miglior sistema sia quello integralista e
conservatore, per via del fatto che il governo non gli permette di vedere
altro. Ma questo non significa che sia il sistema migliore. Poi, gli ho anche
detto come mai in occidente, vista la libertà che c’è, chi sceglie di vivere in
maniera “talebana” è solo una piccolissima parte della società ed il resto
preferisce studiare e imparare sempre cose nuove? Chi nel nostro paese si metterebbe
il burka per sua scelta? Credo soltanto il 2% della gente, cioè qualche
fanatico, qualche artista e qualche ribelle di natura.
Pertanto al momento non vedo
nessuna altra strada se non quella della democrazia parlamentare. Cioè l’unione
di uomini che insieme scrivono e attuano determinati leggi per il bene comune.
Pensandoci adesso a mente fredda,
a questo mio amico, gli avrei anche potuto dire che ho letto sul web di uno
scienziato, un matematico che è morto pochi anni fa. Un certo: Jacque Fresco, americano
vissuto in Florida il quale insieme alla compagna per tutta la vita hanno
provato a convincere le persone ed i governi che un altro sistema sociale è
possibile. Questo loro progetto lo hanno chiamato “The Venus Project”. Una sorta di città del sole dove le
persone vivono sfruttando le risorse della terra grazie alle macchine ed alla
tecnologia. Dove tutti hanno ciò che gli serve. Una società dove non esistono i soldi e dove le persone
contribuiscono alla produzione ed alla distribuzione delle risorse in modo
gratuito e volontario per il bene della comunità. Per gli approfondimenti
lascio il link in fondo.
Certamente il discorso è molto
più complicato di questo. Ma come ormai noi occidentali sappiamo non si vive di
solo pane. Quindi oltre ad un cappotto, la pancia piena ed un tetto sulla testa
abbiamo bisogno di ben altro.
Quello che voglio dire è che al
momento siamo in una situazione dove tutti i governi si stanno rendendo conto
che questo stile di vita non è più sostenibile ma che per cambiare rotta ci
vogliono degli anni e che non possiamo di colpo abbandonare tutti i nostri
privilegi. Pertanto seguire le teorie dei complotti senza prendere veramente
posizione equivale ad accettare passivamente ciò che ci circonda proprio come è
nella cultura occidentale da sempre.
A quel punto si era fatto
mezzogiorno, ci siamo salutati e gli ho detto che mi aveva fatto piacere
chiacchierare con lui.
Ritornando a casa pensavo:
speriamo che almeno ci possa servire da lezione “la guerra di Putin” e che da
domani, a causa del dolore, dei morti e della povertà viste in questi giorni, ci
rispettiamo tutti di più e ci trattiamo come dei veri fratelli,
indipendentemente da ogni cosa.
A. Amaro
lunedì 14 marzo 2022
COME FARE SOLDI
Esiste a Scalea un piano energetico green?
I pannelli solari di quartiere potrebbero essere una valida idea.
Ormai sono tanti i comuni che hanno progetti di impianto energetico di
quartiere in essere. Ve ne sono alcuni in Germania, altri in Austria e qualcuno
nel nord Italia, tutti in paesi non molto soleggiati. Nonostante ciò riescono
comunque ad ottenere dei buoni risultati, arrivando a risparmiare fino al 30%
su base annua sulle bollette dell’energia elettrica.
Pensate cosa si potrebbe ricavare
qui a Scalea, dove splende il sole per 360 giorni all’anno.
Mia nonna diceva: ogni risparmio è un gran guadagno.
Significa che se riuscissimo ad economizzare i costi dell’energia elettrica, a
fine anno ogni famiglia riuscirebbe a risparmiare un bel po’ di quattrini.
Pensiamo a quanto incide il costo delle bollette sul bilancio familiare di
ognuno di noi.
Sono soldi che potrebbero essere spesi in altri investimenti per far
crescere ancora di più la nostra comunità. Gli esempi sarebbero davvero tanti, ad
esempio la creazione di orti sociali per produrre cibo sano e a basso costo. L’importante
è sapere che si può risparmiare senza investire un euro ed inquinando di meno!
Infatti per la realizzazione di
questo impianto (vi lascio a piè di pagina tutti i link con i vari esempi), il municipio non dovrebbe investire nulla in
quanto ci sono tutta una serie di leggi e bandi della Comunità Europea per la
conversione e la transizione ecologica dei sistemi produttivi ed energetici
delle città. Quindi ne deriverebbe non solo un taglio drastico dei costi della
corrente per i cittadini, ma anche una possibilità di lavoro e di occupazione
per la costruzione dell’impianto. Anche se venissero delle ditte specializzate
da fuori città, la manovalanza e l’indotto si concretizzerebbero qui sul posto
in tante occasioni di lavoro.
Inoltre questo progetto ci
farebbe entrare in un circuito di comuni
virtuosi e green così da farci molta pubblicità ed attrarre nuovi turisti e,
perché no, nuovi residenti. Immaginate se il comune di Scalea si presentasse
all’esterno con un progetto del genere, cioè centrali elettriche green di quartiere e quindi non inquinanti?
Sarebbe come dire: “Scalea è la Copenaghen del sud”. Insomma una grandissima
pubblicità e finalmente una cleaning reputation, dopo i vari titoloni relativi
agli “scioglimenti per mafia”.
Perché un impianto di quartiere e
non tanti singoli? Semplice: “l’unione fa la forza”! Si, anche in questo caso
meglio essere in tanti e parlare con una voce sola. Dopo tutto i comuni servono
a questo: aiutare i cittadini nella gestione e la soddisfazione dei propri
bisogni.
Ci pensate? Niente garanzie personali, niente raccomandazioni, niente bustarelle, niente figli e figliastri. Semplicemente si mettono a disposizione gli spazi privati per installare pannelli solari che accumulano corrente nelle batterie del quartiere e ognuno usa la corrente di cui ha bisogno, pagandola davvero una bazzecola. Naturalmente si dovrebbe creare una società partecipata e con essa gestire sia i permessi che la burocrazia del progetto. Oltre i tetti dei palazzi si potrebbero sfruttare i parcheggi pubblici (creare delle pergole fotovoltaiche sul lungomare e nelle piazze principali) ed eventualmente dei gazebo, sia per le fermate degli autobus che per le aree gioco, e i giardinetti pubblici. Insomma, dal momento che abbiamo questa grandissima risorsa che è il sole e che ci sono i fondi europei per la transizione ecologica, non possiamo perdere questa occasione.
Insomma, più comunità meno società!
p.s.
Naturalmente l’utilizzo della
corrente dovrà avvenire con buon senso e senza sprechi, come in una famiglia.
La filosofia del quartiere come unico ente potrebbe essere adottata anche per
altri cento bisogni collettivi che magari potremmo affrontare in altri
articoli, come: la compostiera di quartiere, il wifi gratuito di zona, l’agro-fotovoltaico,
l’idroponica sociale, ecc.
Alcuni esempi di comunità
energetiche in ITALIA:
https://www.atesparma.it/2021/08/31/comunita-energetiche-alcuni-esempi-italiani/
Progetto svizzera:
https://www.youtube.com/watch?v=QPKa-hm16Nk
(VIDEO)
La filosofia del quartiere sociale, USA:
eco-quartieri intelligenti, eu:
https://cordis.europa.eu/article/id/198834-smart-neighbourhoods-exchange-energy/it
Piccolo esempio anche a Caserta: https://www.corrierecomunicazioni.it/digital-economy/cossmic-a-caserta-prove-di-smart-energy-per-l-europa/
L’auto-consumo collettivo: https://www.valorecommunity.it/blog/cosa-significa-autoconsumo-collettivo/
Comunità energetica, come funziona: https://www.eon-energia.com/magazine/energia-business/le-comunita-energetiche-dallautoconsumo-1-a-1-allautoconsumo-1-a-molti.html
di A. AMARO
mercoledì 2 marzo 2022
QUESTIONE DI PUTIN DI VISTA
"Addio sogno americano"
Marcia per la pace in Ucraina - SCALEA |
Si comincia a parlare di guerra atomica, di terza guerra mondiale. Gli Stati Uniti, la Nato e quindi anche l’Europa tutta, condannano l’attacco sovietico.
Le primissime contromisure da parte dell’occidente sono state quelle di “isolare la Russia”, tagliando tutte le comunicazioni, precludendogli scambi di ogni genere, sia economici che diplomatici. L’ex unione sovietica dal canto suo non si arresta, continua ad attaccare le più grandi città dell’Ucraina con un’inarrestabile e tragica avanzata. I morti sono già migliaia e infatti il conflitto silenziosamente durava già otto anni nei confini ucraini. La guerra al momento si combatte via terra con carri armati e missili.
Ieri il presidente Zelensky si è collegato da Kiev in videoconferenza con il Parlamento europeo in seduta plenaria a Bruxelles. Ha detto che l’Ucraina non si arrende e che combatterà fino alla fine per proteggere la sua terra, ma anche per difendere gli ideali europei di libertà e fratellanza. La presidente del parlamento europeo Metsola ha detto che il popolo ucraino non sarà abbandonato e che l’invasione russa è un abominio. Inoltre ha garantito che i paesi occidentali insieme faranno fronte comune per garantire all’Ucraina il loro diritto all’indipendenza ed alla pace.
Questi sono fatti surreali, sembra di vivere in un romanzo di Kafka.
Da un paio di giorni iniziano a circolare voci che lo stato mentale di Putin sia compromesso e che insomma il suo cervello non ragioni più soprattutto dopo aver visto che la guerra, anziché dividere l’occidente ha unito ancor di più la società civile sotto un’unica voce. L’intelligence americana sostiene che si possa trattare di una vera e propria malattia mentale, di follia pura. “Si parla di guerra atomica”.
Ma cosa vuole Putin? La “fanta-geopolitica” ipotizza che i russi insieme alla Cina vogliano ridimenzionare lo strapotere degli USA e quindi prendere il comando dell’intero pianeta, sia in termini economici che politici. Qui si parla addirittura di conquiste spaziali, di accaparrarsi le stelle!!!
di A. Amaro
venerdì 28 agosto 2020
ELEZIONI, DEMOCRAZIA E.. CONSENSUM
A Scalea è ormai tempo di elezioni.
Tre le liste in lizza per guidare il nostro "malconcio" Comune.
La prima novità è proprio l'esiguo numero delle compagini che sono riuscite a proporsi con sedici candidati ciascuna, oltre il capolista. Nell'ultima tornata elettorale, quella del 2016, ve ne furono ben sei.
Un frazionamento eccessivo che finì per avvantaggiare i soliti potentati nostrani e a frazionare quella parte di
"consenso libero" che non si ritrova in certe logiche fatte di clientele e parentele varie, già molto ridotto dall'astensionismo.
L'altra novità è rappresentata dalla mancanza, almeno formalmente, di "nomi eccellenti" che per decenni hanno monopolizzato la composizione sia dei civici consessi che delle maggioranze, eccezion fatta per l'ex Sindaco Mario Russo, il quale seppur rimasto fuori come candidato, ha comunque concorso alle "nomine" nella lista "Per Scalea". Quindi si prospetta un Consiglio comunale "apparentemente" nuovo.
Tuttavia le logiche che hanno caratterizzato la formazione/composizione/completamento delle varie liste, bisogna essere onesti, ricalcano ancora una volta quelle di sempre, scevre dalla meritocrazia, con la più classica conta dei voti e delle famiglie, le promesse, le spartizioni, le nomine anziché le scelte, gli accordi sottobanco sui futuri ruoli apicali da tenere nella futura amministrazione. Insomma alla "vecchia" politica sembra essersi sostituita la "nuova vecchia" politica.
D'altrocanto per formare una lista competitiva, dal punto di vista dei numeri, "dicono gli esperti", qualche pizzico sulla pancia te lo devi dare.
Ciascuna lista propone la propria ricetta, salvo poi doversi valutare in concreto la relativa fattibilità e la volontà /capacità di perseguire i programmi presentati. Scalea merita un'amministrazione fattiva nel segno dell'imparzialità e del benessere generale.
Da questo quadro complessivo sono rimaste volutamente estranee le forze presenti in seno al "Consensum", non l'ennesima compagine politica ma semplicemente un tavolo permanente di confronto, inizialmentes tra appartenenti a vari gruppi politici identitari, tra cui W Scalea, alcuni attuali rappresentanti del primo meetup 5 stelle Scalea e qualche fuoriuscito da MEC (Municipalità & Cittadinanza). In considerazione delle limitazioni dettate dal periodo storico, nonché i tempi stretti per la presentazione delle liste, si era avviata una interlocuzione per verificare la sussistenza delle condizioni finalizzate ad unire forze disgregate e sintetizzare una squadra competitiva, in grado eventualmente di poter vincere e governare, nel rispetto delle affinità e dei principi tra le compagini sedute al tavolo. Memori degli errori delle scorse elezioni, si è tentato un approccio volto ad unire anziché disgregare, senza voler imporre ma neanche "farsi imporre" figure di Sindaco senza una scelta di merito, partendo alla pari tra i vari gruppi.
Ma al di fuori di questo tavolo, molti hanno dimostrato di avere in mente un solo preponderante assillo. Chi sarà il capolista?! E così, in tali contesti, discussi possibili strumenti di scelta democratica e analisi di merito, gli sparuti gruppi, il più delle volte arroccati su convinzioni personali dell'aspirante Sindaco di turno o alla ricerca del cavallo vincente, finivano per defilarsi probabilmente in cerca di lidi più accomodanti. Le minoranze che vogliono sovvertire regole democratiche senza neanche mettersi in discussione.
Questo è accaduto. Abbiamo avuto anche varie proposte da tutte le liste oggi schierate, ovvero la possibilità di unire singoli pezzi fuoriusciti dalle varie compagini sfumate nelle ultime ore. Non abbiamo ceduto alle lusinghe di qualche autoreferenziale capolista collocatosi in una illogica (e ingiustificata) condizione di superiorità.
Alcuni di questi non sono poi riusciti a formare la loro lista "personale", altri non hanno trovato un qualche spazio all'ultimo minuto. Qualcun'altro c'è riuscito ma solo per il rotto della cuffia.
Fatta questa premessa vogliamo ripartire da ciò che non ci è piaciuto, consci che oggi può avviarsi un progetto politico nuovo dal quale creare una solida base di confronto sulle idee, sugli ideali e sui progetti, sui contenuti, trasversale e territoriale, aperto a chi vuole rispettare le regole della democrazia e non si spaventa di essa, a chi non vuole imporre, a chi non si sente deus ex machina. Un tavolo di confronto aperto, nel quale non è il capolista la priorità ma la formazione di una vasta base che infine lo sceglierà al suo interno, in modo democratico e meritocratico. Questo vuole essere Consensum.
Gli aderenti al Consensum
mercoledì 10 ottobre 2018
LETTERE ospitalità diffusa "il nibbio"
Che si ricorda più di un panorama, più di uno scorcio, più di un monumento, più di un museo o altro. Supera persino il cibo che il più delle volte è quello che resta più impresso e che ti fa venire la voglia di ritornare in un posto.
Morano Calabro, come nasce l'ospitalità diffusa
In occasione della mia visita al Castello di Morano Calabro durante l'escursione del cammino a passo lento organizzato da Francesca, blogger di Viaggi del Milione, ho incontrato Nicola Bloise, un ingegnere civile, che mi ha lasciato letteralmente a bocca aperta quando ha incominciato a raccontare la sua storia.
Circa 20 anni fa, Nicola si licenzia dalla Società Anas, dove svolgeva il suo lavoro da ingegnere.
Nella sua mente si era generata un'idea da cui ripartire. Un progetto basato su un modello sostenibile da applicare nella sua città natale, appunto Morano Calabro.
Ascolto con interesse Nicola, la sua non è una storia comune.
Mentre continua a raccontare mi colpisce una frase che, in quel momento, mi lascia ancora più perplessa sulla sua lucidità.
"Il mio desiderio era salvare il mondo, ero consapevole che da solo non potevo farcela, forse mi prenderete per pazzo, ma ero convinto che dovevo fare qualcosa. Volevo e potevo dare un segnale agli altri e così mi sono detto: perché non cominciare da casa mia?"
Ecco, mi dico, ho davanti a me un visionario! Uno che lascia un posto fisso da ingegnere nell'Anas è proprio un matto.
Open your mind.
Comincia ad acquistare le case abbandonate da decenni del Rione Castello di Morano Calabro e le ristruttura recuperando materiali in disuso e abbandonati, coinvolgendo i maestri artigiani che avevano abbandonato il loro mestiere.
Il Rifugio del Viandante, La Casa dell'Artista, la Soffitta dei Ricordi, La Torretta del Poeta sono alcuni nomi che ha dato alle case ed ognuna di loro è la ricostruzione perfetta che richiama il tema.
Da sognatrice quale sono, è inutile dire quanto mi sia innamorata di questo posto incantevole.
Giro tra le viuzze del borgo medievale percependo una sensazione di leggerezza che mai avevo provato.
Se pensi che le case acquistate siano servite solo per offrire una ospitalità diffusa, quindi per puro scopo speculativo, sei sulla strada sbagliata.
In alcune di esse Nicola concepisce il Museo Naturalistico Il Nibbio di Morano Calabro
anche questo diffuso, cioè non si trova in un unico immobile ma è - diciamo così - itinerante.
Il museo è diviso tra vari immobili ognuno con un tema diverso.
La sezione mammologica è dedicata ai grandi mammiferi distribuiti in tre grandi diorami, in scala reale.
I diorami sono delle vetrine nelle quali elementi appartenenti al regno vegetale e al regno animale sono presentati in una ricostruzione dell'ambiente naturale.
Non è molto facile spiegare l'attività e il pensiero di Nicola. Credo sia indispensabile essere sul posto in sua compagnia, magari seduto ad un tavolino sulla terrazza che ha ricavato tra le case, mentre gusti le sue specialità e ascolti rapito il suo racconto.
venerdì 20 gennaio 2017
Jose' PEPE Mujica a Ferrara
Moltissimi giovani ad ascoltare Pepe Mujica, personaggio di rilievo internazionale che con i suoi 80 anni vissuti intensamente sa raggiungere i cuori, senza troppi fronzoli. “Mi sento come i Rolling Stones – ha detto Pepe dopo il caloroso saluto iniziale rivolto a tutti, anche a quelli rimasti fuori – sono vecchio ma attraggo molti giovani.”
Carismatico, diretto, colto, Mujica ha parlato anche attraverso i gesti ed i suoi occhi, vivaci e scuri, che trasmettevano calma e nello stesso tempo lasciavano trasparire il fuoco che gli brucia dentro: l’insofferenza verso le ingiustizie sociali e le differenze di classe.
L’ex Presidente dell’Uruguay è stato l’unico politico al mondo che ha saputo rinunciare al superfluo, nel totale rispetto della povera gente. E non a parole, con i fatti. Ha rinunciato a 90% del suo stipendio ed è rimasto a vivere nella sua fattoria con la moglie, anziché trasferirsi nel prestigioso Palazzo nel centro di Montevideo. I veri poveri, sostiene giustamente Mujica, sono quelli che non si accontentano mai, che lavorano affannosamente per mantenere un certo stile di vita, per accumulare beni e ricchezza.
Uno dei problemi del mondo in cui viviamo, ribadisce, è il gigantesco fenomeno della concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi.
La società capitalista ha generato la spirale produzioni/consumi, facendo nascere una moltitudine di prodotti assolutamente superflui. Ovviamente scatta poi un’operazione di propaganda occulta per indurci a comprare; è un qualcosa che ci domina in maniera soft. Questo è il consumismo. E’ molto importante sapere chi siamo, cosa abbiamo dentro al nostro “Hard disk”, cosa riceviamo dall’esterno, dall’arte e dalla storia.
Non commettete l’errore della mia generazione – ha aggiunto Pepe Mujica – noi siamo stati ingenui. Abbiamo sottovalutato la cultura. Dalla battaglia culturale si valuta la forza di un sistema. Dobbiamo lottare per cambiare questo mondo. E si comincia cambiando noi stessi. Dobbiamo cercare di non farci influenzare dalla dittatura anche se blanda e subdola del mercato. Possiamo vivere bene lo stesso, anche se non compriamo una maglia con il marchio del coccodrillo; non dobbiamo farci derubare, perché non la compriamo con il denaro ma con il tempo che abbiamo speso/impiegato per procurarci il denaro stesso.
Dobbiamo lottare per il tempo libero, perché dobbiamo avere il tempo di coltivare gli affetti, le uniche cose che ci danno la felicità. L’uomo è un animale sociale, abbiamo bisogno delle azioni umane, non si può vivere da soli, dobbiamo trovare il tempo per i nostri figli, per non cadere nel paradosso del non vogliamo manchi loro qualcosa e poi manchiamo proprio noi. Dobbiamo lottare per questo. Anche se i conti del passato si pagano sempre, dobbiamo saperci rialzare e ricominciare.
L’economia ha fatto un enorme errore quando si è separata dalla filosofia e dall’etica.
Ci ritroviamo con il numero di suicidi che supera quello delle vittime per omicidio; l’unico animale che si suicida è l’uomo e questo è innaturale.
La felicità si consegue con poche cose.
martedì 20 dicembre 2016
COMUNE VIRTUOSO 2016
“Progetti ambiziosi, molto concreti, a volte sorprendenti”, osserva l’associazione Comuni Virtuosi. “Confermata la tendenza dello scorso anno nella buona partecipazione di alcune città capoluogo di provincia: Belluno, Parma, Cesena, Trento, Treviso. Come nel 2015 città di medie dimensioni si mettono in gioco rispetto a temi storicamente appannaggio dei piccoli centri di provincia”.
La cerimonia di consegna del premio è avvenuta ieri sabato 17 dicembre a Parma. Enorme la soddisfazione della sindaca Piera Moro che con orgoglio afferma: “il premio nazionale è stato vinto dai 9.600 abitanti del Comune di Marano. L’amministrazione ha semplicemente messo insieme i frutti venuti dalla partecipazione e dalla sensibilità della cittadinanza”. L’innovazione, la trasversabilità, la concretezza e la ripetibilità del “modello maranese” sono tra le motivazioni che hanno fatto scegliere all’associazione Comuni Virtuosi, primo fra tutti, il Comune dell’altovicentino: “Un modello efficacissimo di quanto sia possibile, attraverso scelte fatte con fantasia, coraggio e competenza, un futuro sostenibile per il territorio”.
“I progetti che si stanno realizzando nel nostro Comune e che abbiamo raccontato nel report presentato all’associazione Comuni Virtuosi non vogliono essere fini a se stessi: c’è un filo rosso che li unisce tra di loro e, soprattutto, crea un legame con tutta la comunità – commenta il sindaco di Marano Vicentino -. Stiamo lavorando nel concreto per prenderci cura della sostenibilità del territorio, privilegiando interventi partecipativi che riducano lo spreco di suolo, valorizzino le aree verdi, il riciclo e riutilizzo delle materie prime e l’uso dell’energia solare.
Ma c’è un’altra forma di energia che è quella della comunità: particelle messe in movimento dall’impegno di ciascun cittadino, la cui forza si libera stando insieme. In questo senso, Marano sta costruendo una comunità dove i cittadini possano dire la loro e creare azioni comuni per il territorio”. Tra i progetti in corso che hanno portato Marano alla vittoria del premio nazionale ci sono l’attenzione a non consumare suolo agricolo, che ha portato al recupero di 15mila metri quadri di superficie; la valorizzazione degli “usi civici” su 6 ettari di terra, attraverso un apposito “Disciplinare per l’utilizzo delle terre di uso civico” con l’agricoltura biologica, gli orti urbani e le produzioni tipiche, come il rinomato mais Marano; la messa a dimora di 1.000 nuovi alberi, per la creazione di un “bosco di pianura” all’interno del più ampio progetto di parco agricolo dell’altovicentino.
In materia di energia, è nata una rete partecipata di monitoraggio e controllo delle emissioni elettromagnetiche e dell’inquinamento luminoso, e i cittadini sono stati coinvolti nella pianificazione energetica territoriale; da quattro mesi è in vigore il “Piano d’azione per l’energia sostenibile” (Paes), per ridurre entro il 2020 del 20% le emissioni di Co2 rispetto al 2010.
La raccolta differenziata è un altro dei punti di forza di questa vocazione alla sostenibilità ambientale: grazie alla nuova modalità di raccolta differenziata – porta a porta e con la tariffa puntuale dei rifiuti -, Marano è l’unico comune dell’altovicentino che ha raggiunto il 76,5% di raccolta differenziata, obiettivo che la Regione Veneto si è posta di raggiungere entro il 2020. Con l’iniziativa “Segugio fiuta rifiuti”, inoltre, si è creata una rete di bambini che, nella loro quotidianità, sono dei controllori della pulizia dell’ambiente. Sulla mobilità leggera, il pedibus accompagna un centinaio di bambini a scuola con 4 linee lunghe circa 1,2 km; si sta promuovendo la mobilità ciclabile e l’interscambio tra diversi mezzi, come la bici e il treno; e da poco è stata consegnata un’auto elettrica al servizio del settore sociale. E poi la cultura, con il progetto del “teatro in casa”, la rassegna di teatro civile a ingresso gratuito, o il festival “Panis Marano” e altre numerose occasioni che durante tutto l’anno puntano a ricostruire legami di vicinanza e far avvicinare le persone in una comunità solidale e conviviale.
Il progetto presentato dal Comune di Marano per il premio Comuni Virtuosi è disponibile sul sito dell’associazione